L’ottava vittoria consecutiva dell’Inter tra campionato e Supercoppa Italiana in questo 2024 potrebbe aver già scritto la parola fine alla corsa Scudetto.
Con il pareggio della Juventus (2 punti nelle ultime 4 partite, compresa la sconfitta nello scontro diretto) e la sconfitta del Milan a Monza il vantaggio dei nerazzurri sulle dirette inseguitrici è tale che è ormai naturale guardare il calendario e cercare di capire quando possa cadere la festa per la conquista del titolo.
Coesione e forza mentale: con questi elementi il vantaggio sembra ormai decisivo
Con una partita ancora da recuperare l’Inter ha 9 e 11 punti di vantaggio sulle due inseguitrici più dirette. Un vantaggio teoricamente non incolmabile, ma che Juve e Milan possano tenere il passo che stanno tenendo i nerazzurri e anzi recuperare terreno è un’ipotesi francamente assurda, per quello che stiamo vedendo.
Nella vittoria contro la Salernitana l’Inter ha impressionato per la veemenza con cui si è cercato il vantaggio nelle prime fasi del match e per la coesione di tutto il gruppo, titolari e non. In gol i due titolarissimi Lautaro e Thuram, ma anche due “riserve” come Dumfries e Arnautovic, in un match sicuramente facilitato dall’incapacità della Salernitana di riprendersi dallo shock della furia interista.
Emblematico l’atteggiamento di un giocatore come Marcus Thuram: segna il gol del vantaggio e festeggia principalmente il giocatore che gli ha fornito l’assist (Carlos Augusto), e a fine partita, sul punteggio di 3-0, è incontenibile nel celebrare la rete del giocatore che è subentrato al suo posto, Marko Arnautovic (che finalmente riesce a trovare un gol che sembrava una maledizione).
Feroce in campo e allegra fuori: questa Inter dal punto di vista mentale sembra completamente inattaccabile. Più aumentano le vittorie e più cresce la sicurezza dei giocatori e la fiducia nei compagni, in maniera da esprimere un gioco fluido, spettacolare e allo stesso tempo equilibrato.
Impressiona vedere l’Inter attaccare anche con 8-9 uomini ma avere poi subito 2-3 giocatori in grado di accorciare e recuperare palla quando un compagno va a contrasto con l’avversario.
È già tutto finito per quanto riguarda lo scudetto?
Certamente qualche insidia residua nel calendario nerazzurro è ancora presente: il recupero infrasettimanale contro un’Atalanta in un periodo di forma smagliante, una trasferta in casa del Bologna lanciato verso la Champions League e che in questa stagione è un po’ la bestia nera dell’Inter (pareggio in campionato ed eliminazione dalla Coppa Italia), un Napoli disperatamente alla ricerca del riscatto ed un derby di ritorno contro il Milan che è sempre una partita a sé.
Il tutto condito dagli impegni di Champions League, a partire dal doppio confronto con l’Atletico Madrid il cui ritorno cade esattamente in mezzo agli impegni con Bologna e Napoli.
Ma per quanto la finale di Istanbul abbia certificato uno spessore europeo dei nerazzurri che li “costringe” ad affrontare la Champions League con l’idea di arrivare più avanti possibile, nessuno nell’ambiente interista ha mai fatto mistero che l’obiettivo principale di questa stagione è uno e uno solo: il 20° scudetto della storia nerazzurra.
Tutto l’ambiente nerazzurro, dai dirigenti allo staff tecnico e ovviamente i giocatori, hanno messo gli occhi su quella seconda stella e solo eventualità imponderabili
Possiamo già parlare di capolavoro di Simone Inzaghi
Oggi non aspettiamo altro che la matematica assegni la seconda stella all’Inter, ma se torniamo con la mente a quest’estate l’idea che l’Inter potesse centrare così facilmente il successo non era assolutamente così scontata.
Rispetto alla squadra che sì era arrivata in finale di Champions League ma che aveva collezionato anche 13 sconfitte in campionato, i nerazzurri avevano perso l’intero terzetto di portieri, dal titolare Onana al capitano Handanovic fino anche al terzo Cordaz.
Inoltre Simone Inzaghi ha visto partire tre dei quattro attaccanti in rosa (Dzeko, Lukaku e Correa), oltre a due esterni (Gosens e Bellanova), un paio di giocatori che erano stati titolari indiscussi negli ultimi anni (Skriniar e Brozovic) e altri due rincalzi presenti da anni nello spogliatoio (D’Ambrosio e Gagliardini).
Insomma, una squadra che ha cambiato molto di più rispetto a tante altre pretendenti allo scudetto, eppure Simone Inzaghi non solo è riuscito a sopperire alle partenze e inserire i nuovi acquisti, ma anche a migliorare in pochissimo tempo il gioco e la compattezza.
Al di là dei risultati che otterrà a fine stagione, non possiamo che celebrare il lavoro compiuto dal tecnico piacentino in questa stagione, che con tutta probabilità finirà per piazzarlo definitivamente tra gli allenatori da “top-club”.