Juventus vs Torino, 14 ottobre 2001. Molti di voi lo ricorderanno senz’altro, quel Derby della Mole.
La storia della Serie A ce ne ha regalati tanti, di memorabili, ma come questo pochi. Il Torino di Giancarlo Camolese necessita di punti come il nomade di acqua nel deserto. Al termine della sesta giornata vinta 1-0 contro il Parma, infatti, il Toro si trova al terzultimo posto in classifica con appena 5 punti.
La Juventus dal canto suo lotta per tornare al titolo di campione d’Italia dopo due anni di fila ad inseguire le romane, e sa di dover vincere il derby al Delle Alpi per mettere pressione all’Inter – che è in testa a +5 dai bianconeri, ma che è attesa dalla difficile trasferta sul campo dell’Udinese (il match finirà infatti 1-1). Seconda, comunque, non è la Vecchia Signora, in quel momento del campionato, ma il ‘piccolo’ e sorprendente Chievo.
Juventus e Torino: le scelte dei due allenatori e un giallo da risolvere
Camolese, per coraggio o forse stupidità, ha lasciato in panchina Marco Ferrante – probabilmente il miglior giocatore granata – preferendogli l’esordiente Semioli dietro le due punte Lucarelli e Osmanovski (che occupa appunto il ruolo di Ferrante), nel 3-4-1-2 disegnato dall’allenatore torinese. Non solo quindi Camolese ha lasciato in panchina il miglior calciatore a disposizione, ma per farlo ha cambiato modulo.
Nella Juventus mancano Montero, Conte e Davids: tre assenze pesantissime. Lippi allora opta per le scelte più facili e automatiche possibili. Iuliano prende il posto dell’uruguaiano, Tudor quello di Conte e Tacchinardi quello di Davids. Sugli esterni, nel 4-4-2 dell’allenatore dei bianconeri, agiscono Zambrotta e Nedved.
Un derby chiuso in 25 minuti
La Juventus parte molto aggressiva. Lippi non ha ancora finito di consumare un quarto del proprio cigarillos che Alex Del Piero si presenta a tu-per-tu con Bucci su imbeccata di Pavel Nedved, dopo un brutto pallone perso dal Toro a centrocampo. Pinturicchio, sempre attenzionato dalla critica, realizza con uno scavetto il gol del vantaggio bianconero. Sono passati 9’ dall’inizio dell’incontro. Passano appena 2 minuti e, in concomitanza con lo scoppio di un petardone dalla Sud bianconera, arriva il raddoppio della Vecchia Signora su Tudor, sugli sviluppi di un calcio piazzato. 2-0 Juventus dopo 11’ di gioco. Camolese guarda impietrito i suoi, mentre alle sue spalle fa festa lo spicchio più focoso dei ‘gobbi’. Bucci viene ammonito in seguito a proteste sindacaliste – ma ingiustificabili: il gol di Tudor è buono.
Al Torino servirebbe in quel momento più un calmante che una bandiera rossa, ma la Juventus non ha tempo per simili pensieri e continua a correre. Palla in verticale per Nedved che scende come acqua corrente sulla fascia sinistra per poi trovare solo dall’altra parte dell’area di rigore Alex Del Piero, lesto nel metter dentro un pallone a porta vuota. 3-0 Juventus, dopo 25’. E sul Toro scendono le nubi. Ma non la speranza, quella mai se ti chiami Torino. Camolese chiede ai suoi di ‘difendere’ il 3-0 per riorganizzarsi nella ripresa. Subito dentro Ferrante che, si scoprirà più tardi, era rimasto in panchina non per volontà dell’allenatore ma della dirigenza granata a causa di alcuni diverbi mai risolti. Entra anche Asta, che risulterà decisivo.
Juventus 3, Torino 0: prima la rimonta, poi la buca
Minuto 12 della ripresa. Proprio Ferrante vede e serve un gran pallone per Lucarelli che a tu-per-tu con Buffon, posizionato malissimo, lo batte con un mancino incrociato e preciso sul palo opposto. 3-1, e allora? Lucarelli carica la Maratona come avesse segnato il gol decisivo all’ultimo secondo di gioco. Non è così, ma è come se lo fosse, perché da lì in avanti il Torino surclasserà la Juventus. Passano altri 12’ e Asta, dopo uno slalom gigante, viene atterrato in area di rigore. Neanche cade che già esulta come un pazzo. È rigore netto, rigore per il Toro. Dal dischetto, Ferrante è glaciale. Due piccole corna mimate con gli indici delle due mani si affacciano sull’esultanza del 94 granata, che quasi subito però fa come per nasconderle: si rende conto, forse, che l’impresa non è ancora completata.
La Juventus si difende, ma non attacca più. Ha smesso di farlo ad inizio ripresa e il Toro allora prende fiducia. Morde alle caviglie degli avversari, recupera palloni, corre più dei bianconeri. E al 38’ la pareggia. Ancora Asta dalla destra con un gran pallone mancino in mezzo. Ferrante di testa incrocia prendendo in controtempo Buffon, che è però miracoloso nel salvataggio con la mano sinistra, mentre il corpo spingeva tutto dall’altra parte. Ma la palla rimane lì, e il più lesto ad avventarvisi è un giocatore granata: il suo nome è Riccardo Maspero e i suoi Lotto neroverdi fluo rimarranno per sempre nella storia del Derby della Mole. Ma la gloria del suo nome, a dirla tutta, non si limita a quel gol, pure decisivo. Un altro episodio ancora lo ha consegnato alla leggenda.
Al minuto 42 l’arbitro, Gennaro Borriello da Mantova, fischia un rigore per un presunto fallo su Tudor. A quelli del Toro scattano i nervi e dalle conseguenti proteste scaturiranno ben 7 cartellini gialli. Solo un giocatore dei 22 in campo ha la lucidità di capire l’unica cosa da fare per trasformare quell’incubo in redenzione. L’autore del 3-3, Ricky Maspero, si mette mogio mogio a scavare una buca sul dischetto del rigore, cosa di cui Marcelo Salas – incaricato di calciare dagli undici metri – non si rende minimamente conto. Quando il cileno prende la rincorsa, l’esito è già scritto. Il tiro finisce altissimo, ai piedi della Curva Sud, mentre Lippi guarda incredulo il campo di gioco e i tifosi del Torino fanno festa. Quello storico derby finirà 3-3.