La Fiorentina ha vinto tre scudetti nella sua lunga storia. Il primo nel 1955/56 con Fulvio Bernardini in panchina, poi nel 1968/69 insieme a mister Bruno Pesaola, e infine l’ultimo nel 1981/82, dopo una lotta chiusa solo all’ultima giornata contro gli storici rivali della Juventus.
No, è vero. Non è andata così, lo sappiamo. Perchè il finale di quel campionato andò in maniera molto diversa rispetto a questa possibile “Ucronia” che già il regista Federico Micali aveva immaginato nel suo mockumentary “L’anno del terzo scudetto”.
Uno scudetto assegnato in una data precisa: 16 Maggio 1982, il giorno che sarebbe potuto essere e non è stato (almeno per i tifosi Viola).
La Serie A 1981/82
Facciamo un passo indietro prima di arrivare all’epilogo. Perchè quella stagione di Serie A che poi traghetterà l’Italia alle gioie del mondiale di Spagna, è forse una delle più appassionanti che si ricordi.
La Juventus di Trapattoni arriva dal titolo vinto l’anno precedente e si è ulteriormente rafforzata con l’arrivo di Virdis e Paolo Rossi (anche se infortunato) oltre a un Bonini che diventerà punto fermo del centrocampo.
Anche la Fiorentina però ha fatto una corposa campagna acquista pronta a dare un organico di assoluta qualità a Picchio de Sisti. In difesa un giovanissimo Vierchowod prese subito il posto da titolare, insieme a Cuccureddu, appena arrivato proprio dalla Juventus.
Poi Eraldo Pecci a centrocampo, a dar manforte al capitano Antognoni (spesso assente in stagione per via di alcuni infortuni) e Daniel Bertoni. E soprattutto Francesco Graziani per l’attacco, che diventerà poi il miglior marcatore Viola in quell’annata.
Insomma non è un caso se proprio i bianco neri e i toscani si avvicendarono per tutta la stagione in vetta, fino a quell’incredibile ultima giornata quando si presentarono appaiate a 44 punti prima dei novanta minuti decisivi.
Doppia sfida finale
In quella domenica pomeriggio del 16 maggio 1982, la Fiorentina deve presentarsi in Sardegna contro un Cagliari alla disperata ricerca di punti salvezza, mentre per la Juventus c’è un’altra trasferta, ma in Calabria contro il Catanzaro, che in settima posizione non ha più molto da chiedere alla stagione.
De Sisti schiera la migliore formazione possibile, ma l’estro di Antognoni nel primo tempo non si attiva e anche gli attaccanti Graziani e Massaro sembrano sotto tono rispetto al solito. Di contro anche al comunale di Catanzaro le cose continuano a non sbloccarsi e Trapattoni ha già messo in campo il duo Paolo Rossi-Virdis supportati da Brady e Marocchino.
Alla fine del primo tempo tutte e due le partite sono ferme sullo zero a zero e lo spauracchio dello spareggio finale non sembra poi così lontano. Le emozioni però arrivarono tutte nel secondo tempo.
Gol. Anzi, no.
Mancano solo quarantacinque minuti per assegnare lo scudetto, salvo eventuali partite aggiuntive. Alla radio i tifosi vengono trasportati verso l’epilogo dalle voci di Enrico Ameri (inviato a Catanzaro) e Sandro Ciotti (in diretta da Cagliari), ed è proprio la voce roca del telecronista romano che al quindicesimo della ripresa prende la linea per urlare al “Gol” della Fiorentina.
Un boato che però l’arbitro Mattei stronca sul nascere fischiando un fallo di Bertoni sul portiere Corti del Cagliari, annullando il vantaggio della Fiorentina e rimandando i sogni scudetto.
Sogni però che si infrangono prima con un nuovo intervento alla radio, quello di Ameri che comunica il rigore per la Juventus, poi realizzato da Liam Brady quando mancano soltanto quindici minuti alla fine del campionato.
E si spezzono definitivamente in un assalto finale che però non produsse praticamente nessuna vera occasione da gol, per la gioia dei sardi che con quel punto si conquistarono la salvezza ai danni del Milan, e ovviamente per la Juventus che con un solo punto di vantaggio conquistò il suo 20° scudetto.
Affiatamento (quasi) vincente
Uno scudetto mancato per un soffio, con i Viola che sono mancati proprio nell’appuntamento più importante e proprio a favore degli acerrimi rivali (da quel giorno ancora di più) della Juventus.
E dire che le premesse per la grande impresa c’erano tutte, a cominciare da un’alchimia davvero magica tra squadra, allenatore e tifosi, tanto da portarli a festeggiare comunque anche quel secondo posto.
Certo non mancò una buona dose di amarezza nello spogliatoio, culminata con molte dichiarazioni degli stessi protagonisti, convinti più che mai di essere stati in qualche modo defraudati da quelle ultime decisioni arbitrali.
Resta un’annata straordinaria, con tanti elementi di qualità che in ogni reparto. Da Giovanni Galli che si guadagnò la convocazione in nazionale grazie alle sue tante parate, passando per un reparto arretrato che trovò subito in Pietro Vierchowod uno stopper insuperabile. E ovviamente quei due attaccanti capaci di segnare a raffica (Graziani chiuse con 11 reti totali, 10 per Bertoni), ispirati non solo da Antognoni ma anche da un Pecci strepitoso.
A mancare fu forse un pizzico di fortuna, che tenne fuori proprio il grande capitano Viola per diverse partite nel corso della stagione (Antognoni chiuderà con 16 partite giocate quel campionato), oltre a Cuccureddu che ne giocò appena 11 causa infortunio.
Da quel giorno sono ormai passati quarant’anni. Non ci sono più le voci alla radio di Ciotti e Ameri, così come purtroppo non ci sono più diversi dei protagonisti di allora. E la Fiorentina attende ancora, in questa realtà, il suo terzo scudetto.