Gli anni ’90 sono stati senza dubbio il periodo d’oro per il calcio italiano. Sia a livello di Club e sia a livello di Nazionali.
Le squadre italiane facevano man bassa di titoli nelle tre coppe continentali, con il tris del 1990, le tre finali consecutive di Champions del Milan, imitato dalla Juventus, senza dimenticare i tre successi dell’Inter in Coppa Uefa. Alle grandi, si aggiungevano il Napoli, oltre a Sampdoria, Parma, con le cavalcate di Torino, Genoa, Roma e Fiorentina che avrebbero meritato miglior fortuna.
La Nazionale maggiore ci ha fatto sognare in tre mondiali fila, ma l’epilogo è sempre stato amaro ai calci di rigore. Il tutto bilanciato però dai tre Campionati Europei vinti dalla nostra Under 21, tra il 1992 e il 1996. L’epoca d’oro dei nostri giovani, molti dei quali arriveranno ad alzare la Coppa del Mondo nel 2006.
Un tris di successi che nessuno è più riuscito a ripetere, ai quali si aggiungono le vittorie del 2000 con Marco Tardelli CT e quella del 2004 con Claudio Gentile sulla panchina nostrana. Primi assieme alla Spagna come numeri di Europei vinti.
Ma il periodo che va dal 1992 al 1996 merita di essere ripercorso. Vediamo nel dettaglio.
Under 21 1992: il primo atto di un filone d’oro
Cesare Maldini inizia a tessere le fila del suo lavoro di CT dell’Under 21 già negli anni ’80. Anche per lo storico capitano milanista è una sorta di rodaggio, o se preferita, di semina. E il raccolto come vedremo è di quelli che lasciano il segno.
Il campionato Europeo del 1992 inizia nell’autunno del 1990, con le gare di qualificazioni. E’ una formula completamente diversa da quella che conosciamo oggi. In quegli anni infatti, vi erano appena 8 squadre promosse dalla fase a gironi e non vi era la classica fase finale a giugno.
Ma solo scontri diretti, con match di andata e ritorno, tra quarti, semifinale e finale. Proprio un’altra epoca lontana dal calcio moderno e dalla centralità delle televisioni.
Gli Azzurrini di Cesare Maldini hanno un’obiettivo: portare a casa il primo alloro nella manifestazione, considerando che nel 1986 perdemmo la doppia finale contro la Spagna ai calci di rigore. E l’avvio nel girone di qualificazione è davvero confortante: primo posto con 9 punti, nel Gruppo 3, davanti a corazzate come Ungheria (battuta due volte) e URSS (all’ultima manifestazione come unione sovietica). Unico neo la sconfitta in Norvegia per 6-0, in mezzo al ghiaccio e alla neve.
Nei quarti di finale l’Italia incrocia la Cecoslovacchia (a sua volta all’ultimo torneo da paese unito) e si impone 2-1 a Praga e 2-0 in casa: con l’accesso fra le prime quattro, la nazionale stacca anche il pass per le Olimpiadi di Barcellona dell’estate 1992. In semifinale è la volta della Danimarca; successo per 1-0 in trasferta e bis interno per 2-0.
Tra il primo alloro e il Campionato Europeo, ecco la Svezia che contro ogni pronostico ha raggiunto la doppia finale, dopo aver eliminato Olanda e Scozia. Nell’andata, il 28 maggio 1992, allo stadio Paolo Mazza di Ferrara gli Azzurrini vengono trascinati da 16 mila tifosi verso la vittoria per 2-0: apre le danze Buso al minuto 71 e 9 minuti dopo Sordo segna il 2-0.
Un bel vantaggio in vista della sfida di ritorno in casa degli svedesi. Il 3 giugno i padroni di casa vanno in vantaggio al 56′ con Simpson, ma la difesa azzurra tiene e nonostante qualche ripartenza sprecata, l’Italia può finalmente esultare. Per la prima volta nella storia del calcio nostrano, la nazionale Under 21 ha vinto l’Europeo di categoria.
