Al termine della pesantissima vittoria dell’Atalanta contro il Monza, e alla vigilia del ritorno della semifinale di Coppa Italia contro la Fiorentina, Gian Piero Gasperini ha risposto in maniera particolarmente stizzita alla domanda di un giornalista che chiedeva se nel calcio è giusto considerarsi “vincenti” solo se si ottengono effettivamente dei trofei.
Il tecnico dell’Atalanta non è certo stato molto diplomatico nella risposta, esprimendo chiaramente il suo pensiero senza giri di parole:
Non possiamo porci questa domanda. La stagione è già fantastica, qualunque cosa accada. Penso che sia idiota dire che sei un perdente se non vinci trofei. Se sei giornalista e non direttore di un giornale sei un perdente? Se la pensi così, mezzo mondo dovrebbe suicidarsi, perché sono tutti dei perdenti.
È idiota, tutti cercano di fare del loro meglio, di rendere felici i propri cari, di fare bene il proprio lavoro. I tifosi dell’Atalanta mi gratificano e lo considero un successo. Potrebbe non essere un trofeo della Champions League o uno scudetto, ma è ciò che mi rende felice”
Giusto non considerarsi perdenti, ma bisogna sempre puntare alla vittoria
Dal punto di vista morale il discorso di Gasperini è ineccepibile, e per rimanere nell’ambito sportivo possiamo ovviamente riprendere il famoso detto attribuito al fondatore delle Olimpiadi moderne, il barone Pierre de Coubertin: “L’importante non è vincere, ma partecipare”.
Certo, in realtà de Coubertin non pronunciò mai proprio quelle parole, ma piuttosto parafrasò un vescovo anglicano, Ethelbert Talbot, che fece un discorso simile in una sua omelia dedicata agli atleti. L’omelia di Talbot citava San Paolo, a sua volta ispirato da scritti di filosofi greci: risalendo quindi alle fonti di questo pensiero, il concetto fondamentale che viene espresso è che il partecipare è già un traguardo non di per sé, ma perché ti offre la possibilità di arrivare alla vittoria.
Il concetto stesso di sport è fondato sul misurarsi con sé stessi e con gli altri e cercare di migliorarsi sempre. Per dare un senso a questo miglioramento si fissano dei traguardi, e quei traguardi corrispondono a dei trofei.
È sbagliato pesare un’esperienza sportiva secondo la dicotomia vincente/perdente, ma allo stesso tempo non si può pensare che le vittorie non abbiano valore.
Nello sport se si gioca lo si fa con l’obiettivo della vittoria: il non ottenerla non può essere considerato un fallimento, ma la decisione di partecipare significa competere, e il non dare valore alle vittorie significa mancare di rispetto alla competizione stessa.
Per cui ha ragione Gasperini quando dice che non può essere definito un perdente colui che non centra la vittoria di un trofeo, ma allo stesso tempo il termine di vincente deve essere riservato a chi effettivamente ottiene una vittoria.
L’Atalanta di Gasperini è già un successo, ma le vittorie ti fanno rimanere nelle memoria per sempre
Vincere un trofeo è l’apice di una parabola sportiva di successo, ciò che “mette il cappello” ad un’impresa: l’Inter di Trapattoni è quella dello scudetto dei Record, il Vicenza di Guidolin è quello della Coppa Italia, il Milan di Sacchi è quello delle due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali, e via dicendo.
Tra venti, trent’anni l’Atalanta di Gasperini sarà ricordata come il periodo in cui la squadra bergamasca ha fatto il “salto di qualità” passando dall’essere una provinciale ad una delle squadre di alta classifica della Serie A, ma avrà quell’”etichetta” immortale che offre la vittoria di un trofeo? Sarà solo l’Atalanta di Gasperini, che bisognerà spiegare ai giovani cosa ha fatto, o sarà l‘Atalanta della Coppa Italia, o l’Atalanta dell’Europa League?
Ora, l’Atalanta ha superato la Fiorentina nella semifinale di Coppa Italia, conquistando la finale del 15 maggio contro la Juventus. Ed è attesa da un doppio confronto in semifinale di Europa League contro l’Olympique Marsiglia, sicuramente durissimo ma alla portata della squadra bergamasca.
Non vincere un trofeo non sminuirebbe minimamente l’ottimo lavoro di Gasperini alla guida della squadra orobica, ma riuscire a mettere nella bacheca di Trigoria un trofeo lo consegnerebbe in maniera inequivocabile alla storia del calcio. E lo stesso discorso lo si può fare con Vincenzo Italiano alla Fiorentina, che dovrà affrontare il Club Bruges in finale di Conference League: la squadra viola ha divertito ed esaltato i suoi tifosi durante la gestione del tecnico siciliano ma dopo aver perso due finali di coppa deve sicuramente puntare a vincere la Conference League per entrare nella storia.