Davanti a più di 30.000 inferociti tifosi portoghesi, la Lazio di Maurizio Sarri, giovedì scorso, ha dimostrato di avere la personalità per meritarsi il passaggio del turno. O quantomeno per sudarselo fino all’ultimo secondo della partita dell’Olimpico.
Con la nuova formula del conteggio totale dei gol tra andata e ritorno – e quindi l’esclusione della precedente regola dei gol in trasferta – l’ipotesi supplementari, come ha ricordato il mister toscano, assume contorni più definiti rispetto alle precedenti edizioni. Occhio quindi al fattore fisico.
La Lazio – che già all’andata non aveva i favori del pronostico – si ritroverà ad ospitare il Porto con assenze pesantissime.
Dilemma Immobile
Ammesso e non concesso il recupero di Acerbi, in assenza del quale la Lazio negli ultimi due mesi ha concesso appena un gol in cinque partite di campionato con quattro clean-sheet all’attivo, molto del passaggio del turno dipenderà dal recupero di Ciro Immobile.
L’attaccante biancoceleste, che anche quest’anno si sta confermando il miglior bomber del campionato di Serie A, è anche il miglior marcatore della Lazio in Europa League. In una partita già difficilissima con i titolari, la sua assenza – da aggiungere a quelle di Lazzari, Pedro, Zaccagni (per squalifica) – rischia di essere fatale per il destino della Lazio.
Jovane Cabral, entrato a partita in corso sia col Porto che con l’Udinese, ha dato buone risposte a mister Sarri, ma è evidente che – per preparazione fisica, tecnica e tattica, nonché di esperienza – la presenza o l’assenza di Immobile contro la squadra allenata da Conceicao riduce o allarga il divario nel pronostico degli ottavi.
Eppure, già all’andata Immobile era stato costretto al forfait. Che Lazio era stata? Partita bene, e in gol con Zaccagni dopo 23’, la formazione allenata da Sarri era andata calando verso la fine del primo tempo, prendendo un gol taglia-gambe quasi allo scadere di Toni Martinez. Il quale nella ripresa – giocata alla grande dal Porto – aveva poi trovato la zampata vincente al 49’. Confermando così una tendenza inquietante e irrisolvibile per la formazione biancoceleste quest’anno: prendere i gol quasi sempre nei primi 15 o negli ultimi 15 minuti di gioco.
I motivi per sperare
Alcuni numeri, diremmo incoraggianti, possono però far sorridere i tifosi della Lazio in vista del ritorno (comunque difficilissimo e, a seconda dell’assenza o meno di certi interpreti, addirittura proibitivo). Partiamo dal dato sul possesso palla, che ha visto la Lazio in vantaggio sui portoghesi (55% vs 45%) e in controllo della sfida per almeno i primi 40’.
Farlo a Oporto, con assenze di un certo tipo, non è affatto scontato. Meglio ancora, questo possesso palla è stato caratterizzato da un ammirevole precisione a livello tecnico, una pulizia di palla che forse non si era mai vista quest’anno in Europa. Su 618 passaggi totali, 538 la squadra di Sarri li ha mandati a buon fine (87% di precisione).
Il Porto è sotto di qualche punto (84%). Ma anche la statistica sui tiri è indicativa. Addirittura 21 da parte del Porto, ma appena 4 nello specchio (2 gol, cioè una percentuale del 50% dei tiri totali nello specchio conclusi in rete; bravo e fortunato, questo Martinez). Nella Lazio 7 tiri, di cui 2 nello specchio (stessa percentuale della squadra portoghese in fase realizzativa). È stato un risultato giusto? Sì. La Lazio potrebbe ribaltarlo nella partita di ritorno? Difficile.
Anche ammettendo una presenza di Immobile, che non sarebbe però al 100%, anzi, la Lazio dovrà affidarsi principalmente alla classe straripante del vice capitano Sergej Milinkovic-Savic.
Il serbo sta giocando un calcio di livello superiore. Quel livello che l’11 biancoceleste – a prescindere dagli interpreti – dovrà provare a tenere nei 90 (e più?) minuti di gioco se vuole davvero ribaltare un risultato così scomodo come il 2-1 dell’andata di Oporto. Molto, se non tutto, passerà dalla testa e dai piedi di un centrocampista che ha dimostrato negli ultimi anni di avere medie realizzative da seconda punta.
Conceicao lo sa bene, e già all’andata aveva provato (senza fortuna) a limitarlo. Il sergente comanderà, ma quanti dei suoi soldati lo seguiranno?