Juventus v Fiorentina è uno degli innumerevoli imperdibili big match del nostro calcio, storicamente. Parliamo di due società forti, che animano due città culturalmente di rilievo nel nostro Paese, e così personaggi – e presidenti – come Cecchi Gori, Della Valle, Agnelli, di nuovo Agnelli, ne hanno retto le redini con uno stile e una competenza che si è dispiegata nei risultati secolari di questi due club. Per la prima volta dopo parecchi anni, però, Juventus e Fiorentina arrivano all’incontro – non dopo due, ma diciassette (sedici, per la Viola) partite alle spalle in campionato – con un equilibrio che fomenta l’odio reciproco delle due tifoserie promettendo di regalarci una partita imperdibile sotto il profilo dell’agonismo e dello spettacolo.
Aggiungiamoci poi che entrambe le squadre usciranno da questa partita con una consapevolezza diversa. Non possiamo dire se in meglio o in peggio, perché questo potrà mostrarcelo unicamente il campo, ma senz’altro tanto Thiago Motta – allenatore bianconero – quanto Palladino – suo dirimpettaio – si aspettano una prova di livello dai propri ragazzi, e sanno che il risultato dell’incontro peserà sui futuri destini delle due squadre. La Juventus è reduce da una bella vittoria – sofferta, certo – contro il Monza, la Fiorentina da una sconfitta – la seconda di fila, dolorosa assai, dopo quella di Bologna – contro l’Udinese, in casa. Palladino si aspetta una reazione: quali giocatori più di altri potrebbero guidarla? E chi, dall’altra parte, fronte Juventus, potrebbe rispondere?
Porte blindate
Juventus contro Fiorentina significa soprattutto, o inizialmente perlomeno, Di Gregorio contro De Gea. Parliamo di due portieri acquistati in estate a poco (quello ex Monza) e nulla (quello ex United, da svincolato), ma che stanno rendendo forse anche al di sopra delle aspettative.
Non c’è dubbio sul fatto che rispetto a Terracciano, con il dovuto rispetto, De Gea sia un portiere di un altro livello, che ha permesso alla Fiorentina di stabilizzarsi dietro, nonostante qualche assenza pesante – Martinez Quarta, per infortunio, e Milenkovic, per la cessione in Inghilterra in estate. I risultati lo testimoniano, perché De Gea è al terzo posto in Serie A per clean-sheets, con 6. Di Gregorio, che è secondo dietro Sommer (8), ne ha realizzate 7.
Il portiere italiano ex Monza, tuttavia, ha realizzato meno parate del suo dirimpettaio (21, quasi la metà rispetto alle 41 di De Gea). Ciò a testimonianza del fatto (a) che De Gea sta davvero guidando la difesa dei suoi e (b) che in generale la Fiorentina ha un modo di giocare molto più “sbarazzino” – non necessariamente in senso negativo – rispetto alla Juventus. Dalle parate di questi due portieri, potrebbe dunque passare il risultato finale di questa attesissima sfida.
Attacchi presenti, passati e futuri
C’è un altro ruolo del campo, però, diametralmente opposto a quello difensivo, dove il destino di Fiorentina e Juventus non solo si deciderà nella sfida valevole per la 18a giornata di campionato, ma in parte ha già deciso la stagione delle due squadre. Parliamo del reparto offensivo, dell’attacco per essere precisi e dell’attaccante – o bomber, si direbbe all’antica – unico riferimento per essere esatti. Moise Kean e Dusan Vlahovic.
Separati da appena un mese d’età – Dusan è di gennaio, Kean è di febbraio –, sui due giocatori (entrambi del 2000) c’è una narrazione diametralmente opposta. Kean è stato dipinto per anni come calciatore poco prolifico, deficitario, discontinuo, ma i numeri dicono altrimenti – e quando Kean ha giocato con continuità, tipo al PSG, ha sempre avuto ottime medie realizzative. Vlahovic, forse anche per l’investimento della Juventus – nelle casse della Fiorentina –, gode di una immunità pressoché infinita. Eppure, a ben guardare anche in questa stagione, l’ex Juventus sta facendo meglio dell’ex Fiorentina, in questo strano incrocio di destini realizzativi.
Kean ha già segnato 10 gol, tirando appena un calcio di rigore (l’ultimo, nella sfida poi persa contro l’Udinese). Vlahovic ne ha segnati 7, di cui ben 4 dal dischetto – i rigori, è vero, bisogna saperli tirare, ma insomma. L’italiano ha tirato 56 volte verso lo specchio, prendendolo 23. Il serbo 51, cogliendolo in 19 occasioni. Quest’ultimo, va detto, ha anche raccolto 3 pali (uno per Moise Kean).
Insomma, a mo’ di conclusione: nella sfida a distanza tra questi due (forti, molto forti) attaccanti, c’è molto in percentuale rispetto a come potrebbe finire la partita. Anche perché i numeri dimostrano che senza le proprie punte, Fiorentina e Juventus faticano molto a trovare la via del gol. Leggermente meglio la Juventus: se togliamo i 10 gol di Kean, la squadra di Palladino ha realizzato 19 gol coinvolgendo 10 calciatori. La Juventus anche, ma producendone 21. Ricordiamo che la Vecchia Signora non ha ancora mai perso in campionato.