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L’Europeo del 2016 è stato un torneo che ha segnato profondamente il cuore di ogni tifoso italiano. A prescindere da come sia finito.

In un periodo di transizione per la Nazionale, l’Italia si presentava all’appuntamento continentale senza i favori del pronostico, ma con una determinazione e una voglia di riscatto che solo un leader come Antonio Conte poteva infondere. Fu straordinari, quell’avventura degli Azzurri in Francia. E partì da un’estate d’incertezza, soprattutto considerando il materiale tecnico a disposizione del CT.

I convocati della Nazionale 2016

Quando Antonio Conte ha diramato la lista dei convocati per l’Europeo del 2016, l’Italia intera ha effettivamente trattenuto il fiato. La rosa non contava su grandi stelle, ma su un gruppo di giocatori pronti a lottare fino all’ultimo minuto per la maglia azzurra. Gianluigi Buffon, il capitano e baluardo della difesa, era il punto di riferimento di un gruppo coeso, che si diceva affamato. Certo, non favorito.

La difesa

La difesa era il reparto chiave, affidato ai tre moschettieri della Juventus: Leonardo Bonucci, Andrea Barzagli e Giorgio Chiellini, la celebre BBC. Questo trio rappresentava la solidità e la determinazione di una squadra che sapeva di dover costruire le sue fortune sulla compattezza della retroguardia. A completare il reparto, giocatori come Matteo Darmian e Alessandro Florenzi, capaci di offrire versatilità e corsa sulle fasce.

Il centrocampo

A centrocampo, Daniele De Rossi portava esperienza e grinta, affiancato da elementi come Marco Parolo e Emanuele Giaccherini, quest’ultimo un jolly prezioso per Conte, capace di coprire più ruoli con la stessa efficacia. La creatività era affidata a Marco Verratti, anche se un infortunio lo aveva escluso dal torneo, costringendo Conte a ripiegare su altre soluzioni.

L’attacco

In attacco, l’Italia poteva contare su Graziano Pellè, un centravanti di peso e di grande presenza fisica, e su Éder, attaccante rapido e imprevedibile. Lorenzo Insigne e Ciro Immobile offrivano alternative interessanti per aggiungere estro e freschezza nelle fasi cruciali delle partite.

L’elenco completo dei convocati

  • 1 Buffon
  • 2 De Sciglio
  • 3 Chiellini
  • 4 Darmian
  • 5 Ogbonna
  • 6 Candreva
  • 7 Zaza
  • 8 Florenzi
  • 9 Pellè
  • 10 Motta
  • 11 Immobile
  • 12 Sirigu
  • 13 Marchetti
  • 14 Sturaro
  • 15 Barzagli
  • 16 De Rossi
  • 17 Eder
  • 18 Parolo
  • 19 Bonucci
  • 20 Insigne
  • 21 Bernardeschi
  • 22 El Shaarawy
  • 23 Giaccherini

Il percorso nella fase finale

Con un po’ di intoppi, qualche preoccupazione, certo il coraggio, l’Italia ha iniziato il proprio percorso. Curiosa, ecco, di capire fin dove si sarebbe spinta.

La fase a gironi

Il debutto dell’Italia agli Europei 2016 avvenne contro il Belgio, una delle squadre favorite per la vittoria finale. Gli Azzurri, considerati sfavoriti, misero in campo una prestazione magistrale, mostrando una coesione e una disciplina tattica impressionanti.

Giaccherini aprì le marcature su un lancio perfetto di Bonucci, e Pellè chiuse i conti con un gol in contropiede: l’Italia vinse 2-0, facendo subito capire che non era venuta in Francia per fare da comparsa.

La seconda partita del girone, contro la Svezia di Zlatan Ibrahimovic, fu bloccata per lunghi tratti. Sottovalutando forse l’avversario – che un anno più tardi avrebbe inflitto il più doloroso dei colpi -, gli azzurri si ritrovarono con un attacco spuntato, in preda a un po’ di apprensione. Fu Éder, con un guizzo negli ultimi minuti, a regalare la vittoria all’Italia con un tiro preciso dal limite dell’area, sigillando il passaggio agli ottavi di finale con una giornata di anticipo.

