La Lazio ha battuto il Bayern Monaco in casa, all’Olimpico, con il risultato di 1-0. Già solo questo basterebbe a gettare nuova luce su un turno che sembrava, prima di ieri sera, già chiuso prima di andare in scena. Questo però, signori, è il calcio. Uno sport memorabile appunto per il suo carattere eventuale, irripetibile e sempre soggetto a ribaltoni inattesi. Avevamo scritto che la Lazio aveva poche speranze. Ci sbagliavamo. La partita di ieri sera ha dimostrato che la squadra di Sarri non solo può giocarsela a viso aperto anche al ritorno, ma può persino sperare – certo, incrociandosi una serie di variabili come quelle capitate nel match d’andata – di passare il turno.
Bayern aggressivo in apertura, ma poi..
Nel primo tempo il Bayern Monaco ha aggredito i biancocelesti fin da subito, portando tanti uomini nella metà campo avversaria e creando anche due occasioni piuttosto nitide: una con Kimmich, dopo 2’, l’altra con Musiala, al termine di un’azione meravigliosa dei tedeschi, tutta in verticale e coinvolgendo metà reparto offensivo. La Lazio ha attutito il colpo, si è adeguata ai ritmi bavaresi e ha iniziato a far correre il pallone, oltre a correre lei.
Luis Alberto ha avuto una buona chance dal limite, ma il suo tiro è finito alto. Isaksen, tra i migliori ieri, ha puntato Guerreiro, è rientrato e ha calciato col mancino, sparando però in curva. Una curva meravigliosa, tra parentesi, che ha onorato l’Europa come è giusto che sia, prima con una coreografia mozzafiato poi con canti incessanti dal 1’ al 95’, quando l’arbitro François Letexier ha fischiato la fine.
Dell’arbitro, a proposito, è stato decisivo l’intervento al minuto 68. Proprio Isaksen, dopo un’azione di contropiede splendidamente condotta da Immobile, è stato atterrato al momento del tiro da Upamecano, che col piede sinistro è caduto di peso sulla caviglia destra del danese. Rosso diretto e calcio di rigore per la Lazio. Gol di Immobile, che spiazza Neuer, e Lazio con l’uomo in più negli ultimi 20’.
Il rimpianto del mancato raddoppio
Lì, ha detto Sarri, «dovevamo spingere, e invece ci siamo accontentati», dimostrando una mentalità di cui una piazza come quella biancoceleste ha dannatamente bisogno. La sua Lazio ha difeso perfettamente, prima del rosso e dopo. Il Bayern ha creato molto poco, la Lazio molto più. E sul finale Felipe Anderson poteva fare 2-0. Tutto è rimandato al ritorno, ma se l’andata ci ha raccontato qualcosa in vista della sfida di marzo è che la Lazio può giocarsela. Dovrà correre, lottare ed essere impeccabile, come l’MVP di ieri Mateo Guendouzi. Dovrà scivolare e giocare di testa, come Gila e Romagnoli. Dovrà spingere, come Hysaj e Marusic prima, e Lazzari poi. Dovrà però anche divertirsi, come la Lazio sembra essere tornata a fare anche in fase offensiva. Nulla è precluso a chi sogna.