L’undicesimo turno di Serie A ha regalato diverse certezze in più per alcune big (Napoli, Milan e Lazio), e ridimensionato in qualche misura proprio le tre più belle sorprese di questo inizio stagione (Udinese, Atalanta e Roma tutte e tre sconfitte).
Ma è stata anche la giornata delle nuove polemiche all’indirizzo dell’Inter (con il disastroso arbitraggio di Valeri a Firenze), che dal canto suo ha centrato comunque la terza vittoria di fila rimettendosi in corsa, così come la Juventus di Allegri, finalmente in goleada contro l’Empoli.
Pazza Inter, pazzo Valeri
Ci sono due possibili narrazioni per dare il quadro di questa partita incredibile. Da una parte il risultato sul campo, che vede ancora una volta i nero azzurri protagonisti di uno dei loro folli match, prima dominato, poi ripresi, poi di nuovo avanti e infine beffati proprio al novantesimo con un euro gol di Jovic. E quando tutto sembra finito, al quinto minuto di recupero una carambola che regala la vittoria finale e tre punti preziosi per la corsa alla Champions (o al titolo?).
L’amarezza Viola però va al di là del rocambolesco finale e di quello che sarebbe stato un punto meritatissimo per la prestazione. Perchè a referto ci sono almeno un paio di occasioni che potremmo definire da bollino rosso e che mettono l’arbitro Valeri al centro delle polemiche. Su tutti, il scellerato intervento di Dimarco su Bonaventura (che rischia la gamba nell’occasione) che vale sì il rigore, ma non porta alla sacrosanta espulsione, nè al minimo cartellino.
E non interviene in merito neanche il VAR, colpevolmente stando alle immagini che tutti hanno potuto vedere. Un episodio che avrebbe certamente indirizzato la partita con ancora sessanta minuti da giocare in inferiorità numerica.
Sliding door che portano poi come sappiamo al clamoroso pareggio al novantesimo e alla mezza festa Viola rovinata dal gol di Mkhitaryan nel recupero, non tanto per il macedone, quanto per un probabile fallo di Dzeko che atterra Milenkovic prima di far partire l’azione del gol vittoria nero azzurro.
Insomma che l’Inter sia ancora in corsa su tutti i fronti è un dato di fatto, così come che Inzaghi sia riuscito a uscire bene dal periodo negativo. Ma certo almeno in questa occasione alcuni episodi chiave hanno indirizzato la partita a loro favore.
La rivincita del bel gioco
C’era una volta chi lamentava il fatto che per riuscire a vincere in campionato era più importante vincere che giocare bene. Ma in questa prima fase della stagione stiamo vedendo più di qualche squadra riuscire in entrambi gli intenti.
Il Napoli di Spalletti è una macchina che sta facendo girare tutti gli ingranaggi alla perfezione, con un attacco capace di mettere a segno già 26 reti (il migliore al momento) e con tanti elementi pronti a fare la differenza. A Roma il gol vittoria è arrivato da Osimhen, ma quando ti puoi permettere il lusso persino di tenere un Raspadori in panchina, significa che la qualità è davvero tanta.
Di contro il Milan di Pioli può contare ora non solo sui soliti Theo Hernandez e Leao (assist e gol), ma anche sul ritrovato Diaz (doppietta ammazza derby per lui) e su un Origi finalmente determinante. Manca solo De Ketelaere all’appello, anche questa volta autore di una prova opaca, con un errore che sa di pochissima determinazione e fiducia.
E a chiudere il podio delle prime tre, c’è ora una Lazio che sta sorprendendo tutti. Non tanto perchè finalmente plasmata a immagine e somiglianza del suo tecnico, Sarri, quanto perchè capace di adattarsi alle varie situazioni (e assenze) come proprio il Maurizio nazionale non era stato a volte capace di fare. Ci troviamo così i bianco celesti con la migliore difesa del campionato (sesto clean sheet per Provedel e solo 5 gol subiti), e una vittoria che arriva anche senza il suo uomo gol più importante, Immobile, sostituito da un Felipe Andreson sempre più dentro ai meccanismi sarriani.
Il crollo delle sorprese
In questo quadro la sorpresa è vedere proprio le tre più belle sorprese di questo inizio stagione crollare tutte insieme. L’Atalanta di Gasperini è una creatura ormai completamente diversa da quella che abbiamo visto in questi anni, eppure proprio nella sua metamorfosi più difensiva (solo 8 gol subiti, a fronte però di solo 16 fatti), stava ottenendo i suoi migliori risultati (record di punti). La lezione impartita da Sarri però rimette in linea le ambizioni nero azzurre (che pure stanno facendo cose egregie).
Della Roma di Mourinho si è già detto molto, e la sconfitta contro il Napoli può anche essere messa in conto. Certo però non riuscire a mettere nemmeno un tiro in porta è un dato pesante, che si aggiunge agli appena 13 gol segnati fin qua, un campanello d’allarme importante se si vuole realmente ambire ai primi quattro posti.
Non poteva invece continuare su quei ritmi pazzeschi l’Udinese, che dopo un filotto di sei vittorie di fila, inciampa invece sulla seconda sconfitta consecutiva tra Coppa Italia e campionato, con il Torino che espugna il Friuli dopo una partita molto equilibrata. Niente di grave per Sottil, che però non vince ora da tre giornate (anche se resta ampiamente sopra le aspettative di inizio stagione).
Segnali di risveglio
C’è chi ha trovato in questa giornata anche conferme di qualche segnale positivo. Lo ha fatto di certo la Juventus, che fa poker contro l’Empoli trovando finalmente anche l’aiuto di Kean al suo primo gol stagionale.
Ma hanno ritrovato il sorriso anche altre compagini. Il Torino che sbanca Udine tornando alla vittoria dopo cinque giornate, la Salernitana che raccoglie il massimo contro lo Spezia raccogliendo la sua seconda vittoria di fila in casa, ma anche il Bologna che coglie i tre punti sul Lecce regalando a Motta la prima gioia di campionato dal suo esordio (dopo aver rotto il ghiaccio in Coppa Italia battendo il Cagliari).
Mancano all’appello due sfide molto importanti soprattutto per la coda della classifica, con le ultime due a sfidarsi per trovare una possibile prima vittoria di stagione (Cremonese e Sampdoria), mentre il Verona dovrà cercare a Sassuolo di interrompere la striscia di cinque sconfitte di fila.