La rivalità tra Juventus e Inter è sempre stata accesa, tanto che l’appellativo di Derby d’Italia risale al 1967, coniato dal maestro Gianni Brera. Lo stesso Brera descrisse la differenza atavica tra le due squadre: “L’Inter è squadra femmina, quindi passionale, volubile, e pertanto agli antipodi del pragmatismo che caratterizza la Juventus”.
Prime due squadre a contendersi il il primo titolo italiano a girone unico, Juve e Inter hanno vissuto momenti altalenanti anche nella rivalità, ma hanno raggiunto forse l’apice dell’acrimonia sportiva negli anni ‘90.
Trapattoni prima da una parte, poi dall’altra
La seconda metà degli anni ‘80 fu segnata dai successi del Milan di Sacchi e del Napoli di Maradona, ma si chiuse con la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter, guidata in panchina dall’uomo simbolo dei successi juventini nella sue decennale gestione chiusasi nel 1986, Giovanni Trapattoni.
Nel 1990 si chiude la lunghissima presidenza bianconera di Giampiero Boniperti, a cui succede Vittorio Caissotti di Chiusano, e una delle prime mosse del nuovo presidente è quella di cercare un allenatore “moderno”, che facesse compiere alla Juve il salto di qualità fatto fare al Milan da Arrigo Sacchi.
Affidata all’estro di Gigi Maifredi, la Juventus parte bene, sconfiggendo l’Inter di Trapattoni per 4-2 a Torino a fine ottobre, in una partita spettacolare che vide in rete Roberto Baggio, Pierluigi Casiraghi, Totò Schillaci e Luigi De Agostini per i bianconeri ma nella partita di ritorno a Milano a marzo l’esperto e conservativo Trap si prende la rivincita vincendo per 2-0, con gol di Lothar Matthaus (a segno anche all’andata con il connazionale Jurgen Klinsmann) e Sergio Battistini, in una delle tante disfatte che segnarono il declino della Juve di Maifredi.
Accantonato il progetto di “calcio champagne”, a Torino decisero di puntare sull’usato sicuro, riaccogliendo a braccia aperte Trapattoni sulla panchina bianconera. Nelle tre stagioni del suo secondo ciclo non riuscirà a ripetere i successi della sua prima esperienza, ma quantomeno nei Derby d’Italia riesce ad avere la meglio sia in campionato che in Coppa Italia, contro l’Inter allenata da Corrado Orrico e Luis Suarez poi.
Nella stagione 1992-1993 sia l’Inter che la Juventus sono un po’ il simbolo del calcio conservativo e meno aperto alle novità europee, con Trapattoni su una panchina e Osvaldo Bagnoli sull’altra. Sono i nerazzurri ad avere la meglio, sia all’andata che al ritorno, in particolare grazie a Ruben Sosa e Igor Shalimov, entrambi a segno a Milano come a Torino.
L’arrivo della Triade a Torino, il ritorno dei Moratti a Milano
Tra il 1994 e il 1995 la situazione cambia totalmente, sia dal punto di vista societario che sportivo. A Torino l’Avvocato Gianni Agnelli affida la gestione della squadra alla Triade, ovvero al vicepresidente Roberto Bettega, all’amministratore delegato Antonio Giraudo e al direttore sportivo Luciano Moggi.
A Milano il presidente Ernesto Pellegrini, dopo due stagioni travagliate, cede la società a Massimo Moratti, il figlio del presidente Angelo della Grande Inter, convinto da innumerevoli grandi personalità interiste a prendere le redini dei nerazzurri e provare a riportarli ai fasti di un tempo.
Gianni Agnelli, da sempre a capo della FIAT e della Juventus, non aveva mai dimostrato grande stima per Pellegrini, imprenditore nel campo della ristorazione che riforniva anche le mense degli stabilimenti FIAT. “Ormai in Italia non c’è più ritegno se anche il mio cuoco può comprarsi una squadra di calcio”, era la frase con cui aveva accolto il rivale alla metà degli anni ‘80. Con il ritorno dei Moratti si ristabilisce quell’aura di aristocrazia calcistica degna del Derby d’Italia.
