Ci sono partite storiche che cambiano per sempre la vita di un calciatore e della propria squadra. Ancora di più in tempi dove il “gap” tra le squadre europee non era così ampio e si potevano vivere favole come quella dello Steaua Bucarest, vittorioso nella Coppa dei Campioni del 1986.
E in particolare dell’eroe di quella serata, il portiere Helmuth Duckadam, capace di parare tutti i tiri del Barcellona per 120 minuti, oltre a tutti e quattro i rigori tirati nella lotteria finale. Peccato però, che quella pagina sia anche l’ultima della carriera di professionista del portiere rumeno. Tra realtà e leggende, vediamo come andò.
Chi è Helmuth Duckadam
Il portierone rumeno classe 1959, approdò allo Steaua Bucarest nei primi anni ottanta, ovvero proprio quando l’allora dirigente Ioan Alexandrescu (sotto la spinta di Valentin Ceausescu, figlio adottivo del noto dittatore), costruì intorno a giovani di grande talento, creando di fatto le basi per far diventare la squadra la più vincente di sempre in patria (26 scudetti, 22 coppe di Romania e 6 Supercoppe) e internazionali (1 Coppa dei Campioni e 1 Supercoppa).
A difendere i pali fino a quella fatidica serata del 1986, fu proprio Helmuth Duckadam, che con la maglia dello Steaua disputerà in tutto 91 partite. Un carriera nemmeno troppo particolare non fosse per quella magica serata di Siviglia e un fine carriera prematuro e misterioso.
La notte magica di Siviglia
Focalizzare la vita di un calciatore in soli novanta minuti (più supplementari e rigori in questo caso), è certamente riduttivo. Eppure quello che successe la notte del 7 Maggio 1986 (dieci giorno dopo la tragedia di Cernobyl di cui però nessuno ancora sapeva nulla), è qualcosa che cambia per sempre la storia.
In scena allo stadio Ramon Sanchez Pizjuan di Siviglia c’è la finalissima di Coppa dei Campioni, con un Barcellona super favorito e i rumeni dello Steaua guidati da Emerich Jenei che era riuscito a creare un gruppo ostico da affrontare e bravissimo a intrappolare il gioco avversario.
E infatti i blaugrana non riuscirono a rompere la diga rumena e la partita finì a reti inviolate sia durante i tempi regolamentari, sia dopo i supplementari. Nella lotteria dei rigori quindi, saranno i portieri protagonisti.
Le prime due tornate di rigori sono infatti tutti neutralizzati. Due rigori battuti per parte, ma il punteggio è ancora di zero a zero. Duckadam però andò oltre. Dopo aver parato i tiri di Alexanko e Pedraza, sventò anche i tentativi di Pichi Alonso, prima, e di Marcos, poi, parandone quattro su quattro.
La Coppa era miracolosamente dello Steaua e i giocatori vennero osannati come eroi in patria (lo stessop portiere venne soprannominato “Eroe di Siviglia”. A 26 anni compiuti. la carriera di Duckadam sembrava all’apice. Peccato che invece, fu praticamente l’ultima apparizione ufficiale in campo.
La fine della carriera: leggende e verità
Conquistata la Coppa e finito il campionato rumeno, Duckadam si dedicò finalmente alle meritate vacanze, ma invece di un futuro glorioso sui campi di tutto il mondo, il destino aveva in serbo per lui un’amara sorpresa.
Il portierone infatti sparì dai radar per diversi anni e da quella assenza si scatenarono incredibili leggende e aneddoti. Una di queste vede coinvolto proprio Valentin Ceausescu che, si mormora, indispettito da una Mercedes che Duckadam avrebbe ricevuto da un sostenitore del Real Madrid (forse il presidente Mendoza, forse addirittura il Re Juan Carlos stesso) oltre a un atteggiamento non sempre a favore del regime, avrebbe così ordinato di spezzargli le mani (o sparagli a un braccio a seconda delle versioni).
Ma a togliere ogni dubbio sulla vicenda, è lo stesso Duckadam che intervistato più recentemente in merito ha sempre sostenuto che nulla di tutto ciò fosse attendibile e che la verità, purtroppo, è molto più “semplice”. Al termine di quell’estate infatti, fu ricorverato per una trombosi alle mani (tanto che rischio di vedersi amputare il braccio), che rese impossibile riuscire a giocare nuovamente ad alti livelli.
Il “dopo” di Duckadam
Dopo la gloria di una notte, l’oblio del destino. A dire il vero dopo il suo problema agli arti Duckadam provò di nuovo a scendere in campo, verso il finire degli anni ottanta, con la squadra del Vagonul Arad di cui divenne anche presidente. Riuscì persino a mettersi in mostra sporadicamente (due rigori parati in una partita di Coppa di Romania), ma più che altro furono lunghi anni di panchine fino al suo definitivo ritiro a fine 1991.
Soltanto molti anni più tardi, grazie alla spinta di Gigi Becali (politico e imprenditore rumeno salito alla ribalta dai primi anni duemila e poi divenuto presidente dello Steaua), venne onorato con la carica di Presidente proprio dello Steaua Bucarest.
Ora che vive tranquillo e solitario nella sua Arad in Ungheria, più che gli aneddoti e i misteri del suo fine carriera, rimane impressa quella notte magica in cui fu davvero imbattibile. Letteralmente.