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Era il maggio del 2012, e tutto era più bello. Sarà quest’aria da Europei, sarà cos’eravamo 12 anni fa, nonostante le difficoltà, ma quell’Italia che si preparava ad affrontare il Campionato Europeo di calcio in Polonia e Ucraina genera una profonda nostalgia. Un po’ a prescindere.

Il commissario tecnico Cesare Prandelli aveva il compito arduo di selezionare i 23 giocatori che avrebbero rappresentato la nazione in uno dei tornei più prestigiosi del mondo. Prandelli aveva una visione chiara del tipo di squadra che voleva costruire: un mix di esperienza e gioventù, con una filosofia di gioco che si allontanava dal tradizionale catenaccio italiano, puntando invece su un calcio più propositivo e offensivo. Ricorda qualcosa?

I convocati della Nazionale 2012

La rosa finale includeva veterani come Gianluigi Buffon, Andrea Pirlo e Daniele De Rossi, insieme a giovani promesse come Mario Balotelli e Sebastian Giovinco. Buffon, indiscusso capitano e punto di riferimento tra i pali, rappresentava la sicurezza che richiamava l’impresa di 6 anni prima. Pirlo, reduce dalla stagione da revival con la maglia della Juventus, era il cervello della squadra, capace di dettare i ritmi del gioco con la sua visione, la sua precisione, i suoi guizzi. E Balotelli? Nonostante le polemiche e le incognite sul suo comportamento, era considerato il talento imprevedibile che poteva fare la differenza.

La fase di preparazione non fu priva di dubbi e polemiche. Le scelte di Prandelli furono spesso criticate, specialmente l’inclusione di SuperMario e l’esclusione di alcuni veterani. Dai radar era sparito Giuseppe Rossi, infortunati. Ma anche tutti i centravanti provati fino a quel momento: Pazzini, Borriello, Gilardino, Osvaldo, Matri. C’era Totò Di Natale, non Simone Pepe, né Mattia Destro. Qualcuno si era lamentato di Verratti: avrebbe preferito Cigarini.

L’elenco completo

Portieri

  • 1 Buffon
  • 14 De Sanctis
  • 12 Sirigu

Difensori

  • 3 Chiellini
  • 15 Barzagli
  • 7 Abate
  • 2 Maggio
  • 19 Bonucci
  • 4 Ogbonna
  • 6 Balzaretti

Centrocampisti

  • 21 Pirlo
  • 8 Marchisio
  • 16 De Rossi
  • 5 Thiago Motta
  • 23 Nocerino
  • 18 Montolivo
  • 13 Giaccherini
  • 22 Diamanti

Attaccanti

  • 9 Balotelli
  • 10 Cassano
  • 11 Di Natale
  • 20 Giovinco
  • 17 Borini

La fase a gironi

L’Europeo chiamò, comunque. E gli azzurri risposero. L’Italia fu così inserita nel Gruppo C, insieme a Spagna, Croazia e Irlanda. Il primo incontro? Il più bello di tutti, probabilmente: subito una sfida impegnativa contro i campioni in carica della Roja.

La prima partita con la Spagna

La partita, giocata il 10 giugno a Danzica, terminò con un pareggio per 1-1. L’Italia si portò in vantaggio con un gol di Antonio Di Natale, appena entrato in campo, su un assist magistrale di Pirlo, che come spesso capitava andò a pescare un angolo semplicemente improbabile per qualsiasi altro.

Tuttavia, la Spagna rispose prontamente con un gol di Cesc Fàbregas. Nonostante il pareggio, la prestazione degli Azzurri fu convincente, con un’ottima organizzazione difensiva e momenti di grande calcio offensivo. Aveva settato il mood: si poteva fare qualcosa d’importante.

La seconda partita con la Croazia

Nel secondo incontro, l’Italia affrontò la Croazia. Ancora una volta, gli Azzurri passarono in vantaggio con una splendida punizione di Pirlo. Ecco: un calo di concentrazione nel secondo tempo permise alla Croazia di pareggiare con un gol di Mario Mandzukic.