Si rinnova quindi la grande rivalità sportiva tra due grandi famiglie industriali italiane, gli Agnelli e i Moratti (con l’aggiunta di un terzo contendente nella persona di Silvio Berlusconi, proprietario del Milan), una sfida combattuta a suon di investimenti miliardari e ingaggi di campioni provenienti da tutto il mondo, ma una sfida combattuta anche attraverso gli aforismi e le stilettate verbali di due personalità come Gianni Agnelli e Peppino Prisco, storico avvocato nerazzurro e consigliere fidato dei Moratti.
La rivalità si sentiva anche sui banchi della Lega Calcio, con la Juventus che guidava, insieme al Milan di Berlusconi, lo schieramento di maggioranza, mentre l’Inter rappresentava l’opposizione.
Sul campo, Moggi, Giraudo e Bettega compiono una vera e propria rivoluzione, affidando la squadra a Marcello Lippi e mettendogli a disposizione campioni di livello internazionale come Paulo Sousa, Ciro Ferrara, Didier Deschamps oltre a giovani dal fulgido futuro come Alessio Tacchinardi e soprattutto Alex Del Piero. L’arrivo di Lippi rigenera anche giocatori che sembravano in fase calante come Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli.
La squadra centra subito la vittoria in campionato e in Coppa Italia, impattando però con i nerazzurri guidati da Ottavio Bianchi sia all’andata che al ritorno per 0-0.
Nell’estate 1995, perfezionato l’acquisto della società, Moratti rivoluzionò completamente la rosa nerazzurra, acquistando giocatori come Javier Zanetti, Roberto Carlos, Paul Ince, Salvatore Fresi, Maurizio Ganz, Benito Carbone e altri ancora, ma mantenendo Ottavio Bianchi sulla panchina.
La prima Inter di Massimo Moratti però non soddisfò le attese, passando dalle mani di Bianchi a quelle di Suarez per poi finire in quelle di Roy Hodgson, in una stagione che vide i nerazzurri soccombere sia a Torino (1-0 firmato da Vialli) che a Milano (1-2 con gol decisivo bianconero di Antonio Conte).
Per ovviare, nella stagione successiva offre al tecnico inglese un altro mazzo di acquisti di prim’ordine: Fabio Galante, Youri Djorkaeff, Ciriaco Sforza, Aaron Winter e Ivan Zamorano.
La Juventus di Lippi dal canto suo invece, arrivò seconda dietro il Milan in campionato e conquistò la Champions League in finale contro l’Ajax. Forte del trofeo continentale, si rinforzò con gli arrivi di Zinedine Zidane, Mark Iuliano, Alen Boksic, Christian Vieri e Paolo Montero.
Sconfitta interista per 2-0 a Torino nell’ottobre 1996 nella partita che sblocca definitivamente Zidane dopo un avvio in sordina, nel marzo 1997 l’Inter si sta ancora contendendo la vetta con i bianconeri e il Parma, quando nel Derby d’Italia di ritorno pareggia per 0-0, con il gol della possibile vittoria messo a segno da Maurizio Ganz prima convalidato dall’arbitro Collina ma poi annullato per fuorigioco in seguito alle proteste juventine.
Nonostante la decisione sia corretta, il clima a San Siro si fa infuocato, dato i molti errori arbitrali capitati a favore della Juventus negli ultimi campionati. È solo il preludio a quello che succederà l’anno successivo.
La Juventus chiuderà la stagione davanti al Parma, conquistando il secondo scudetto dell’era Lippi, e si rinforza con gli arrivi di Pippo Inzaghi, Daniel Fonseca ed Edgar Davids.