Una nazionale, che oltre ai due citati marcatori, annovera Antonioli tra i pali, Favalli e Matrecano in difesa, Dino Baggio, Corini e Marcolin a centrocampo, con Melli ad affiancare Buso. Senza dimenticare in panchina Angelo Peruzzi (campione del mondo nel 2006), Rossini, Orlando e Muzzi.
Under 21 1994: il bis al Golden Gol
L’appetito vien mangiando. Così l’Italia Under 21 di Cesare Maldini inizia il nuovo biennio a settembre del 1992, ovvero tre mesi dopo il primo trionfo.
Questa volta cambia la formula del torneo, almeno nel suo epilogo: resta tutto uguale tra fase di qualificazione e quarti di finale, ma le quattro semifinaliste giocano una sorta di final four in una sede prescelta, fra le quattro nazioni in gara. Spetta alla Francia far da padrona di casa.
Gli Azzurrini nel girone di qualificazione, il numero 1, chiudono al primo posto davanti al Portogallo: tenetevi a mente il nome della nazionale lusitana. Tornerà utile. Per i ragazzi di Maldini 21 punti, con 7 successi e una sola sconfitta, oltre ad un vantaggio di quattro lunghezze sui rossoverdi che saranno ripescati come una delle due migliori seconde.
Nei quarti di finale i Campioni in Carica sfidano la Repubblica Ceca, per una sorta di film già visto due anni prima. E ovviamente caliamo il bis, con il 3-0 interno, a cui i cechi rispondono con una vittoria per 1-0 nel ritorno. Non basta però per eliminare l’Italia che stacca anche il pass per le Olimpiadi di Atlanta 1996.
Si va dunque in Francia per la final four e in semifinale Vieri e compagni sfidano proprio i transalpini che godono del favore del pronostico e della stampa. Finisce 0-0 e dunque, dopo 120 minuti si va alla lotteria del calci di rigore. Gli Azzurri si dimostrano degli assi dagli 11 metri, con Vieri, Panucci, Beretta, Marcolin e Carbone tutti a segno.
La Francia risponde con le reti di Carotti, Ouedec e un certo Zinedine Zidane. Sbaglia però il futuro mediano di Real Madrid e Chelsea, Makelele e la parata di Toldo ci porta alla seconda finale di fila, la terza in otto anni. Sfideremo il Portogallo che ha battuto nel derby iberico la Spagna per 2-0.
Una squadra da prendere con le molle quella lusitana, ma che l’Italia ha già domato nel girone di qualificazione. Certo, in gara secca può succedere di tutto, a maggior ragione se hai in squadra elementi come Rui Costa, Figo, Pinto, Bento e altri ancora. Match non memorabile sotto il piano dello spettacolo, in quella finale.
La truppa di Maldini ancora una volta vai ai supplementari, dopo lo 0-0 dei 90 minuti. Però, la UEFA per vivacizzare l’Extra Time ha introdotto una nuova regola: il Golden Gol. Ovvero chi segna per primo nei supplementari vince la partita e di conseguenza si laurea campione.
Una regola che nei sui 10 anni di vita, costerà alla Nazionale maggiore, l’Europeo del 2000 e l’ottavo di finale contro la Corea del Sud nel Mondiale 2002. In Francia, nel 1994 invece, la regola sorriderà all’Under 21 italiana. Orlandini, subentrato al minuto 84 al posto di Pippo Inzaghi diventa l’eroe.
La sua legnata da fuori aerea, al settimo minuto del primo tempo supplementare, trafigge Alves Brassard e spedisce in Paradiso la Nazionale che per la seconda volta di fila si laurea campione d’Europa, con Cesarone Maldini sempre più condottiero di questi ragazzi.
Ai fortissimi giocatori già citati di questo biennio, vanno ricordati anche Fabio Cannavaro, Panucci, Colonnese, Bigica, Galante e Negro, mentre Muzzi e Marcolin fanno il back to back a distanza di 24 mesi.
