Finalmente, dopo 10 anni di assenza, l’Inter torna a superare la fase a gironi e a disputare gli ottavi di finale di Champions League.
Grazie ad una doppietta di Edin Dzeko nel secondo tempo la squadra di Inzaghi è riuscita ad avere la meglio sullo Shakthar Donetsk e a portarsi a 4 punti di distanza dallo Sheriff Tiraspol.
Ora nella trasferta di Madrid del 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, i milanesi si giocheranno il primo posto nel girone con la qualificazione già assicurata.
Sfatata la maledizione dello Shakthar
Dal gol di Romelu Lukaku all’83° della semifinale di Europa League del 17 agosto 2020, finita 5-0 per i nerazzurri, alla rete di Edin Dzeko al 61° della partita di ieri sono trascorsi ben 235 minuti di gioco senza che l’Inter riuscisse più a segnare agli ucraini.
Le ultime tre sfide di Champions League contro lo Shakthar infatti si erano concluse tutte sullo 0-0, e i fantasmi avevano iniziato ad aleggiare sopra San Siro anche ieri sera, dopo un primo tempo dominato dai nerazzurri, capaci di contrastare efficacemente ogni tentativo di azione degli ucraini sul nascere e di attaccare l’area con innumerevoli soluzioni. Nonostante il grande sforzo offensivo, però, la palla sembrava non voler mai entrare, tra miracoli del portiere Trubin, imprecisione degli attaccanti interisti e segnalazioni di fuorigioco o di falli in area.
Ci è voluta un’azione insistita, sull’asse Perisic-Darmian per consentire a Dzeko di spezzare finalmente la maledizione ucraina con un bel tiro dal limite dell’area.
Una manciata di minuti dopo è stato nuovamente il centravanti bosniaco a raccogliere un preciso cross di Ivan Perisic sul secondo palo e ad insaccarlo di testa per il definitivo 2-0 che ha ipotecato la qualificazione per l’Inter (giunta con certezza in serata con la prevedibile vittoria del Real Madrid in casa dello Sheriff).
Lo Shakthar di De Zerbi saluta quindi l’Europa, relegato all’ultimo posto con solo un punto conquistato (proprio nel pareggio dell’andata contro l’Inter).
La perdita della punta titolare Lassina Traoré (vittima di un bruttissimo infortunio all’andata) è un alibi debole per una squadra che avrebbe dovuto proporre un calcio offensivo e manovrato e invece si è troppo spesso incartata su una costruzione dal basso troppo lenta e cervellotica.
I margini di miglioramento ci sono, ma il tecnico italiano deve lavorare ancora parecchio per ottenere risultati a livello europeo.
Il successo di Inzaghi e di tutta la rosa
Chi invece si conferma un allenatore in piena ascesa è Simone Inzaghi.
Arrivato in estate dopo l’addio di Antonio Conte, Inzaghi aveva quell’aura di rimedio dell’ultimo momento, e anche abbastanza low-cost, per sostituire il tecnico che aveva riconsegnato lo scudetto all’Inter dopo 11 anni.
Nonostante la squadra si sia privata di due pedine di primissima grandezza come Lukaku e Hakimi, Inzaghi è riuscito laddove Conte non era riuscito nelle ultime due stagioni, ovvero a superare il girone di Champions League.
D’altro canto la volontà di arrivare agli ottavi era stata la prima cosa che aveva dichiarato il 7 luglio, giorno della sua presentazione alla stampa, e ha mantenuto la promessa di restituire all’Inter la sua dimensione, appunto, internazionale.
La squadra nerazzurra, che già aveva iniziato la stagione in maniera convincente, appare costantemente in crescita, con tutti i giocatori sempre più coinvolti (anche ieri i giocatori subentranti, da Vidal a D’Ambrosio a Sensi, sono scesi in campo con lo spirito giusto anche se si trattava degli ultimi minuti) e con i titolari che stanno migliorando il proprio rendimento a ritmi esponenziali.
Basti pensare a Edin Dzeko, già in doppia cifra per quanto riguarda i gol stagionali, e Hakan Calhanoglu, che dopo gli alti e bassi di inizio stagione è ormai un mese che offre prestazioni di ottimo livello, con attenzione e applicazione costante per tutta la gara. Ma soprattutto è sulle fasce che l’Inter sta costruendo i suoi successi: da un lato un Matteo Darmian che, nonostante venga sempre ritenuto un rincalzo a inizio stagione, è sempre presente dove e quando serve lungo l’out di destra; dall’altro un Ivan Perisic che stupisce per come sia ormai diventato uno dei migliori interpreti del ruolo di esterno a tutta fascia sinistro in Italia.
Bocciato alla prima stagione di Conte e ceduto in prestito al Bayern Monaco perché ritenuto non in grado di coprire tutta la fascia, dopo aver conquistato il triplete in Baviera è tornato a Milano con rinnovato entusiasmo.
Se nella scorsa stagione si è calato con umiltà e applicazione nel ruolo di quinto di centrocampo, quest’anno sta toccando vette di rendimento altissime: oltre all’apporto in fase offensiva, da un certo punto di vista prevedibile visto il suo passato da ala pura, stupisce la sua puntualità anche in fase di copertura, dove ormai si produce in recuperi e diagonali difensive degne di un terzino di ruolo.
Ormai quest’Inter riesce a sopperire con la forza del gruppo anche ai periodi di appannamento di alcuni giocatori che sembravano indispensabili a inizio stagione, come Lautaro Martinez o Barella, che negli ultimi match sembrano accusare un po’ le fatiche delle tante partite ravvicinate.
Con la mente sgombra dall’ansia della qualificazione, non è impossibile sognare un colpo in trasferta al Bernabeu. Il calendario del campionato, peraltro, offre la possibilità a Inzaghi di gestire la rosa senza troppe pressioni, avendo solo la trasferta di Roma come impegno davvero probante nel prossimo mese.