È un mondo magico, quelle delle pagelle. Sembra un numero incontrovertibile, scientifico, fatto di dati e analisi, e invece è il più contestato, in barba a tutte le leggi della matematica. Ecco: è che l’algebra o la trigonometria proprio non c’entrano, perché il giudizio, da che mondo è mondo, è sempre stato dato su una base irrimediabilmente fatta di sensazioni.
Movimenti e gol, certo, ma anche l’aspetto mentale ha completamente cambiato le sintesi dei famosi voti dei giornali. Che poi portano al fantacalcio. Che quindi arrivano a tutti, o quasi.
Ogni tanto è spuntata una licenza poetica, nel bene e nel male. Che vuol dire: sono arrivati copiosi i 2, addirittura qualche 0 spaccato. Alle volte, davanti alla magnificenza di una prestazione sportiva, c’è chi si è alzato in piedi, ha applaudito, ha dato un 10 in pagella e, consapevole di non poter fare di più, ha cambiato la storia degli stessi calciatori.
Se prendiamo in analisi La Gazzetta, non è capitato poi così spesso di vederli così, con la doppia cifra alle pagine delle pagelle. Ma è un mondo magico, appunto. E può accadere di tutto. Così com’è accaduto a questi giocatori.
Quando Scarpi salvò la vita a Grassadonia
Alessio Scarpi e Gianluca Grassadonia giocavano insieme nel Cagliari di Giampiero Ventura.
Era il campionato di Serie A del 1998/1999, i rossoblù erano stati appena promossi. Dopo 10 giornate, sono in piena zona Uefa, a quota 14 punti con l’Inter di Gigi Simoni. Nell’undicesima è scontro diretto con l’Udinese di Guidolin.
Al 58′, allo Stadio Friuli può cambiare drammaticamente la partita. Locatelli punta l’area del Cagliari e Grassadonia interviene in scivolata per fermarlo. Il giocatore dell’Udinese colpisce involontariamente con il ginocchio la parte posteriore della testa di Grassadonia. La botta è atroce, e quest’ultimo resta a terra senza sensi. Arresto cardio-circolatorio.
Bolognino, l’arbitro, non si accorge della gravità della situazione, fa proseguire il gioco. Scarpi ha visto tutto e si precipita verso il compagno, iniziando a praticargli la respirazione bocca a bocca per alcuni secondi. Arriva il Dottor Indovina, medico sociale dell’Udinese, che prontamente esegue il massaggio cardiaco.
Dopo qualche secondo, Grassadonia riprende a respirare. Muove le gambe. E Scarpi prende il suo meritatissimo 10 in pagella.
Il pokerissimo di Salenko
Sei gol in due partite. Cinque soltanto al Camerun. Oleg Salenko vinse il titolo di capocannoniere di Usa ’94, insieme a Stoichkov. Presentazioni: era il centravanti della Russia. E già al 16esimo aveva trafitto Songo’o, portiere della nazionale africana. Al 41′ mette il secondo su disattenzione della difesa, a fine primo tempo c’è il tris su calcio di rigore.
Salenko, nella ripresa, continua a macinare azioni e situazioni. Al 72′ e al 75′, altri due gol: diventa così il primo giocatore nella storia dei Mondiali a segnare 5 gol in una sola partita. Gazzetta gli dà 10 in pagella.
Roberto Baggio e Inter-Parma 3-1
23 maggio del 2000. Lo spareggio Champions League. Sono passati più di 20 anni ma il ricordo sembra ancora freschissimo. Grande virtù di Roby Baggio, quella di incastrarsi nell’immaginario collettivo. L’Inter allenata da Marcello Lippi affronta il Parma di Malesani: al Bentegodi di Verona ci si gioca l’accesso alla successiva edizione della massima competizione europea.
La decide il Divin Codino: al 36′ con una posizione impossibile (che sorprende Buffon), a 6 minuti dalla fine Baggio chiude i conti sul 3-1. E’ una gara perfetta. E da 10 in pagella.
Cannavaro e Buffon: la finale mondiale
Sembrava già la classifica del Pallone d’Oro finale. Gigi Buffon e Fabio Cannavaro ebbero gli “unici” 10 in pagella de La Gazzetta dello Sport dopo la vittoria ai Mondiali di Germania nel 2006.
L’Italia alzò al cielo la Coppa del Mondo grazie soprattutto alla tenuta difensiva: Buffon subì solo 2 reti, un autogol e un calcio di rigore. E in finale fu decisivo più volte, in particolare su Zidane. Cannavaro? Un muro invalicabile. Fu un premio al torneo, quel 10.
Il re di Madrid: Diego Milito
22 maggio 2010. Anche qui: chi dimentica, semplicemente non l’ha vissuto.
Dopo un cammino impervio e per questo esaltante, l’Inter si ritrova in finale a Madrid, al Bernabeu, in palio c’è la Champions League contro il Bayern Monaco. Una squadra fortissima, quella di Mou, con il terminale offensivo che nessun altro aveva: Diego Milito.
Due reti perfette, una più bella dell’altra, consegnano la coppa dalle grandi orecchie a Massimo Moratti, che raggiunge una vetta intima e dolce: riuscire nell’impresa che fu di suo padre, migliorandola addirittura con uno spettacolare triplete.
Ringraziando Diego, si chiuse un cerchio. Da 10 in pagella.
Lewandowski: impressionante
Quattro gol in Dortmund-Real Madrid, semifinale di Champions del 2013. Era il Real forse più forte degli ultimi anni, ma quel Borussia era semplicemente in volo, su ali di entusiasmo e di talento purissimo.
Goetze, Reus e Lewa, prima di andare al Bayern (che gli toglierà la gioia della vittoria europea), Jurgen Klopp in panchina. Impressionante: e 10 in pagella.
Il Pipita da record
36 gol in stagione. 36 gol incredibili. Gonzalo Higuain produce, nell’ultimo match tra Napoli e Frosinone: una tripletta lo porta a toccare quota Nordahl, e poi a superarlo, diventando – insieme oggi a Ciro Immobile – il bomber più prolifico di sempre in Serie A in una sola stagione.
Nota a margine: il numero 36 arriva con una prodezza insensata. Solo quella, da 10 e lode.