Iuliano-Ronaldo, simbolo di un decennio di rivalità
L’Inter, che ha chiuso la stagione 3ª dopo le dimissioni di Roy Hodgson, viene affidata a Gigi Simoni, a cui vengono affidati diversi volti nuovi: Alvaro Recoba, Zé Elias, Francesco Moriero, Diego Simeone, Taribo West, Benoit Cauet, Luigi Sartor. Ma soprattutto, Massimo Moratti ha deciso che è il momento che l’Inter torni grande come ai tempi di suo padre, e si muove in prima persona per acquistare il miglior giocatore al mondo, Ronaldo, con il trasferimento più costoso della storia del calcio fino a quel momento.
Con il Fenomeno tra le sue fila l’Inter diventa immediatamente la favorita per lo scudetto, nonostante la Juventus, trainata dalle magie di Zidane e Del Piero e dai gol di Inzaghi, mantenesse il passo. Il 1998 si aprì, il 4 gennaio, con un tesissimo Derby d’Italia a San Siro, deciso da una rete di Djorkaeff su assist di Ronaldo in apertura della ripresa. Nonostante la vittoria, qualche giornata dopo furono i bianconeri a laurearsi Campioni d’Inverno, complice una sconfitta casalinga dell’Inter contro il Bari.
Il 26 aprile 1998, a quattro giornate dalla fine del campionato, l’Inter si presenta a Torino distanziata di un punto dalla Juve capolista. Siamo all’apice di un campionato in cui da più parti si sono sollevate proteste nei confronti di clamorosi errori arbitrali in favore della Juventus, ma ovviamente la voce più fragorosa è quella interista.
Quello che succede in quella partita arbitrata da Piero Ceccarini è passato alla storia: la Juventus va in vantaggio al 21° grazie ad una penetrazione ubriacante di Alex Del Piero, ma nel secondo tempo, a poco più di 20 minuti dalla fine, Ronaldo entra in area juventina con la palla ma viene contrastato duramente da Mark Iuliano, che non tocca il pallone ma impedisce la corsa al giocatore. Tutti gli interisti protestano veementemente verso l’arbitro, che fa proseguire l’azione, e sul ribaltamento di fronte viene immediatamente fischiato un rigore per fallo di Taribo West su Del Piero.
È il delirio, volano insulti e accuse da parte di tutti gli interisti, in campo come sugli spalti. Nonostante Pagliuca riesca a ribattere la conclusione di Del Piero, il clima è ormai infuocato. Zé Elias rifila una gomitata a Deschamps che gli costa l’espulsione, la partita finisce con Ronaldo, Moratti e Simoni che sputano parole di fuoco nei confronti dell’arbitro e della dirigenza juventina. Il paese si spacca, il contatto Iuliano-Ronaldo è discusso e analizzato in ogni dettaglio, il caso arriva anche in Parlamento. Alla fine l’Inter si consolerà con la Coppa UEFA mentre la Juventus conquista il titolo di Campione d’Italia.
La stagione successiva sarà invece travagliata per entrambe: sia Lippi che Simoni non concluderanno il campionato, e le squadre arriveranno rispettivamente 7ª e 8ª.
Il primo confronto, con Lippi e Simoni in panchina vede i bianconeri vincere, nonostante le espulsioni di Zidane e Davids, grazie a Del Piero che ribatte in rete un rigore parato da Pagliuca (di nuovo, dopo quello della contestata partita della stagione precedente). Al ritorno sulla panchina dell’Inter siede Mircea Lucescu, e su quella della Juve Carlo Ancelotti, ma si conclude con uno scialbo 0-0.
Il decennio si chiude così come era iniziato, con un allenatore che passa da una panchina all’altra: stavolta si tratta di Marcello Lippi, che indossa la tuta nerazzurra senza fortune, perdendo entrambi i derby di campionato contro la sua ex squadra.
Nel complesso, gli anni ‘90 hanno visto la Juventus prevalere sull’Inter con 14 vittorie e 5 sconfitte, oltre a 6 pareggi, ma durante questo periodo la rivalità tra le due squadre ha conosciuto forse il suo picco massimo.