Il calcio argentino insieme a quello italiano, hanno costruito tutta una serie di ponti atti a portare nel nostro Paese, tra i campioni più forti della storia del calcio.
Una delle squadre che durante la sua storia ha accolto un numero altissimo di giocatori argentini, è stata l’Inter.
Abbiamo deciso di raccogliere in un pezzo solo, quelli che consideriamo i più forti di questa schiera.
Ramon Angel Diaz
La storia di Diaz all’Inter è di quelle che ti fanno pensare alle sliding doors che si aprono e si chiudono, creando opportunità di ogni sorta tra chi vi rimane fuori e chi riesce a superarle.
È il caso di Ramon Diaz, che approda nella squadra allenata da Trapattoni, nell’estate del 1988.
Il tutto è velocissimo, il Presidente di allora, Ernesto Pellegrini, acquista dal Porto il tanto atteso Rabah Madjer, che però si presenta alle visite mediche con il retto femorale lacerato, per cui inutilizzabile. La trattativa si ferma, Pellegrini blocca tutto e si fa restituire i soldi dai portoghesi.
Madjer era il sostituto di Altobelli e l’allenatore abbisogna di una punta con le caratteristiche utili al modo di giocare del Trap.
La scelta ricade su Diaz, classe 1959, che diventa uno dei protagonisti dello scudetto dei record della stagione 88/89. Segna 15 gol, ma distribuisce una marea di assist, soprattutto a Serena, ma a fine stagione gli viene preferito Klinsmann.
“Il puntero triste” lascia l’Inter dopo una sol stagione riprende il suo viaggiare, che si chiude in Giappone dove diventa capocannoniere con lo Yokohama.
Diego Milito
Probabilmente la vera e propria immagine della Champions del 2010 e del triplete di quella stagione, un giocatore che diede quel tassello in più all’Inter di quegli anni, anche se in partenza dovevano essere altri a dominare la scena, Eto’o in particolare.
Milito, il ragazzo di Bernal, nasce nell’estate del 1979, ma la sua storia è fatta di origini italiane, calabresi in particolari.
Arriva al Genoa nel 2004, che rimane il suo primo amore e qui cresce come punta centrale in un ambiente che lo ama e lo coccola come si fa con i veri campioni.
All’Inter arriva invece piuttosto tardi, nel 2009, quando ha già compiuto 30 anni, ma i suoi 22 gol in stagione sono determinanti più di una volta.
In particolare segna nella finale di Coppa Italia contro la rivale di quegli anni, la Roma, poi arriva lo scudetto contro il Siena sempre grazie ad una sua bordata e, dulcis in fundo, è autore della doppietta che rimarrà nei cuori dei tifosi nerazzurri per sempre, quella contro il Bayern Monaco in finale di Champions.
Julio Ricardo Cruz
Un lungagnone che per anni ha impegnato le difese avversarie in un momento storico che per l’Inter non fu esattamente tra i migliori.
Viene notato dai dirigenti interisti nel 2002, quando fa coppia con Signori al Bologna, ma accetta la proposta dei nerazzurri, con la consapevolezza che sarà difficilmente titolare.
Con l’Inter comincia la sua avventura nel 2003, per provare a rimpiazzare Crespo e coi nerazzurri rimarrà per ben 6 stagioni, tirando sempre la carretta e incidendo a sprazzi, ma con un impegno che tutti gli hanno riconosciuto.
Saranno 195 le presenze del “Jardinero”, per un totale di 75 reti.
Attilio Demaria
Per trovare uno dei giocatori che più hanno giocato nelle fila nerazzurre, almeno se si vogliono prendere a riferimento le presenze, bisogna tornare indietro di parecchio tempo.
Nato a Buenos Aires nel 1909, Demaria è stato il primo straniero dell’allora Ambrosiana a giocare in tornei a girone unico e, in virtù delle sue origini italiane, visto che i genitori erano di Vercelli, ha indossato la maglia della nazionale in qualità di oriundo.
Il suo ruolo era ala sinistra, anche se all’inizio della sua carriera veniva impiegato come interno di centrocampo, ma la velocità e il suo dribbling sgusciante, gli permisero di fare fortuna nella nuova collocazione.
Con l’Inter ha giocato due tronconi di carriera, il primo dal 1931 e il secondo, dopo una parentesi di un paio di anni in patria, dal 1938.
Ha giocato coi nerazzurri 295 partite, segnando 85 reti.
Esteban Cambiasso
Tra gli eroi del triplete non ci si può dimenticare del “pelado” Esteban Cambiasso, inesauribile motorino della mediana nerazzurra di quegli anni indimenticabili per i nerazzurri.
Era uno dei famosi “4 della spina dorsale” della beneamata di quel periodo, formata da Julio Cesar, Lucio, Cambiasso ed Eto’o.
Dotato di spiccate doti offensive, il lavoro di Cambiasso non si fermava alla fase di interruzione del gioco avversario, ma spesso e volentieri si inseriva nella manovra offensiva e andava alla conclusione.
