Adesso sotto a chi tocca: le guardie sono a caccia dei ladri, per dirla alla Massimiliano Allegri. Che sì, avrà vissuto mille alti e bassi, una montagna russa di emozioni in due anni e mezzo, e alla fine resta sempre così. Guascone. Con la battuta pronta. La metafora affilata. Il tecnico livornese irrompe nel post Juve-Sassuolo e lancia la corsa all’Inter, poi sottolinea il distacco dalla quinta in classifica, sottolineando una certezza sempre più chiara in orizzonte Champions League: tra la Juventus e la possibilità di fallire l’obiettivo stagionale ci sono 5 partite di scarto. 16 punti. Intanto va compreso questo, poi si può sognare. Forse ora proprio si deve.
Gli interisti avranno certamente storto il naso, Allegri invece l’ha arricciato. Pure in campionato la Juventus ha vissuto una serata bella, molto bella. E l’hanno fatto scrollandosi di dosso un pensiero che era diventato costante: ma cos’era successo a Reggio Emilia, proprio contro il Sassuolo? Quel passaggio a vuoto aveva evocato i fantasmi della scorsa stagione, la sensazione che tutto potesse crollare da un momento all’altro. Sensazione che ha avuto pure lo stesso allenatore, e non è un caso che da lì la Juve si sia prima compattata, e abbia poi sprigionato tutto il talento offensivo. Un passettino alla volta (cit.).
I numeri di Vlahovic nell’ultimo mese
Serviva sicuramente consapevolezza, la forza che solo una serie di vittorie può regalare. Ma serviva soprattutto riavere i migliori interpreti dell’attacco: Chiesa è tornato a pieno regime, salvo alcuni stop fisiologici; soprattutto, ecco, ora si vede il miglior Dusan Vlahovic. Quattro gol nelle ultime quattro partite, dentro ai discorsi va a finire pure l’assist che fa per Rabiot in Juventus–Roma. Vale più di mezza rete. E vale colpi alla Giroud e alla Lautaro, gli unici ad aver fatto meglio in campionato. In 20 partite giocate, DV è 9. Quota 9. Nove gol fatti tra infortuni, inizio complicato e periodo di magra. Ora è tutto in discesa.
E se la differenza – evidente – tra la Juventus e l’Inter è sempre stata la facilità di andare in gol (vedi differenza reti), adesso i bianconeri stanno colmando anche quel gap. Andando ad alzare le percentuali di trasformazione (con il Sassuolo 3 gol in 5 tiri in porta) e semplicemente risultando più leggeri in costruzione, più affinati nelle idee, più continui nel gioco e nei movimenti. Stavolta non c’è più la tentazione a chiudersi dopo aver trovato il vantaggio, stavolta non si ha più paura di prender gol e dunque si finisce per mettersi in trincea. Stavolta si ha la spavalderia di macinare azioni, gol, risultati. Un atteggiamento da grande squadra.
La risposta degli attaccanti
Grande squadra per grandissimi attaccanti. Yildiz ha messo un po’ più in ombra tutti gli altri, ma il reparto – nel complesso – resta di un livello formidabile. Forse l’unico che può competere e battere quello nerazzurro. Questo Vlahovic vale esattamente Lautaro Martinez in termini di peso specifico per la squadra. Chiesa è quel giocatore imprevedibile che può dare la scossa, e che non si accontenterà di giocare trenta minuti a partita. Yildiz è un campione in prospettiva e già un ottimo giocatore (pure col Sassuolo, una somma di piccole cose giuste) e Milik è tornato a essere una certezza dopo una serie di passaggi a vuoto. Kean? Chissà. Lo dirà il mercato se Kean resterà o meno. Allegri potrebbe aver bisogno pure di lui, però.
La risposta degli attaccanti, tra le mille attese dalla Juventus, risuona come una fanfara: fanno festa, e c’è voglia. Ce n’è tanta. Dopo due stagioni passate in balia degli eventi, dopo gli anni di Sarri e Pirlo in cui la bussola era smarrita e le giornate sembravano procedere con meno regolarità, il grande pregio di Allegri è di essere tornato al punto di partenza. Traballando pure lui. Mai mollando la presa, però. Guadagnandosi, adesso, il frutto piacevole della resilienza.