Under 21 1996: il tris, dopo una finale vietata ai deboli di cuore
L’autunno del 1994 segna l’inizio del terzo biennio e dell’avvicinamento al Tris. Sarà anche l’ultima esperienza di Cesare Maldini sulla panchina degli Azzurrini: nell’estate del 1996, dopo il flop dell’Italia di Sacchi a Inghilterra 1996, sarà proprio l’ex capitano milanista a prendere il posto dell’ex CT e guiderà la Nazionale Maggiore nel Mondiale del 1998 in Francia.
Tornando al 1994, l’Italia due volte campione d’Europa vince il Gruppo 4, dopo un durissimo duello contro l’Ucraina. 21 punti a 20, con la vittoria azzurra sui rivali per 2-1 nella penultima giornata che vale l’aggancio al comando. Nell’ultimo turno, basta un pari ai ragazzi di Cesare Maldini per assicurarsi l’approdo ai quarti di finale: 0-0 interno contro la Lituania.
Il cammino altalenante della Under 21 fa piovere qualche critica, anche alla luce dei giocatori che militano in quella squadra: Totti, Morfeo, Nesta, Pagotto titolare su un 17enne Buffon, Del Vecchio, Amoruso, Tommasi, Panucci, Galante, Fabio Cannavaro e tanti altri ancora. Insomma, giocatori già titolari e protagonisti in Serie A.
Passato lo spavento del girone di qualificazione, l’Italia prova a cambiare marcia. Nei quarti di finale ecco il temibile Portogallo che cerca la sua vendetta. Perdiamo 1-0 nella gara di andata, ma nel match di ritorno rimonta completata per 2-0: Azzurrini che accedono alle Final Four e staccano il biglietto per Sydney 2000 che ospiterà le prime Olimpiadi del nuovo millennio.
Tra le quatto semifinalisti, viene sorteggiata la Spagna per ospitare la fase finale, con Totti e soci che affrontano in semifinale la Francia, come due anni prima. Ci pensa il fantasista della Roma a stendere i transalpini: 1-0 e terza finale consecutiva sotto la gestione di Cesare Maldini.
Dall’altra parte ecco quella Spagna che nel 1994 era stata battuta in semifinale dal Portogallo. Da padroni di casa gli iberici vogliono il secondo titolo e sempre contro di noi. E sarà una finale da ricordare per decenni. Totti ci porta avanti dopo 11 minuti, ma alla mezzora Amoruso subisce il secondo giallo e restiamo in 10 vs 11. Prima del riposo, ecco il pareggio spagnolo con un certo Raul su assist di Iván de la Peña.
Stoica resistenza azzurra nella ripresa, il pari tiene e si va ai supplementari. Qui se possibile, la finale si fa ancora più drammatica per noi: rosso diretto al centrocampista Raffaele Ametrano e restiamo in 9 vs 11, con tutto il secondo tempo supplementare da giocare. Cesarone da Trieste non si perde d’animo e mette su un fortino che nemmeno il generale Custer.
Dobbiamo reggere 15 minuti l’assedio iberico e poi giocarcela ai rigori. Il copione di Maldini non subisce scossoni e sarà la lotteria dei rigori a stabilire chi fra Spagna e Italia vincerà il Campionato Europeo: come 10 anni prima. L’esito è assai diverso questa volta, anche se l’avvio non è confortante con l’errore di Panucci per noi.
Angelo Pagotto vive il suo quarto d’ora di gloria e respinge subito quello di De La Peña. Si resta in parità, con le reti azzurre di Fresi, Pistone e Nesta: tre difensori glaciali dal dischetto. La Spagna ribatte con De Pedro e Aranzábal, mentre Raul si fa respingere il rigore dall’immenso Pagotto, alla fine della quarta serie.
Gli Azzurrini hanno il match ball con Domenico Morfeo: talento purissimo, ma incostante come il tempo di Londra. Il fantasista abruzzese va sul dischetto, infila Mora e ci consegna il terzo titolo di fila nel campionato Europeo Under 21. L’apoteosi più totale, per un tris storico, mai successo prima e con il quale cala il sipario sull’era di Cesare Maldini alla guida degli Azzurrini.
Il dado è tratto, con l’Under 21 nella storia.