L’ultima partita del girone, contro l’Irlanda, vide l’Italia schierare molte seconde linee, dato che la qualificazione come primi del gruppo era già in tasca. Nonostante una sconfitta per 1-0, l’Italia aveva già mostrato il suo vero volto: una squadra compatta, resiliente e pronta a sfidare chiunque.

La sfida alla Spagna

Negli ottavi di finale, l’Italia affrontava la Spagna, campione d’Europa in carica. Era una partita dall’alto contenuto emotivo e tecnico, una vera e propria battaglia tra due scuole di pensiero calcistico. Con il ricordo di quanto accaduto quattro anni prima, soprattutto. La prestazione degli Azzurri fu una sinfonia di disciplina tattica e spirito guerriero. Giorgio Chiellini sbloccò il risultato con un gol in mischia dopo una punizione battuta da Éder. La Spagna provò a reagire, ma la difesa italiana, guidata da un Buffon in stato di grazia, resistette stoicamente.

Nel finale, con la Spagna sbilanciata alla ricerca del pareggio, Graziano Pellè chiuse i conti con un gol in contropiede, fissando il risultato sul 2-0. Era una vittoria storica, che sanciva la rinascita del calcio italiano, ricordando a tutti l’orgoglio e la forza della Nazionale. Anche senza fuoriclasse.

I quarti di finale con la Germania

Nei quarti di finale, l’Italia si trovava di fronte la Germania, campione del mondo. Semplicemente, una battaglia epica, una partita a scacchi tra Antonio Conte e Joachim Löw. Il match si sbloccò nel secondo tempo con il gol di Mesut Özil, ma l’Italia non si arrese. Trovando un insperato pari con Leonardo Bonucci su rigore: con freddezza e precisione, il centrale portò la partita ai tempi supplementari.

I rigori furono una lotteria crudele. Buffon parò il tiro di Thomas Müller, ma gli errori di Simone Zaza e Graziano Pellè risultarono fatali. La Germania vinse 6-5 dopo una lunga serie di penalties, ma l’Italia uscì a testa alta, avendo dato tutto e dimostrando di poter competere con le migliori squadre del mondo.

Quell’Italia di Antonio Conte

Era un’Italia, quella, a immagine e somiglianza di Antonio Conte, che con la sua passione e il suo carisma aveva forgiato un gruppo di giocatori e li aveva trasformati in una squadra solidissima. La sua Italia giocò con il cuore, ma oltre alla determinazione, per battere i più forti, serviva quel pizzico di fortuna che non è arrivato (diversamente da Euro 2020).

La filosofia di Conte era chiara: solidità difensiva, lavoro di squadra e attacchi rapidi. Ogni giocatore aveva un ruolo preciso, e ognuno sapeva esattamente cosa fare in ogni momento. La sua abilità nel motivare la squadra fu fondamentale. Conte non era solo un allenatore, ma un vero e proprio condottiero, capace di infondere nei suoi giocatori una fiducia incrollabile.

L’attuale tecnico del Napoli ha spesso ricordato quella squadra, quell’ambiente coeso e unito, dove ogni giocatore si sentiva parte di un progetto più grande. La sua gestione dello spogliatoio fu impeccabile, riuscendo a mantenere alta la concentrazione e la determinazione anche nei momenti più difficili. Ogni allenamento era una lezione di sacrificio e dedizione, ogni partita un’occasione per dimostrare il proprio valore.

La Rinascita del Calcio Italiano

L’Italia del 2016 ha gettato le basi per una rinascita del calcio italiano. La prestazione agli Europei aveva riavvicinato tutti, ridato fiducia e speranza ai tifosi, mostrando che con il giusto spirito si può competere ai massimi livelli. Il lavoro di Conte è stato fondamentale per risollevare una Nazionale che veniva da anni difficili, e la sua eredità è visibile nelle prestazioni successive della squadra.

Non è un caso che 5 anni più tardi, giocatori come Insigne, Verratti e Immobile siano stati decisivi per quel successo in Inghilterra. Che Chiellini e Bonucci avessero le qualità per guidare quello spogliatoio. Che la maglia azzurra avesse riacquistato un significato profondissimo. Spalletti sì, vorrebbe ripartire proprio da quello spirito: reso immortale da Mancini, ma fondato sull’idea di Conte.