È stato un week-end di Serie A ricco di spettacolo. L’Inter che finalmente sembra aver risolto molti dei suoi problemi e riesce a reagire e a vincere una partita dopo essere stata raggiunta nel punteggio. Il Napoli continua a recitare il ruolo del rullo compressore e regola la Cremonese prendendosi il primo posto in solitaria, dopo che l’Atalanta ha impattato sul campo di un’Udinese che continua a sorprendere. La Roma soffre, perde pezzi ma porta a casa punti, ma soprattutto è il ha sorridere grazie ad una squadra piena di assenze che riesce a sconfiggere la Juventus per 2-0. Grandissimo merito ai ragazzi di Pioli che hanno giocato con intensità e convinzione nonostante le assenze, ma grandi demeriti ad una Juve che sembra completamente smarrita.
Crisi Juve: Allegri ha un futuro?
In settimana era arrivato il successo contro il Maccabi Haifa in Champions League a dare l’illusione di un superamento della crisi bianconera, ma la partita di San Siro contro il Milan ha fatto tornare alla luce tutti i problemi della squadra di Allegri.
A ben vedere anche contro gli israeliani il risultato finale, dettato dagli assist di uno straordinario Angel Di Maria, aveva mascherato i soliti problemi juventini, che per quasi una decina di minuti, dall’errore di Szczesny che aveva causato il 2-1 al gol del 3-1 sono andati in panico e hanno rischiato seriamente di incassare il pareggio da un’avversaria di livello nettamente inferiore.
Ma contro il Milan, privi di Di Maria a causa dell’assurda espulsione rimediata contro il Monza i limiti della Juventus sono emersi tutti: una partenza buona, per i primi 20 minuti, poi una progressiva perdita di coesione, la consegna di metri e metri di campo al pressing dei rossoneri e una perdita di serenità tra i giocatori, in primis un Vlahovic sull’orlo di una crisi di nervi, che compromette definitivamente la partita (il passaggio sbagliato da cui si origina il 2-0 rossonero ne è un esempio lampante).
Ma l’elemento più preoccupante nasce osservando Max Allegri nel corso del secondo tempo: nel tentativo di raddrizzare il match il tecnico bianconero ha apportato vari correttivi alla squadra, ma in campo i giocatori sembravano non recepire alla perfezione le indicazioni, continuando a chiedere chiarimenti sulla propria posizione in campo e sull’assetto da tenere nei vari reparti.
La seconda esperienza di Allegri sulla panchina juventina si è dimostrata estremamente deludente. C’è da dire che la prima volta aveva ereditato da Antonio Conte una squadra compatte e convinta della propria forza, mentre l’anno scorso ha dovuto condurre una Juventus per la prima volta in 10 anni senza scudetto sul petto. Ma dovrebbe essere proprio l’allenatore a sopperire all’eventuale perdita di sicurezze da parte dei giocatori, e la gestione confusionaria della squadra da parte di Allegri non aiuta.
La panchina è a rischio? Difficilmente la Juventus sceglie di esonerare un allenatore a stagione in corso, e l’ingente stipendio di Allegri impone di pensare bene prima di effettuare una scelta in tal senso. L’impressione è che fino a fine anno non ci saranno sconvolgimenti: il girone di Champions si potrebbe decidere all’ultima partita, e subito dopo, prima della lunga pausa per i Mondiali, ci saranno nell’arco di una settimana le due sfide in casa contro Inter e Lazio che potranno dare la misura definitiva della gestione di Allegri. A quel punto la società potrà tirare le somme, decidendo se proseguire con Allegri o se cambiare, approfittando anche del mercato di gennaio per aggiungere eventuali nuove pedine alla rosa.
Cremonese: la situazione è seria ma bisogna essere ottimisti
Una sconfitta pesante ben oltre il risultato: la Cremonese di Alvini incassa un pesantissimo 1-4 casalingo dal Napoli, 6ª sconfitta in campionato e resta inchiodata a 3 punti, raggiunta in ultima posizione dalla Sampdoria.
Ma guai a pensare che si possa parlare di crisi in casa grigiorossa: la squadra gioca benissimo, pur con i limiti imposti da un organico non certo all’altezza dei piani alti della classifica, e la scarsità di risultati è da imputare principalmente ad un calendario fin qui impietoso.
Nelle prossime 7 partite prima della sosta i grigiorossi incontreranno Spezia, Samp, Udinese, Salernitana, Milan ed Empoli: se giocano come hanno mostrato finora e riescono a diventare un po’ più concreti (con il Napoli si è sbloccato Dessers, capocannoniere dell’ultima Conference League) i giocatori di Alvini hanno la possibilità di incamerare 7-8 punti e riaprire così il discorso salvezza.
Bologna-Sampdoria nel prime time del sabato: perché?
Un sabato in cui l’Inter gioca alle 15 e un match come Milan-Juventus si disputa alle 18, non si può chiudere con un Bologna-Sampdoria che rappresenta forse, in questo momento, il massimo della mediocrità che può esprimere la Serie A. Per carità, dal punto di vista sportivo le due squadre giocano come possono, sono alle prese con cambi di guida tecnica e hanno tutto il diritto di poter trovare i propri equilibri senza dover per forza offrire un calcio champagne.
Ma è davvero il caso di proporre una partita del genere il sabato sera, in quella che normalmente dovrebbe essere una collocazione oraria di prestigio?
Cronisti e commentatori hanno ricamato fino alla nausea sull’incrocio tra Dejan Stankovic e Thiago Motta, ex centrocampisti dell’Inter del Triplete che si sono affrontati da allenatori, perché era veramente l’unico motivo di interesse di questo match, al di là del tifo bolognese o sampdoriano.
Certo, lo slot orario del sabato sera è condiviso da DAZN e Sky, e ovviamente il primo operatore ha tutto l’interesse del caso nel mantenere i match più importanti in esclusiva, ma è anche un’importante vetrina del campionato nel suo complesso e lo spettacolo offerto da Samp e Bologna, in questo momento, non è sicuramente uno spot per la Serie A.
Nel corso del week-end ci sono state innumerevoli partite di buon livello: tralasciando Roma-Lecce, dato che i capitolini avevano giocato giovedì, Cremonese-Napoli (con i partenopei peraltro impegnati mercoledì in Champions e che quindi forse avrebbero gradito l’anticipo) e Udinese-Atalanta hanno offerto spettacolo ed emozioni, ma anche tutti gli altri match si sono dimostrati di livello superiore a quello del Dall’Ara.
La concorrenza tra diversi operatori dovrebbe valorizzare il prodotto, ma mosse del genere sembrano andare nella direzione opposta.