La stagione dell’Empoli si sta avviando verso una tranquilla salvezza per il secondo anno consecutivo, e uno dei protagonisti assoluti della squadra toscana è senza dubbio Guglielmo Vicario, che si sta confermando tra i portieri migliori del campionato.
Qual è la vera dimensione di Vicario? Può aspirare a difendere i pali di una grande squadra?
Portiere agile e spettacolare: Vicario è adatto per una squadra di alta classifica?
Le doti di Vicario tra i pali sono indiscutibili: agile e reattivo, ha deliziato il pubblico con numerosi interventi ad altissimo coefficiente di difficoltà. La tripla parata effettuata contro la Roma nell’arco di pochi secondi, con l’ultimo intervento alzando il piede mentre stava ricadendo a testa in giù, è già probabilmente destinata ad entrare negli highlights di questo campionato.
Ma può essere un portiere adatto ad una squadra di livello superiore all’Empoli, in cui verosimilmente il portiere è molto meno sollecitato e chiamato a meno parate e gli viene chiesta più gestione della palla e dialogo con i compagni?
Nella sua carriera Vicario ha giocato per allenatori che puntano molto sulla costruzione dal basso, da Dionisi allo stesso Zanetti, ed è sicuramente migliorato costantemente da questo punto di vista.
Al momento appare ancora un po’ lento e poco coraggioso nel rilanciare l’azione quando entra in possesso di palla, ma questo è anche dovuto al livello e agli obiettivi di una squadra come l’Empoli, che non sempre deve attaccare a testa bassa avversari spesso di livello superiore.
Possiamo fare un paragone con il portiere della squadra prima in classifica e che attualmente gioca senza dubbio il calcio più spettacolare e propositivo d’Italia. Nel Napoli Alex Meret sta vivendo una stagione più che positiva, ma se andiamo a vedere le sue statistiche in fase di possesso palla e di costruzione della manovra, vediamo che i suoi numeri non sono troppo distanti da quelli di Vicario.
Chiamato in causa più volte rispetto al collega partenopeo, Vicario non raggiunge la stessa precisione nei passaggi, ma il numero di passaggi effettuati con successo per fare ripartire l’azione è simile.
Al netto della superiorità della rosa del Napoli rispetto a quella dell’Empoli, i numeri di Vicario sono decisamente di tutto rispetto, anche se non è uno specialista del gioco con i piedi come i portieri di scuola straniera (Maignan e Onana su tutti).
Come possiamo vedere dalla heatmap registrata nella vittoria dell’Empoli contro l’Inter, il suo raggio d’azione è ancora limitato all’area di rigore. Molto raramente, anche nelle partite in cui l’Empoli è stato maggiormente in controllo della gara, sale a giocare la palla lontano dalla propria porta. Questo è probabilmente il fondamentale in cui deve lavorare per diventare un portiere di primissimo livello, ma la sua carriera dimostra come sia lecito aspettarsi ancora altri miglioramenti.
Vicario e la gavetta: la strada per arrivare in Serie A
Negli anni scorsi sono stati molti, probabilmente troppi, i portieri che si sono affacciati giovanissimi alla Serie A per poi in qualche modo deludere le aspettative che si erano create e scendere di categoria: pensiamo a Scuffet, Bardi, Leali… Anche Donnarumma ha avuto fisiologici alti e bassi nel suo percorso di crescita, e un portiere promettente come Turati dopo gli esordi sfolgoranti è sceso a giocare in Serie B in un contesto che gli permettesse di crescere.
La nuova ondata di portieri che si stanno affermando in Serie A infatti non sono giovanissimi (anche se considerando la longevità dei portieri hanno ancora molti anni di carriera davanti a loro) e arrivano sui palcoscenici della Serie A dopo una buona gavetta nelle serie inferiori. Pensiamo a Falcone, Provedel, Terracciano, Di Gregorio: tutti portieri arrivati in Serie A attorno ai 26 anni dopo aver avuto l’occasione di maturare nelle categorie inferiori, e per questo decisamente più affidabili e costanti nel rendimento dei giovanissimi talentuosi ma ancora non pienamente affidabili come Carnesecchi.
Guglielmo Vicario è arrivato in Serie A dopo una gavetta lunga ma proficua: dalle giovanili dell’Udinese è passato a difendere i pali del Fontanafredda in Serie D, guadagnandosi così la chiamata del Venezia nella stessa categoria. Con i lagunari a 18 anni è titolare nella vittoriosa cavalcata tra i dilettanti, ma viene retrocesso a dodicesimo nei seguenti campionati di Serie C e di Serie B, alle spalle rispettivamente di Davide Facchin ed Emil Audero.
La sua crescita non passa però inosservata, e nel 2018 è il titolare degli arancioneroverdi in Serie B. La squadra retrocede ai rigori ai play-out (viene ripescata solo grazie al fallimento del Palermo), ma la stagione di Vicario non passa inosservata tanto che viene acquistato dal Cagliari per 2 milioni (un bel guadagno per il Venezia che l’aveva pagato solo 500 € tre anni prima) e lo gira in prestito ancora in Serie B, stavolta al Perugia.
Tornato a Cagliari, assaggia la Serie A come riserva di Cragno in maglia rossoblù, rispondendo in maniera impeccabile quando chiamato in causa. Ma è con il prestito ad Empoli che si impone come uno dei portieri più reattivi e agili tra i pali del campionato, al punto che i toscani lo riscattano per 8,5 milioni, con la consapevolezza di avere per le mani un portiere dal valore almeno doppio.