Scrivi George Best e leggerai un uomo dai mille volti.
Giocatore eccezionale, ala imprendibile, genio del rettangolo del gioco, amante delle belle donne e amato da quelle belle donne, con il maledetto vizio del bere: che prima lo ha limitato nella sua carriera e poi lo ha portato alla morte.
Nel bene e nel male, George Best ha lasciato un’impronta indelebile dentro e fuori il campo.
Uno così non poteva che essere l‘icona degli anni ’60 e ’70: un punto di rottura con il passato. Un calciatore lanciato nel futuro e che ha pagato le debolezze di un carattere non certo d’acciaio. Genio e ribelle allo stesso tempo, capace di bruciare le tappe e prendersi la luce dei riflettori, per poi essere accecato da quelle luci.
Insomma, di George Best si potrebbero scrivere milioni di libri, ma ci sono 10 frasi pronunciate dal campione Nord Irlandese che racchiudono la sua folle vita. Da ala destra che ha fatto innamorare Old Trafford, fino al messaggio lanciato ai giovani sul punto di morte.
Vediamo quali sono le 10 frasi indimenticabili di George Best: il ragazzo di Belfast che si prese il calcio inglese.
#1 Non morite come me
È stata la sua ultima frase, ma senza dubbio la più importante.
Non era un grido di aiuto: George aveva capito di essere agli sgoccioli, quando il 20 novembre del 2005 si fece immortalare sul letto dell’ospedale, in vita ancora solo grazie alla macchine. Era una sorta di testamento per il resto del mondo, soprattutto per i più giovani: Non morite come me.
L’alcol lo aveva vinto e lo stava portando via dalla vita terrena e in quelle ultime ore Best capì che aveva sprecato tanto nella sua esistenza: non soldi e skills calcistiche. Ma la più importante delle doti: la salute.
Un messaggio breve e chiaro che risuona ancora a 17 anni dalla sua morte. Come a dire, godetevi ogni giorno, divertivi nella vita e siate anche folli, ma senza mai andare oltre il proprio benessere psico-fisico. Non morite come me, vale più di mille moralismi detti in quei giorni dai media.
Cinque giorni dopo quella frase, George Best esalerà il suo ultimo respiro: 25 novembre 2005, il sipario cala, ma la leggenda continua sul ragazzo partito da Belfast.
Guarda caso, lo stesso giorno in cui 15 anni dopo verrà a mancare Diego Armando Maradona: un altro che di eccessi ha condizionato la sua vita, ma anche il più forte numero 10 di sempre.
#2 George e Miss Universo
Calcio e donne sono stati i suoi più grandi amori. Con il Manchester United ha deciso tante sfide, anche quelle più elettriche come contro il Liverpool. I grandi rivali della truppa di Old Trafford. Due città divise da 50 miglia e una rivalità che si perde nella notte dei tempi.
Per lui niente era impossibile: dribblare metà squadra dei reds per poi segnare con un tiro da 30 metri, o come finire a letto con Miss Universo (due volte, ndr). E da questi due fatti, nasce una frase che ancora oggi fa storia.
Per la serie, unire l’utile al dilettevole.
#3 Bello e dannato
George Best era consapevole di essere un talento puro in campo, ma anche di essere un bell’uomo.
Tanto che la sua bellezza alla fine ha inciso negativamente sulla sua carriera. Chissà se fosse nato brutto, cosa avrebbe potuto combinare. O forse sì, lo sappiamo per sua stessa ammissione.
#4 George su Gazza
Il nord irlandese non amava molto i paragoni con altri giocatori. Specie dopo che aveva appeso gli scarpini al chiodo. Il suo ego smisurato spesso non lo hai mai guidato con obiettività nei giudizi sugli altri calciatori. E spesso ne aveva per tutti. Il suo maggior bersaglio? Ovviamente, un altro genio e sregolatezza che ha infiammato il calcio inglese per un decennio: Paul Gascoigne.
Famosa la battuta sul funambolico numero 10 inglese: “Una volta ho detto a Gazza che il suo QI era più basso del suo numero di maglia. Lui mi ha risposto: Che cos’è il QI?
Geni a confronto verrebbe da dire.
#5 Beckham come suo erede nello United? Nemmeno per idea
Se pensate che Sir David Beckham sia rimasto al riparo delle critiche di George Best vi sbagliate di grosso.
Immaginate il più forte numero 7 della storia del Manchester United che vede un biondino dal destro magico prendersi la maglia numero 7, Old Trafford e il suo posto nell’immaginario collettivo dei fans dei diavoli rossi. Fu come gettare benzina sul fuoco e il giudizio del Nord Irlandese non tardò ad arrivare su Beckham.
Ma ha anche dei difetti, aggiungiamo noi sarcasticamente.
#6 Un debole per CR7
In realtà il suo erede lo aveva indicato poco tempo prima di morire.
Best ha visto giocare Cristiano Ronaldo per circa due anni allo United, prima che la cirrosi epatica lo strappasse a questo mondo. Eppure erano bastate poche gare per innamorarsi calcisticamente di quel ragazzino portoghese che portava sulle spalle la numero 7.
Pochi guizzi che lo indussero a dire, tra lo stupore generale la frase che suona come una vera e propria investitura
CR7 lo aveva stregato come non era mai successo prima. Una sorta di testamento calcistico a poche mesi dal suo epilogo in questo mondo.
Sì, anche i duri, hanno un cuore.
#7 Quei 20 minuti brutti
George Best era dotato anche di autoironia.
Forse in alcuni casi eccessiva, ma che riusciva quasi sempre a strapparti un sorriso. Come quella volta che li chiesero se mai in vita sua aveva provato a mollare l’alcol e le donne…
Incorreggibile George.
#8 Quel sogno nel cassetto
Best era consapevole che il suo stile di vita, fatto di eccessi e super eccessi, lo avrebbe portato ad accorciare la sua esistenza. Eppure il campione nord irlandese confessò poco prima di morire di avere un sogno misto a desiderio, quello di essere ricordato solo per le cose di campo.
Si parla tanto delle sue esagerazioni: ma anche le sue gesta in campo fanno ancora discutere per fortuna.
#9 Umorismo britannico
Tornando al suo rapporto con l’ironia e le battute, George Best regalò un’altra perla, quando fu consigliato di partecipare alle riunioni degli Alcolisti Anonimi, per uscire dal tunnel dell’Alcol.
Benché il consiglio fosse assolutamente da seguire ci sentiamo di dire che, in quel frangente e in quelle modalità, aveva ragione da vendere.
#10 La frase madre
Non potevamo che chiudere con la più famosa delle frasi.
Forse abusata, probabilmente iper utilizzata e per certi versi anche stancante dopo diversi anni.
Ma questa frase è quella che davvero rappresenta l’essenza di George Best. Come ebbe a dire Federico Buffa qualche anno fa. Pelé: Good. Maradona: Better. George: Best.