È proprio vero che nel calcio «esistono le categorie», come ama spesso ripetere Massimiliano Allegri.
Mentre la sua Juventus – venerdì sera, a Genova – perdeva due punti importanti contro il Genoa, l’Inter sua rivale nella corsa allo scudetto, all’Olimpico, vinceva senza neanche troppo faticare contro una Lazio più coraggiosa del solito, ma sempre in linea con la mediocrità di questo avvio di stagione.
Le categorie di cui sopra, in ogni caso, non si riferiscono unicamente alle due squadre in lotta per il titolo, né ai due allenatori che le allenano – anche se questo Inzaghi sta facendo la differenza –, ma ai giocatori che ne popolano il terreno di gioco.
Palleggio sterile
Ieri la Lazio ha iniziato con aggressività, buon palleggio, schiacciando l’Inter nella sua metà campo per almeno 10/15 minuti, e creando pure i presupposti – poi non concretizzati, una volta con Kamada due volte con Immobile – per far male ai nerazzurri.
Poi però è uscita la qualità dei singoli, nel bene (per l’Inter) e nel male (per la Lazio). Eravamo al tramonto del primo tempo quando Marusic, su una punizione a favore dei biancocelesti, accoglieva con ingenuità il suggerimento del compagno Gila di scaricare il pallone su Provedel. Lautaro Martinez, lesto come un falco, capiva la potenzialità dell’errore e si fiondava su quel pallone per poi buttarlo in rete, dopo aver superato proprio Provedel e Gila. 0-1 Inter e doccia fredda per la Lazio, a maggior ragione dopo un primo tempo giocato così bene.
Nella ripresa l’Inter è rientrata con lo stesso atteggiamento della prima frazione: attendiamoli, e poi ripartiamo. Lo ha fatto sullo 0-0, figurarsi sullo 0-1.
Un Inzaghi ‘allegriano’ predicava calma ai suoi nel possesso palla, forse troppa perché Rovella, proprio a inizio ripresa, dopo aver recuperato un bel pallone a Calhanoglu si involava verso la porta di Sommer, superava Bisseck e Acerbi e concludeva di destro senza dare né forza né angolazione al pallone. Il portiere svizzero, all’ennesimo clean-sheet stagionale (11esimo su 16 partite: è il migliore nel nostro campionato), respingeva con estrema serenità. Sarà anche l’unico vero pericolo creato dalla Lazio nella ripresa.
Tutti i limiti laziali
Stanca e sfiduciata, la squadra di Sarri si è allungata sempre più man mano che il match proseguiva sui binari dello 0-1.
L’entrata di Luis Alberto al posto di (un buon) Kamada non cambiava granché le cose, al contrario: dopo pochi minuti dal suo ingresso, Barella serviva Thuram che a tu per tu con Provedel insaccava – nonostante il disperato tentativo di Gila in scivolata – il gol dello 0-2 nerazzurro. Mancavano 25’ alla fine, escluso il recupero (sarà di 6 minuti), ma la Lazio era già morta.
Pedro e Castellanos aggiungeranno solo caos, più che pericoli alla porta di Sommer. Lazzari, subito un fallo nettissimo non fischiato da Maresca – vantaggio? –, prendeva a male parole l’arbitro campano, che gli regalava una doccia anticipata a 10’ dal termine.
Si chiude così la corsa europea – mai iniziata – della Lazio, che poi per uno strano scherzo del destino si vedrà sorteggiare l’ottavo di finale proibitivo di Champions League contro il Bayern, competizione che riassaporerà chissà quando.
I biancocelesti devono interrogarsi (tutti) sulle ambizioni di una stagione che è già finita a dicembre. Se non arriveranno tre vittorie nelle prossime tre uscite, la Lazio rischia di lottare per nulla da qui a fine anno.
Per l’Inter al contrario, una bella conferma di quelle categorie di cui sopra, che sicuramente i nerazzurri dominano e non da ieri sera. Lo scudetto, a dirla tutta, è quasi un obbligo, con una squadra così.