Cominciamo dalla fine.
È il 14 dicembre del 2020 quando Alejandro Gomez, altresì noto come El Papu, cittadino onorario di Bergamo dopo sette meravigliosi anni con la maglia dell’Atalanta, scrive sui propri social – più precisamente in una storia dal proprio profilo di Instagram: «cari tifosi atalantini vi scrivo qua perché non ho nessun modo di difendermi e di parlare con voi. Solo volevo dirvi che quando me ne andrò si saprà la verità su tutto. Voi mi conoscete e sapete la persona che sono. Vi voglio bene, il vostro capitano» (cuore azzurro e cuore nero a chiudere di emoji l’accorato messaggio).
Dove nasce la rottura
Andiamo con ordine.
Due cose saltano immediatamente all’occhio dei followers: 1) il disordine del messaggio dal punto di vista della forma e 2) il totale nonsenso dell’immagine che fa da sfondo al messaggio, frettolosamente digitale: un parquet.
Non staremo qui a disquisire sulle scelte estetiche del Papu – hai voglia a scriverne –, se facciamo notare questo duplice fatto è per una ragione ben più semplice: nella delicata gestione dell’addio all’Atalanta, Gomez fa la prima mossa all’esterno dello spogliatoio.
L’altro protagonista della vicenda, Gian Piero Gasperini, rimane invece in silenzio. Peggio, non tornerà sulla vicenda prima di agosto 2021, quando El Papu torna – compiendo una seconda e poco corretta contromossa – sulla magna quaestio raccontandone i dettagli al quotidiano argentino La Nacion.
Curiosamente, tutto era iniziato proprio in Argentina quando El Papu, alle prese con una serie di partite ravvicinate con la nazionale, sembrava aver perso agli occhi del Gasp la giusta condizione per continuare a fare in campo quello che splendidamente gli era riuscito fino a quel momento: inventare calcio, dalla mediana in su.
Gasperini, vedendo il Papu in difficoltà fisica, gli aveva candidamente intimato di avanzare la propria posizione di gioco, allo scopo di diventare più una seconda punta che non un trequartista mascherato – in questo cambio tattico, sia detto per inciso, ci sembra di rivedere la metamorfosi sotto Sarri di Luis Alberto, dalla libertà al compito.
Il motivo della rottura tra Gasperini e il Papu
L’episodio che aveva scatenato le nuvole sopra Zingonia era stato il match di Champions League col Midtyjlland, del 1° dicembre 2020.
All’intervallo di quella sfida qualcosa accadde tra Gomez e Gasperini. Secondo El Papu, che così riporta a La Nacion, l’allenatore provò a picchiarlo.
Per Gasperini, che ha risposto sulle pagine della Gazzetta poche ore dopo, “l’aggressione fisica è stata sua, non mia. I suoi comportamenti erano diventati inaccettabili”.
Quale che sia la verità dei fatti, rimane l’ultimo fatto, l’atto finale della bellissima e tragica storia d’amore tra il Papu e l’Atalanta. Il Gasp sostituisce Gomez al termine del primo tempo del match di Champions per non farlo mai più rientrare in campo. In poco più di un mese si consuma la frattura, con Gomez che andrà al Sevilla (svenduto) per appena 8.5 milioni di euro.
“Non obbedii ad una consegna tattica – ha confessato El Papu – Gasperini mi chiese di spostarmi sulla destra, ma io stavo giocando benissimo a sinistra. Così gli risposi di no”.
In tutto ciò, è bene sottolineare l’atteggiamento del patron Percassi, al quale Gomez chiese scusa, come a Gasp e a tutto il gruppo, e dal quale Gomez pretese la mediazione per le scuse di Gasperini, che non arrivarono mai.
In tutta questa faccenda, sorta di sliding door della crescita dell’Atalanta, al di là del gossip, ci piace sottolineare la presa di posizione della società, che magari sbagliando i modi ha però incondizionatamente appoggiato il proprio allenatore – che da questo fatto ha tratto forza e ulteriore rispetto dal gruppo dei giocatori.
Oggi l’Atalanta è una squadra ancor più forte di quando in campo c’era Gomez. Non perché Gomez non ci gioca più, ma perché la Dea è cresciuta senza il 10 che l’aveva fatta sognare per sette stagioni.
Paradosso dei paradossi, Gomez vorrebbe rientrare in Italia già a gennaio. La Dea intanto continua a correre.