Anche lui nato a Buenos Aires, nel 1980, Cambiasso ha giocato ben 11 stagioni con l’Inter, giocando 315 partite per un totale di 51 reti realizzate.
Walter Samuel
Se vogliamo continuare a parlare di interisti da triplete, un luogo d’onore va conservato per Walter Samuel.
Una carriera per certi versi non dissimile a quella di Cambiasso, visto che la sua avventura nerazzurra, è cominciata nel 2005, per chiudersi poi nel 2014, con 169 e 14 reti realizzate.
Insieme a Lucio formava una coppia di centrali di grande qualità, che alla fine dei conti ha fatto la fortuna della gestione Mourinho.
Classe 1978, nato a Firmat, la sua conformazione fisica e la sua potenza muscolare, finirono per spaventare buona parte dei rivali, tanto che il suo soprannome, “the wall”, fu ritenuto tra i più azzeccati della storia interista.
Chiuse la carriera nel Basilea, in Svizzera e oggi fa parte dello staff tecnico della nazionale argentina.
Antonio Valentin Angelillo
Uno tra i più talentuosi oriundi che hanno giocato nell’Inter, Angelillo viene ancora oggi ricordato come il più forte di tutti.
Esplode nel Racing Avellaneda, prima di passare al Boca Juniors.
È il periodo di Maschio e Sivori, coi quali forma “il trio degli Angeli dalla faccia sporca“, che approderanno tutti in Italia negli anni successivi alla loro consacrazione.
Angelo Moratti spende una cifra clamorosa per averlo in rosa, qualcosa come 90 milioni di Lire.
La sua carriera in nerazzurro è costellata da infortuni e distrazioni, soprattutto quelle fatali per le donne e una in particolare, Ilya Lopez, che più di una volta ebbe un ruolo determinante nelle scelte di Angelillo.
Con l’Inter gioca 115 partite e segna 70 gol, ma rimane legato ala squadra del biscione, anche in qualità di osservatore, a lui viene assegnata la scoperta di Javer Zanetti.
Daniel Passarella
Pssarella, grazie alla sua più che longeva carriera, è l’unico argentino ad aver conquistato due Campionati del Mondo, uno nel 1978 e uno nel 1986.
All’Inter approda nel 1986 dopo alcune stagioni positive alla Fiorentina, gioca con continuità, ma la sua permanenza con la squadra di Milano, viene macchiata dal brutto episodio di Genova dell’otto marzo del 1987, quando prende a calci un raccattapalle che non gli restituì celermente il pallone.
La sua carriera è legata al River Plate, squadra con cui giocò all’inizio e alla fine della sua storia di giocatore, per poi divenirne allenatore prima e Presidente poi.
Nicolas Burdisso
Anche se ci sono stati giocatori più amati e vincenti, le 139 presenze di Nicolas Andres Burdisso nell’Inter, non possono passare inosservate.
Nicolas Burdisso concluse la sua carriera all’Inter proprio l’anno prima della massima gioia del triplete per i nerazzurri, a fine 2009.
Passò alla Roma, in quegli anni le vera antagonista dei nerazzurri per la conquista dei trofei nazionali.
All’Inter giocò 94 partite, segnando 4 reti da difensore centrale, ma la parte iniziale della sua avventura a Milano, venne segnata dalla diagnosi della leucemia che colpì la figlia Angelina.
Saltò praticamente tutta la prima stagione in nerazzurro, ma Massimo Moratti, nonostante la richiesta di Burdisso di rescindere il contratto, stette vicino alla famiglia e non pose condizioni sul contratto del difensore argentino.
Burdisso è stato l’ultimo giocatore dell’Inter a indossare la maglia numero 3, prima della scomparsa di Giacinto Facchetti.
Javier Zanetti
E poi c’è lui, la bandiera delle bandiere interiste, l’argentino che più di tutti ha vissuto vittorie e sconfitte con i nerazzurri.
Javier Zanetti nasce a Buenos Aires il 10 agosto del 1973 e dopo un inizio di carriera tra Talleres e Banfield, viene acquistato dall’Inter di Moratti, dietro suggerimento di Angelillo, che lo va a scoprire ai giochi Panamericani del 1995.
L’Inter degli anni ’90 è un turbinio di campioni che vanno e vengono, alcuni azzeccati, altri meno, ma tra quelli che restano vi è “Pupi”, che si impossessa presto della fascia da capitano e, soprattutto, del centrocampo nerazzurro, di cui diventa pedina insostituibile, per impegno e abnegazione.
Viene utilizzato in tante maniere dagli infiniti allenatori che passano sulla panchina interista, ma alla fine ha ragione lui. Lui che mantiene la promessa di rimanere legato all’Inter per sempre, fino all’ultimo minuto della sua carriera.
Con l’Inter porterà a casa una Coppa Uefa, una Champions League e una Coppa del Mondo per Club, cinque scudetti, quattro Coppe Italia e 4 SuperCoppe.
La sua avventura con l’Inter si chiude con 858 partite giocate e 21 reti segnate.