Gli odori e i sapori di un calcio lontano anni luce da quello a cui siamo abituati a vedere da circa una decina di anni a questa parte, ci porta in questo pezzo a prendere in esame uno dei trionfi che ancora oggi rievocano dolcissimi ricordi da parte della tifoseria nerazzurra.
Stiamo parlando della vittoria della Coppa Uefa del 1991 da parte dell’Inter, in quella che fu l’edizione numero 20 del trofeo, nella quale, all’epoca, la Coppa veniva assegnata dopo le finali che si giocavano con partite di andata e ritorno.
Il successo delle squadre italiane di quell’anno, acquisì maggior valore grazie alla Roma, che contese al “Biscione” proprio la finale di Coppa Uefa, al termine di un torneo che aveva visto la riammissione delle compagini inglesi, cinque anni dopo la squalifica per le squadre di Premier a seguito dei deprecabili e tragici fatti dell’Heysel. In realtà fu una riammissione parziale, visto che il Liverpool non prese parte alla Coppa dei Campioni, a differenza di Manchester United e Aston Villa, che parteciparono rispettivamente a Coppa delle Coppe e Coppa Uefa.
Uno scenario influenzato dai cambiamenti geopolitici
Non si può non mettere in evidenza quelli che furono i cambiamenti geopolitici di quell’epoca, con la caduta del muro di Berlino a dare inizio a quello stravolgimento che cancellò dalle cartine geografiche l’Unione Sovietica a cui fece seguito il frazionamento di numerosi Paesi non solo ex URSS. La secessione della Lituania, ad esempio, permise al Cornomorec di Odessa al posto dello Zalgiris Vilnius.
All’epoca erano ancora lontane le prese di decisione che in futuro rivoluzioneranno le formule delle Coppe europee, poi corroborate da un numero di partite molto più ampio, in virtù della formulazione dei gironi di qualificazione che presero il posto dei primi turni ad eliminazione diretta.
Nella stagione precedente l’Inter chiuse il campionato alle spalle del duo Napoli-Milan che diedero vita ad un campionato spettacolare con nomi altisonanti come, ovviamente, Diego Armando Maradona e Marco Van Basten, solo per citarne due delle squadre che chiusero rispettivamente prima e seconda.
Dal canto suo l’Inter finì terza, grazie alla migliore differenza reti sulla Juve che in quell’anno chiuse a pari punti con i nerazzurri, ma quarta ufficiale. Grazie ai successi delle squadre più blasonate, Juventus in particolare durante la stagione, quell’anno ci fu il record di partecipazioni di squadre italiane alle tre coppe europee, ben 8!
In Coppa Uefa fecero quindi compagnia all’Inter la già menzionata Roma, l’Atalanta che uscì ai quarti proprio contro i futuri vincitori del trofeo e il Bologna, fuori sempre ai quarti di finale per mano dello Sporting di Lisbona.
Primo e secondo turno con fatica
L’Inter non pescò benissimo dall’urna per quanto riguarda il primo turno, visto che il doppio confronto con il Rapid Vienna fu risolto al ritorno solo dopo i tempi supplementari, alla luce del doppio 2-1 a campi invertiti.
I nerazzurri soffrirono non poco soprattutto in Austria dove, a inizio stagione, il 19 settembre del 1990, andarono in vantaggio quasi subito con una rete di Matthaus, alla quale risposero nel secondo tempo al 55’ Pfeifenberger e al 71’ Keglevits. Indimenticabile la cavalcata del centrocampista nerazzurro nell’occasione del gol, una staffilata che i tifosi nerazzurri non dimenticheranno facilmente e che uccellò un portiere fortissimo come Konsel.
Al ritorno Nicolino Berti diede speranze di qualificazione al 90° con una doppietta nel finale di gara, ma quando si aspettava solo il fischio finale dell’arbitro, Fjørtoft segnò il gol del 1-2 forzando la partita, che in quell’occasione si giocò al Bentegodi di Verona, ai tempi supplementari. Nel tempo aggiuntivo fu Jurgen Klinsmann al 102° a regalare il passaggio del turno all’Inter, togliendo le castagne dal fuoco alla sua squadra.
Inferno e ritorno anche per quanto riguarda il secondo turno, quello che mise di fronte la squadra di Giovanni Trapattoni contro l’Aston Villa, proprio una delle due squadre che avevano appena ottenuto il via libera alla riammissione alle Coppe Europee.
Anche in questo caso l’Inter soffrì all’andata, subendo un gol per tempo, da Platt ( passato alla Juve nel 1992), e Nielsen che nella testa di tutti i tifosi inglesi poteva sembrare una sorta di ipoteca sul passaggio del turno, ma quell’anno la forza di carattere dell’Inter non temeva confronti.
Gli stessi eroi del primo turno, permisero all’Inter di recuperare lo svantaggio, chiudendo, questa volta nella propria casa di San Siro, per 3-0, grazie alle reti in successione di Klinsmann in apertura e di Berti e Bianchi nella parte centrale del secondo tempo.