Questo 1-1 lasciò l’Italia in una posizione delicata, costringendola a vincere l’ultima partita del girone per garantirsi la qualificazione ai quarti di finale. Era dentro o fuori, situazioni in cui per noi è facile esaltarci.

La terza partita contro l’Irlanda

L’ultimo incontro del girone fu contro l’Irlanda. Gli Azzurri si imposero con un 2-0 grazie ai gol di Antonio Cassano e Mario Balotelli.

Questa vittoria, combinata con il risultato dell’altra partita del girone, permise all’Italia di qualificarsi come seconda del gruppo, alle spalle della Spagna. Non sarà un dettaglio banale.

I quarti di finale

Nei quarti di finale, l’Italia affrontò l’Inghilterra. La partita, giocata il 24 giugno a Kiev, fu tutto ciò che può creare la paura su un campo da calcio. Una battaglia intensa e equilibrata, terminata 0-0 dopo i tempi regolamentari e i supplementari.

La sfida si decise ai calci di rigore, dove Buffon fu protagonista parando il rigore decisivo di Ashley Cole. L’Italia vinse 4-2 ai rigori, con Pirlo che segnò un rigore memorabile con un cucchiaio, dimostrando grande classe e freddezza. Iconico, al massimo.

La semifinale

La semifinale contro la Germania, giocata il 28 giugno a Varsavia, fu una delle partite più memorabili dell’Europeo. L’Italia si impose con un 2-1 grazie a una doppietta di Mario Balotelli. Il primo gol fu un colpo di testa preciso su un cross di Antonio Cassano, mentre il secondo fu un potente tiro dalla distanza che lasciò di stucco il portiere tedesco Manuel Neuer. L’esultanza è stato il primo ‘flex‘, quando il termine non andava ancora di moda.

Nonostante un gol nel finale di Mesut Özil su rigore, l’Italia riuscì a mantenere il vantaggio e a qualificarsi per la finale. Si sognava fortissimo.

La finale contro la Spagna

La finale è stata la chiusura di un cerchio, quasi fisico. L’Italia era convinta di poter far bene, di giocarsela, di essere ad altezza Spagna. L’aveva affrontata nella prima sfida, prendendosi tutte le vibes positive. C’era allegria. E c’era ambizione.

La squadra di Del Bosque, in quel periodo al culmine del suo ciclo di vittorie – arrivava dalla vittoria degli Europei e del Mondiale -, dimostrò però una superiorità schiacciante, vincendo per ben 4-0. La partita iniziò subito male per gli Azzurri, con David Silva che portò avanti i suoi al 14º minuto. La Spagna dominò il possesso palla e raddoppiò con Jordi Alba poco prima dell’intervallo.

Nel secondo tempo, l’Italia tentò di reagire, ma la situazione peggiorò quando Thiago Motta, entrato da poco, si infortunò, lasciando l’Italia in dieci uomini a causa delle sostituzioni già esaurite. La Roja ne approfittò, segnando altri due gol con Fernando Torres e Juan Mata.

Un avversario troppo forte

La Spagna realizzò così un back to back to back; era una squadra quasi imbattibile, con un gioco collettivo straordinario basato sul possesso palla e sul tiki-taka. Il loro centrocampo valeva il pezzo dell’emozione: Xavi, Iniesta e Busquets. Ossia controllo del ritmo, del gioco, delle occasioni. La difesa, guidata da Sergio Ramos e Gerard Piqué; l’attacco, nonostante l’assenza di un centravanti fisso, era dinamico e letale. Il Guaje Villa. E il Nino Torres.

L’Italia, pur avendo mostrato grande carattere e qualità nel corso del torneo, non riuscì a tenere testa a una squadra così completa e ben allenata. La mancanza di freschezza e l’infortunio di Motta aggravò ulteriormente la situazione, rendendo impossibile una rimonta. Proprio dal punto di vista atletico, gli Azzurri sembrarono in clamorosa difficoltà. Prandelli non aveva certo puntato sul turnover: non aveva mai avuto realmente occasione.