Il calcio è spesso imprevedibile ed è proprio questa peculiarità che lo rende così affascinante. Il Milan pare aver preso forse un po’ troppo alla lettera questa definizione. Tante, troppe, le partite decise sul filo del rasoio nelle quali l’incapacità o la latente mentalità nel riuscire a mettere in cassaforte una partita apparentemente chiusa. Questa eventualità si è verificata in più occasioni ed a volte si è rivelata fatale.
Fortunatamente, questa 23a giornata si è conclusa con un successo per il Milan. I rossoneri hanno affrontato il Frosinone, avversario sempre piuttosto ostico tra le mura amiche. Difatti, si è rivelata una sfida accesa dove spesso i ciociari sono sembrati in totale gestione. Quasi come se fossero loro la big ed il Diavolo giocasse sul campo dello Stirpe per per lasciarsi alle spalle la zona retrocessione. Questa tendenza è stata invertita in corso d’opera grazie a Gabbia e Jovic, oltre all’ormai redivivo Giroud. Coloro che, a dispetto delle aspettative e delle critiche più feroci, si stanno rivelando determinanti.
L’alba di un nuovo Jovic
Arrivato a Milano, sponda rossonera, l’ultimo giorno di mercato, il serbo non godeva di grande fiducia da parte dei tifosi. Tuttavia, in lui ha sempre creduto Stefano Pioli. Il tecnico era convinto – ed a maggior ragione lo è adesso – che Jovic potesse ritrovare se non la forma migliore, almeno i gol. La rete del 3-2 finale porta la sua firma ed ormai questo non può più essere considerato un caso o tantomeno una coincidenza.
Probabilmente sono anche i colori giallo e azzurri a ridestarlo. Jovic ha trovato il primo gol con la maglia del Milan durante il girone di andata proprio a San Siro proprio contro il Frosinone. Lì mise a referto il momentaneo 1-0, con una girata di sinistro, in una delle poche partite nelle quali è partito titolare. In quel frangente poteva anche sembrare una casualità. Evidentemente è stato ciò che ha dato il via ad lungo percorso nel quale il serbo sta cercando di riacquisire la fiducia smarrita.
Le cifre ora sono tutti dalla sua parte. Dal 2 dicembre ad oggi è l’indiscusso capocannoniere rossonero con 7 reti totali, compresi i due messi a segno in Coppa Italia contro il Cagliari. L’aspetto più sorprendente dell’intera faccenda non sono solo i freddi numeri. Se questi li si comparano con il minutaggio effettivi, il dato è sorprendente. In Serie A è stato impiegato dal 1′ solo tre volte quindi solo nel 17% dei casi ed ha accumulato un totale di 511 minuti. Tuttavia, la sua incisività è stata pressoché massima, partecipando al gol nel 13% delle occasioni.
Mirabile se si pensa al declino avuto dal giocatore dopo l’esperienza di Madrid. Jovic si sta facendo trovare pronto quando richiesto, si parla di un gol di media ogni 102 minuti, e nonostante i suoi gol non possano essere considerati spettacolari, il più delle volte si rivelano decisivi. Basti pensare alle sfide contro l’Udinese, sua la terza rete del vantaggio, e appunto il Frosinone.
La parabola di Gabbia
Le defezioni nel reparto difensivo del Milan sono state una vera e propria spada di Damocle per Stefano Pioli. Era necessario intervenire sul mercato per trovare un profilo che già ben conoscesse sia il campionato nostrano che le richieste del tecnico rossonero. Pertanto, agli albori del calciomercato invernale, la società meneghina si è adoperata per far rientrare anzitempo Matteo Gabbia dal prestito al Villarreal. Inizialmente questa mossa è stata accolta con particolare entusiasmo ma sono bastate poche partire per sovvertire le opinioni anche dei più reticenti.
È affiancato da Simon Kjaer che nonostante possa essere considerato un veterano, ha ormai perso lo smalto di un tempo. Spesso in ritardo e fuori posizione permette agli avversari di penetrare la propria area di rigore con una facilità disarmante. Dal suo ritorno, a provvedere a queste sbavature è spesso e volentieri Gabbia. I sei mesi in Spagna lo hanno forgiato. È sempre puntale, anzi il più delle volte è in netto anticipo. Ha sviluppato, grazie all’esperienza in un altro campionato europeo la capacità di prevedere prima ciò che il proprio rivale sta per fare.
Il difensore ha affinato le sue qualità, unendo tempestività ed eleganza. Poco falloso e molto incisivo, con una mentalità propositiva ed una tenacia alla quale tutto il Milan si sta aggrappando. Ciò risulta essere ancora più vero vista la prestazione messa in campo contro il Frosinone. Gabbia non solo è stato impeccabile in difesa, facendo passare in sordina un brutto errore di Maignan, ma ha rimesso la situazione in pari dopo il doppio vantaggio dei ciociari, mettendo a referto il suo primo gol con la maglia del Diavolo.
Allo Stirpe, il numero 46 rossonero ha sin qui giocato sei partite -cinque di campionato ed una in Coppa Italia – di cui cinque dal 1′ e nel corso di esse ha rimediato una sola ammonizione. Ora, resta la curiosità di capire se al rientro di Tomori, sarà possibile vedere il duo anglo-italiano come coppia di centrali. La pulizia e il tempismo che li caratterizza potrebbe rivelarsi quel qualcosa in più nella gestione del risultato che al momento al Milan sta mancando, specie in previsione di una seconda parte di stagione che prevede impegni sia in campionato che in Europa League.