L’Hampden Park di Glasgow è il bastone su cui poggia tutta la tradizione degli Europei.
È un luogo mistico eppure modernissimo, carico di aspettative eppure con tutti i comfort possibili. La Scozia in questo è maestra d’esistenza: nessuno come i sudditi di quella parte di Bretagna è in grado di cucire il passato e il futuro, di metterli insieme in un presente dal sapore di Braveheart e di un calcio che cambia, si piega, si disfa per poi presentarsi in maniera quasi perfetta.
Come i piattoni di porridge, patate e salsiccia: tanta roba, ma in un ordine che conoscono solo lì, a un passo da Hampden Park, casa dello scottish football, icona di Scozia e di un Europeo che non smette di sorprenderci.
La storia
Sì, è lo stadio della nazionale, la casa del calcio scozzese e lo è addirittura dall’inizio del XX secolo.
Il paragone calzante è Wembley – mai per caso -: Hampden Park ospita infatti le finali della Scottish Cup e della Scottish League Cup sin dalla sua costruzione. A proposito: questa si deve al leggendario architetto Archibal Leitch, che progettò alcuni dei templi leggendari del calcio britannico come Anfield, Highbury, Celtic Park, Craven Cottage. E ancora, perché non ci stancheremmo mai di rivivere certi nomi e certe emozioni: Goodison Park, IbroxPark, Old Trafford, White Hart Lane e Stamford Bridge. Gran curriculum: poco da dire.
Ma Hampden Park è qualcosa di diverso. Non solo perché rappresenta la squadra più antica della Scozia, il Queen’s Park Football Club, fondato nel luglio del 1867, ma perché raccoglie un’atmosfera che è difficile da riscontrare da altre parti. Non una fase fatta: è un misto di freddo, birre, passione, amore e calcio. Calcio vero. Quello del popolo e stavolta sul serio.
Ecco: lo volevano così, i dirigenti del Queen’s. Che avevano giocato per trent’anni in uno stadio chiamato allo stesso modo, che tre decenni dopo si ritrovarono in un gioiellino mai più abbandonato. Ma da dove arrivava il nome? Come sempre, le storie del calcio britannico sono storie solo da calcio britannico. Hampden Park era il nome della pianura su cui si trovava lo stadio, dedicata al politico inglese John Hampden.
La costruzione dei binari della ferrovia fece spostare il Queen’s Park nel 1884 nella nuova struttura. Si spostarono di poco: 100 metri. In soli tre anni, ecco il nuovo Park: fu il più grande impianto al mondo fino alla costruzione del Maracana nel 1950.
La città del calcio
Ecco, per diversi anni, Glasgow ebbe i tre stadi più grandi al mondo. Insieme all’Hampden, c’erano il Celtic Park e Ibrox Park. Nella partita inaugurale, giocata il 31 ottobre del 1903, il Queen’s batté il Celtic in una gara di campionato: c’era il delirio, c’erano oltre 110mila spettatori, c’era un campo invaso da scozzesi urlanti e sbraitanti, che misero a dura prova la nuova costruzione. Tutto bene quel che finì bene, tutto incredibile quel che accadde il 10 aprile del 1909: 131mila spettatori per la finale della Coppa di Scozia tra Glasgow e Celtic.
La prima partita fu parecchio movimentata e terminò in pareggio; una settimana dopo, tornarono a sfidarsi allo stesso modo, davanti alle stesse persone. E mentre tutto sembrava andare verso i supplementari, sugli spalti iniziarono a vedersi scontri e risse, immediatamente sedate dagli uomini della Federazione scozzese. Risultato: Hampden Park non fu più sede delle grandi finali, almeno per qualche anno. Ah, il titolo non fu mai assegnato.
Immaginate la scena, immaginate 131mila persone. La gestione. La paura. La furia degli scozzesi. Ora immaginatene altri ventimila (circa) nell’Auld Enemy, il 17 aprile del 1937, con quasi 150mila unità all’interno della struttura. La partita più affollata d’Europa, superata solo dalla partecipazione infinita al Maracanazo, Brasile e Uruguay, 13 anni dopo.
Di partite decisive e importanti, insomma, questo stadio se ne intende. E con oltre un secolo di storia, Hampden Park è stato teatro di grandi momenti del football europeo.
In serie: ha ospitato tre finali di Coppa campioni, due finali di Coppa delle Coppe e una finale di Coppa Uefa. Magari qualcuno ricorderà le (poche) immagini del Real Madrid di Puskas e Di Stefano, il 7-3 in finale contro l’Eintracht di Francoforte. Di certo, quasi tutti ricorderanno quella di 42 anni dopo: la ‘Orejona‘ numero nove dei blancos, il maestoso tiro al volo di Zidane che chiuse la partita contro il Bayer Leverkusen.
Al Park, vinse pure il Bayern Monaco di Beckenbauer e Rummenigge nel 1976 nella partita rimasta nella storia per la leggenda dei pali quadrati, perché si, Hampden fu uno degli ultimi stadi ad adeguarsi alla norma di sicurezza che prevede dei pali arrotondati.
E continuando nella leggenda i Hampden Park troviamo anche due prime volte quelle del 1962 e del 1966, con l’Atletico Madrid e il Borussia Dortmund a sollevare i primi trofei europei con le vittorie su Fiorentina e Liverpool (rispettivamente).
L’ultimo grande evento, prima degli Europei, è stata la finale di Coppa Uefa del 2007, tra Siviglia ed Espanyol, vinta dai catalani. Poi è stata sempre e solo nazionale scozzese, del loro motto senza tempo: ludere causa ludendi, ossia giocare per amore del gioco. Quasi religioso, tipico di templi così.