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Okay, abbiamo capito chi siamo. E cioè: una squadra mentalmente forte, brava nel fraseggio, ma ancora poco cattiva sotto porta. Non vuol dire che saremo questi fino alla fine, non vuol dire che Scamacca si fermerà sempre davanti al portiere. Ma c’è una base di partenza ottima, e porterà inevitabilmente a un lavoro da fare. L’Italia ha battuto l’Albania per 2-1: è andata bene, da “buona la prima” e buoni pure gli spunti forniti dalla squadra di Spalletti.

Intanto: la reazione. Sotto dopo 30 secondi, con lo stadio colorato di rosso Albania e l’Italia che avrebbe avuto tutti gli alibi per sciogliersi. Non l’ha fatto. Ha tenuto la barra dritta delle emozioni, e poi ci ha messo gioco. Anzi: l’ha fatto sin da subito, perché l’occasione di Pellegrini è ghiotta, la perseveranza con cui – in 5 minuti – arrivano le reti di Bastoni prima e Barella poi, è da squadra matura, forte dal punto di vista delle connessioni mentali. Siamo questi, appunto. Poi dovremo essere molto di più.

La strada del gioco

Certi concetti fanno dei giri immensi, in particolare se a pronunciarli è Luciano Spalletti. Però ieri per una volta è andato dritto al sodo, specialmente quando un giornalista albanese gli ha fatto una domanda che i colleghi italiani non avrebbero mai potuto fare, perché troppo generica e perché è semplicemente troppo presto. “Quest’Italia può vincere gli Europei? Tutti mi dicono la stessa cosa, anche i miei dirigenti di adesso: “L’importante è vincere…” Da quando ho iniziato ad allenare i bambini l’importante è vincere. No, non sono d’accordo: l’importante è giocare bene. Per diventare l’allenatore della Nazionale c’è una strada sola, quella del gioco”.

Non è guardiolismo puro, non è una legge dezerbista, è semplicemente la verità. Un gran gioco ti mette al pari delle squadre più forti, che possono affidarsi (anche o esclusivamente) ai colpi del campione. Il CT è convinto di avere una squadra forte, ma non tanto forte quanto la stessa Spagna che affronteremo giovedì, quando l’Europeo potrebbe prendere una strada o forzare l’uscita allo svincolo delle seconde. Se però l’Italia palleggia, si compatta, resta bella alta e bella solida, e in più ci mette le idee dalla trequarti in su… Magia: siamo di nuovo tra i migliori, siamo ancora tra le più forti.

E’ una strada, quella del gioco, che non è certo priva di rischi. Gli Azzurri non sono impermeabili, devono prendere le misure e poi tornano bravi a contenere. Si sparigliano per il campo con un sistema fluido e sì, hanno la fissa del gol fatto in più – e ieri si poteva e doveva fare qualcosa in questo senso – e non del gol subito in meno. Sarà il percorso perfetto? Quasi impossibile. E’ il migliore da perseguire in questo momento? Nessun dubbio.

I nostri Sinner

Poi dipendiamo come tutto e tutti: dagli altri e da chi mette il proprio talento a disposizione del collettivo. Federico Chiesa nel primo tempo è stato un belvedere con le luci dell’alba. L’emozione che non ha voce, e ha solo gambe per andare e testa bassa per puntare. Nicolò Barella, che pure arrivava da allenamenti zoppicanti – Spalletti ha sorriso: “Almeno si è riposato” – è stato allo stesso livello dell’esterno, se non superiore per continuità all’interno della partita. Infine Donnarumma: decisivo con un’uscita senza paura, con due amichevoli alle spalle da numero uno dei numeri uno.

Sono loro i nostri Sinner, per usare una citazione spallettiana. Cioè: quando pure le cose non vanno, ricordiamoci che il talento potrà servire e potrà decidere, soprattutto. Decretare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. C’è chi ne ha di più, chiaramente. Ma ne abbiamo anche noi e la gara con l’Albania, oltre a tre punti determinanti, porta esattamente questo tipo di consapevolezza: i fuoriclasse sono un po’ sparsi, a volte s’accendono, a volte si spengono, di sicuro basta un niente per portare la partita da un lato all’altro, come la pallina del pinball.

Qualificazione già in discesa

A prescindere, questa vittoria, godiamocela. E’ un bel premio. E mette tutto serenamente in discesa. Ora Italia e Spagna sono prime, a quota tre punti. La Roja è avanti per differenza reti ma c’interessa fino a un certo punto: giovedì l’importante diventa (anche) non perdere. Poi se si vince, chapeau. Ci candidiamo ad arrivare nuovamente fino in fondo. Con la vittoria sulla squadra di De La Fuente, infatti, ci potremmo assicurare addirittura il primo posto matematicamente. Dipende dalla Croazia: se non fa tre punti con l’Albania, allora ci siamo.

Lo scenario è complicato, ma non è impossibile. Se s’arriva a pari punti, si decide tutto via scontri diretti. E un altro chiave sarà mercoledì alle 15, con Croazia-Albania: Italia e Spagna sapranno così il destino certo in caso di vittoria o sconfitta. Per qualificarsi, invece? Basterà fare un punto, a rigor di logica, tra Croazia e Spagna. La migliore terza verosimilmente può passare con 4 punti. Certo, l’ambizione è più alta…