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Il calcio è uno sport che sa regalare emozioni indescrivibili, e la storia è piena di partite memorabili che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore dei tifosi. Una di queste è senza dubbio la semifinale dell’Europeo 1968 tra Italia e URSS, una sfida che ha visto gli Azzurri fare la storia in un modo unico e indimenticabile. In questo articolo, riviviamo quella magica notte del 5 giugno 1968, dove il destino decise di interviene in modo inatteso.

Lo stadio San Paolo e l’aura di incertezza

Il 5 giugno 1968, allo Stadio San Paolo di Napoli, l’Italia affrontava l’Unione Sovietica in una semifinale che prometteva emozioni intense ed incertezza fino all’ultimo momento.

Gli Azzurri, guidati dall’allenatore Ferruccio Valcareggi, sapevano che quella partita avrebbe potuto segnare un punto di svolta. L’atmosfera allo stadio era elettrizzante. Il pubblico partenopeo, noto per la propria passione e calore, supportava la squadra con un entusiasmo travolgente. Il San Paolo era una vera e propria bolgia, con migliaia di tifosi che cantavano e urlavano per sostenere la nazionale italiana.

La squadra italiana scese in campo con una formazione che rispecchiava la tradizione di talento e tenacia. Ecco le formazioni ufficiali delle due squadre:

Formazione Italia

  • Albertosi
  • Burgnich
  • Facchetti (c)
  • Guarneri
  • Ferri
  • Bertini
  • Mazzola
  • Bulgarelli
  • Riva
  • Domenghini
  • Prati

Formazione URSS

  • Yashin (c)
  • Anichkin
  • Ponomaryov
  • Khurtsilava
  • Lovchev
  • Shesternyov
  • Voronin
  • Chislenko
  • Byschovets
  • Malofeyev
  • Banishevskiy

Una partita equilibrata e un finale inaspettato

La partita iniziò con entrambe le squadre che cercavano di imporre il proprio gioco. L’Italia puntava sulla solidità difensiva e sulle ripartenze rapide, mentre l’URSS, con l’iconico Lev Yashin tra i pali, mostrava una notevole compattezza e un forte gioco fisico. Nei primi minuti, il gioco fu per lo più concentrato a centrocampo, con poche occasioni da gol nette per entrambi i lati.

A dispetto della tensione e delle opportunità mancate, la partita non perse mai di intensità. I 90 minuti regolamentari si conclusero con un inevitabile 0-0, costringendo le squadre ai tempi supplementari. Nonostante le energie inizino a scarseggiare, entrambe le formazioni non riuscirono a trovare il varco giusto per segnare. Una vera battaglia di nervi e resistenza, che si protrasse fino alla fine dei supplementari, anche se l’Italia, pur sfavorita alla vigilia, ebbe modo di far tremare le fondamenta di Fuorigrotta proprio al 118′ minuto.

Una palla sparacchiata in avanti trova il petto di Pierino Prati, che lascia una palla vagante ai limiti dell’area, una di quelle palle perfette per i cosiddetti tiri ignoranti di Angelo Domenghini che arriva in corsa e spacca il palo alla sinistra di Yashin.

Con il risultato ancora fermo sullo 0-0 alla fine dei tempi supplementari, si rese necessaria una decisione insolita per stabilire il vincitore della sfida: il lancio della moneta. A quel tempo, i tiri di rigore non erano ancora in uso per decidere le partite in parità dopo i supplementari in competizioni principali. I capitani delle due squadre, Giacinto Facchetti per l’Italia e Albert Shesternyov per l’URSS, si avvicinarono all’arbitro Kurt Tschenscher, che aveva l’incarico di lanciare la moneta.

In un momento di altissima tensione, lo stadio divenne silenzioso come mai prima d’ora.

Il penny canadese, lanciato in aria per decidere la prima finalista emise il suo verdetto: fu l’Italia a vincere!

Dal sottopasso dello stadio San Paolo fece capolino un Facchetti a torso nudo, roteando in aria la maglia azzurra in segno di trionfo: tutti gli Azzurri si abbracciarono, esultando con una gioia mista a incredulità. Anche il pubblico si scatenò alla vista del capitano, urlando la propria gioia per il più inconsueto dei gol, perché di fatto di quello si trattava, un gol decisivo, segnato stavolta dalla Dea Bendata o da Eupalla, come soleva chiamarla Gianni Brera.

Questa vittoria, decisa in maniera tanto rocambolesca, portò l’Italia alla finale dell’Europeo 1968, dove avrebbe poi affrontato e battuto la Jugoslavia nella sfida che avrebbe consegnato agli Azzurri il loro primo titolo europeo.

Un’eredità di coraggio e fortuna

La semifinale dell’Europeo 1968 tra Italia e URSS rimarrà per sempre nella memoria degli appassionati di calcio. Fu una partita che dimostrò non solo la forza delle due squadre, ma anche quanto il destino possa a volte giocare un ruolo cruciale nello sport. La vittoria dell’Italia, ottenuta in maniera così insolita, viene ancora oggi ricordata come un momento di incredibile fortuna e coraggio.

Per coloro che amano le storie di sport, questa partita è un esempio di come la passione, la determinazione e un po’ di fortuna possano portare a risultati straordinari. Il ricordo di quella notte al San Paolo continua a vivere nei cuori dei tifosi italiani e di tutti gli amanti del calcio, testimoniando la bellezza e l’imprevedibilità di questo magnifico sport. Quella notte di Napoli è il perfetto emblema di come lo sport possa unire, emozionare e sorprendere come poche altre cose al mondo.