Partizan facile e primo derby ai quarti
Agli ottavi di finale, nonostante un avversario non proprio malleabile all’epoca, l’Inter si mise a banchettare sul Partizan di Belgrado nella partita di andata, quella di San Siro dove ad aprire le danze fu Lothar Matthaus, fortunato a sfruttare un filtrante di Bianchi. Tra i migliori della serata ci fu uno strepitoso Walter Zenga che salvò il risultato grazie ad un paio di interventi, tra cui uno clamoroso alla fine del primo tempo in uscita su Djurdjevic.
Mandorlini a inizio ripresa con un gran colpo di testa su calcio d’angolo battuto da Matthaus e Bianchi su azione concitata in area di rigore, chiusero il conto a favore della squadra italiana per 3-0. Pleonastico l’1-1 della partita di ritorno al FK Partizan di Belgrado con reti di Stevanovic e ancora Matthaus.
Con un clamoroso en plein, le quattro squadre azzurre iscritte al torneo, centrarono tutte i quarti di finale, per cui sarebbe stato molto facile assistere ad uno scontro fratricida. Toccò a Inter e Atalanta bere l’amaro calice del derby, ma l’Inter, dopo il pareggio dell’andata, chiuse i conti ancora una volta a San Siro, grazie al primo gol nella competizione di Aldo Serena e al raddoppio di Lothar Matthaus nella parte centrale della ripresa.
Identici i risultati del doppio confronto in semifinale, quando a cadere in casa dell’Inter fu lo Sporting Lisbona, protagonista nel turno precedente quando eliminò il Bologna. In Portogallo gli avversari dell’Inter tennero botta alla luce di uno 0-0 privo di emozioni.
A San Siro l’Inter scese in campo con maggiore convinzione e condusse i giochi fin dall’inizio, aprendo le marcature grazie ad un calcio di rigore realizzato al 15° ancora una volta da Lothar Matthaus, per poi chiudere i conti con Klinsmann a 10 minuti dalla fine della prima frazione.
La finale con la Roma
Era un momento magico per il calcio italiano, e la finalissima di Coppa Uefa tra Inter e Roma ne fu il perfetto paradigma.
Anche la finale si assegnava con partite di andata e ritorno, per cui, a breve distanza l’una dall’altra, 15 giorni per l’esattezza, Inter e Roma di confrontarono l’otto Maggio a San Siro e il 22 maggio all’Olimpico.
Ancora una volta fu il fattore campo a mettere in condizione l’Inter di portare a casa la Coppa Uefa 1990/91, grazie al 2-0 maturato nel match di andata in cui, manco a dirlo, a segno andò ancora una volta Lothar Matthaus autore del primo gol su calcio di rigore, realizzato al 55° alle spalle di Giovanni Cervone. L’Inter trovò il secondo gol con Nicola Berti al 67°.
A festeggiare all’Olimpico furono i nerazzurri al termine di una partita molto nervosa e piena di pathos, nella quale fu battuto il nuovo record di incassi e sfondato il muro dei 4 miliardi di Lire.
In quella partita fu la Roma, come è ovvio che fosse, a condurre la gara per recuperare il gap delle due reti, ma L’inter si difese alla grandissima con un magistrale Ferri che annullò Rudi Voller, tra le altre cose capocannoniere di quella edizione con 10 reti.
La rete di Rizzitelli arrivò a 10 minuti dalla fine, un po’ troppo tardi dopo 80 minuti di dominio sterile e, al triplice fischio del Signor Quiniou, francese, cominciava la festa dell’Inter, che tornava a regnare in Europa dopo 26 anni di siccità, dopo la vittoria della seconda Coppa dei Campioni nel 1966.
Un successo atteso troppi anni
Tanto tempo per vincere un trofeo europeo, l’Inter non lo aveva mai passato, soprattutto dopo che nell’anno precedente era arrivata la tanto agognata tripletta delle squadre italiane in Europa, banchetto al quale non partecipò l’Inter, visto che i cugini del Milan portarono a casa la Coppa dei Campioni, la Juventus mise in tasca la Coppa Uefa e la Sampdoria trionfò in Coppa delle Coppe.
Un decennio che si aprì alla grande per le squadre italiane, così imbottite di campioni che lasciarono dei ricordi fantastici nella mente e nei cuori dei tifosi italiani.
Oltre al successo dell’Inter in Coppa Uefa, nella stagione 1990/91 la Coppa dei Campioni fu vinta dalla Stella Rossa di Belgrado in finale contro l’Olympique Marsiglia, mentre fu il Manchester United a trionfare in Coppa delle Coppe contro il Barcellona.
Era l’Inter di tutti quei giocatori che abbiamo fin qui citato, oltre che quella di Bergomi, già allora capitano di lungo corso, dei tre tedeschi freschi freschi di vittoria mondiale, di, tra gli altri, Andrea Mandorlini, Sergio Battistini e Antonio Paganin, guidati da Giovanni Trapattoni.
Il feeling delle squadre italiane con la Coppa Uefa venne certificato dalle vittorie delle nostre squadre in quel periodo: qualcosa come 6 in 7 anni, alla luce dei trionfi di Napoli, Juventus, Inter, ancora juventus e Inter tra il 1993 e il 1994 e infine Parma nel 1995. Prima della fine del decennio, Inter e Parma fecero in tempo a vincerne altre due edizioni.