Il finale di partita di Juventus-Salernitana è stato degno di un thriller ad alta tensione, o forse più propriamente di un horror, visto lo spettacolo offerto dal gioco juventino e la quantità di “rosso” (cartellini, non sangue per fortuna) che si è vista.
Tutto ruota al gol del possibile 3-2 di Milik, annullato per fuorigioco di Bonucci. Un episodio a dir poco complesso, che deve essere analizzato sotto due differenti punti di vista. Ma non è l’unico caso in cui il lavoro della terna arbitrale e del VAR ha suscitato furiose polemiche, e anzi, non è stato nemmeno il più grave.
Il caso Juventus-Salernitana, reperto A: il fuorigioco di Bonucci
Dopo un primo tempo in cui la Juventus è andata sotto di due gol, nella ripresa i bianconeri hanno avuto una buona reazione riuscendo a rimontare la Salernitana grazie ad un rigore (prima sbagliato e poi ribattuto in rete) di Leonardo Bonucci al 93°. Nell’ultima azione della partita, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Milik colpisce la palla di testa e la insacca nell’angolo opposto, con Sepe immobile.
L’arbitro Marcenaro concede il gol, salvo poi tornare sui suoi passi dopo la segnalazione del VAR ed annullare la rete per fuorigioco di Bonucci, che però non tocca minimamente il pallone, suscitando le ire juventine e una rissa che porta alle espulsioni di Cuadrado, Fazio e Allegri (oltre che di Milik che era già stato espulso per doppia ammonizione festeggiando la rete).
Per quanto l’intervento di Bonucci sia ovviamente completamente ininfluente rispetto alla traiettoria del colpo di testa di Milik e Sepe in ogni caso non sembrava poterci arrivare, la decisione è giusta in termini di regolamento.
Il fatto che Bonucci faccia il movimento e il gesto di intervenire sulla palla colpita da Milik, esattamente davanti a Sepe, può sicuramente influire sui tempi di reazione del portiere campano. Se non avesse avuto il giocatore in grado di deviare la palla proprio davanti a lui, Sepe forse si sarebbe buttato immediatamente all’angolo. Probabilmente non sarebbe riuscito comunque a prendere il pallone, ma l’influenza del gesto di Bonucci in posizione irregolare comunque c’è, nonostante non colpisca la palla e fisicamente non impatti nessun giocatore.
Si può discutere sulla regola, ma di per sé il VAR non sbaglia nell’annullare la rete di Milik, anche se…
Il caso Juventus-Salernitana, reperto B: la posizione di Candreva
Come ogni horror che si rispetti, quando pensi che la minaccia sia stata sventata il “mostro” ricompare con un colpo di scena, lasciando un finale aperto. In questo caso nel post-partita la Juventus ha sollevato la questione della posizione di Candreva al momento del colpo di testa di Milik, che era a pressare verso la bandierina del calcio d’angolo e quindi fuori dall’inquadratura presentata in televisione che evidenzia la posizione di Bonucci.
Secondo gli juventini e alcuni commentatori, Candreva manteneva in gioco Bonucci. Su DAZN hanno riportato che l’AIA ha comunicato che l’inquadratura utilizzata per tracciare le linee era una di quelle non a disposizione delle TV (la camera fissa a 16 metri) e che le linee erano state tracciate tenendo conto anche della posizione di Candreva.
La dinamica è effettivamente confusa e mentre Candreva sta risalendo Bonucci scatta in avanti piazzando il piede un 30-40 centimetri al di là del corpo, e dalle immagini a disposizione non si vede mai chiaramente contemporaneamente la posizione del piede di Bonucci rispetto alla gamba di Candreva nel momento del colpo di testa di Milik.
Se effettivamente le immagini utilizzate dal VAR confermano il fuorigioco di Bonucci, sarebbe stato opportuno diffonderle, così come in genere sarebbe più auspicabile una maggiore comunicazione dei meccanismi del VAR verso i mezzi d’informazione, come accade in altri campionati.
Lecce-Monza, il caso più grave di giornata
Ma nonostante il rumore mediatico del caso Bonucci, ci sono stati altri due episodi arbitrali in cui il VAR è finito sul banco degli imputati, e per dinamiche più gravi.
Il primo è il secondo gol del Bologna nel match contro la Fiorentina, decisivo per il successo dei felsinei. Il VAR ci ha messo 3 minuti per verificare la posizione di Arnautovic, autore del gol, ma non è intervenuto riguardo al probabile fallo di Kasius su Martinez Quarta (una gomitata sulla nuca) che ha dato il via all’azione. Nonostante le vibranti proteste Viola, però, si tratta di un episodio in cui il giudizio dell’arbitro non è “scavalcabile” da quello del VAR, nel caso in cui il direttore di gara abbia visuale libera.
Si potrebbe anche discutere a lungo sulla gestione dei cartellini in Sampdoria-Milan, ma siamo nell’ambito dell’applicazione più o meno fiscale del regolamento e dei meccanismi psicologici di un arbitro che, dopo un provvedimento particolarmente punitivo verso una squadra può essere propenso ad essere più severo verso l’altra. Ma in questo caso non si tratta di errori veri e propri, regolamento alla mano, ma del livello della prestazione dell’arbitro.
Ben più grave invece l’errore che non ha portato all’assegnazione di un rigore per i padroni di casa in Lecce-Monza, una partita davvero sciagurata dal punto di vista arbitrale. L’episodio più clamoroso è un evidentissimo tocco di mano di Salvatore Molina nella propria area: il giocatore va sul pallone in posizione scomposta, con il braccio largo, e nonostante la palla tocchi prima la sua coscia, non è possibile parlare di pallone inatteso.
Errore dell’arbitro, che avrebbe dovuto per primo vedere un’infrazione tanto palese, ma errore ancor più grave del VAR, che non poteva non accorgersi del fallo di mano attraverso il replay televisivo e che, secondo protocollo, in situazione del genere è tenuto a chiamare il direttore di gara all’on field review. Al di là degli errori di valutazione, che sono sempre possibili, qui c’è stato un grande errore procedurale a monte.