Si avvicina Italia-Galles, sfida decisiva per il primato del gruppo A e l’uomo chiave dei Dragoni non può che essere Gareth Bale.
Il capitano è reduce da una prestazione agrodolce nella vittoria per 2-0 contro la Turchia, iniziata con l’assist al bacio per l’1-0 di Ramsey ma conclusa con il rigore del possibile raddoppio calciato alle stelle (ci ha poi pensato Roberts a chiuderla a tempo scaduto grazie ad un secondo assist proprio di Bale); approfittiamone dunque per ripercorrere la carriera del calciatore gallese più forte del XXI secolo (ci perdonerete se continuiamo a considerare Ryan Giggs il più forte di sempre, senza dimenticare John Charles).
Alle origini di Gareth Bale
Gareth Frank Bale nasce a Cardiff il 16 Luglio 1989 e già da giovanissimo pratica diversi sport (atletica, calcio, rugby e cricket) in cui sviluppa doti fisiche che gli torneranno utili nella sua carriera professionista: grandissima resistenza fisica, ampia falcata, velocità supersonica (che raggiunge i 39,09 km/h) e forza nelle gambe.
È un mancino naturale ma sviluppa anche un ottimo destro, aumentando esponenzialmente la pericolosità e l’efficacia sia in fase realizzativa (compresi i calci piazzati) che nei cross. A 15 anni vola in Inghilterra e approda in quella fucina di talenti che è il Southampton, i cui osservatori lo avevano già arruolato nell’academy gallese del club biancorosso.
Debutta fra i grandi il 17 Aprile 2006, a 16 anni, nella vittoria per 2-0 contro il Millwall nella Football League Championship (il secondo livello inglese). Nei Saints trova un altro giovanissimo talento teenager, Theo Walcott, che per 102 giorni lo anticipa come più giovane giocatore ad essere sceso in campo con la maglia del Southampton.
La prepotenza fisica di Bale comincia ad emergere sempre più frequentemente ma il primo ad affondare il colpo è il Tottenham, che nel 2007 se lo porta a casa per 5 milioni di sterline.
L’azzardo ripaga gli Hotspurs: è l’inizio di una storia decennale. Nella prima stagione gioca poco, causa problemi fisici, mentre nelle stagioni 2008-2009 e 2009-2010 entra spesso dalla panchina per “spaccare” le partite sfruttando la sua naturale velocità. Dalla stagione 2010-2011 Gareth prende il volo, imparando a sfruttare al meglio le sue doti.
Inizia come terzino sinistro, ma nel corso della sua carriera agisce anche come ala sinistra o destra, trequartista e falso nueve, in una multidimensionalità di ruoli assicurata dalla sua struttura fisica da “androide”.
Quando ci siamo accorti di Gareth Bale
Le gare che lo rivelano definitivamente (in particolare al pubblico italiano) sono senza dubbio quelle contro l’Inter di Benitez nella fase a gironi della Champions League.
Fa letteralmente ammattire Maicon e Zanetti, non proprio due lumache; nella sconfitta a San Siro per 4-3 realizza una tripletta, con tanto di due reti in fotocopia negli ultimi minuti di recupero, dove semina sull’out mancino i due sopraccitati e scarica due sassate imparabili per Julio Cesar.
Si rivela così un prolifico realizzatore, arrivando ad un picco di 21 reti nel 2012-2013 (record del team fino all’avvento dell’uragano Kane), ma soprattutto un grande uomo squadra; diventa il simbolo indiscusso di una società sempre più ambiziosa anche a livello europeo, con un mix di giocatori tra outsider che trovano a Londra la loro dimensione (Van der Vaart, Crouch, l’eterno Robbie Keane) e il trampolino di lancio (oltre a Bale, Modric, Lloris, Walker, Dembele e il primissimo Kane).
A parte piazzamenti europei e la Coppa di Lega nel 2008 però, le soddisfazioni sono soprattutto personali: oltre a reti importanti nei vari derby, arrivano molteplici affermazioni come giocatore dell’anno in Premier League e della Federazione gallese.
L’approdo a Madrid
Nel 2013 scatta l’ora dei Blancos. Il Real Madrid lo acquista per una cifra al tempo non resa nota (nel 2016 è stato ufficializzato il valore complessivo di 100 milioni di euro) e lo sbarco in Spagna è causa di grande clamore e aspettativa. Segna al debutto contro il Villareal mentre in Champions la prima rete arriva nella fase a gironi, in uno scoppiettante 2-2 contro la Juventus.
Ma le reti importanti arrivano a fine stagione, contro il Barcellona in finale di Copa del Rey, contro l’Atletico Madrid per passare in vantaggio ai supplementari e vincere la Decima Champions League (primo gallese a segnare in finale) e contro il San Lorenzo in finale di Coppa del mondo per club.
Gareth, con la lunga chioma raccolta che diventerà un must, si inserisce alla grande nel collettivo stellare delle Merengues, in azioni da sogno con i vari Cristiano Ronaldo, Benzema, Isco, Ozil, James Rodriguez e il compagno di lunga data Modric. Seguono 5 anni di successi, tra cui 2 Liga, 3 Supercoppe UEFA ma soprattutto 3 CL consecutive, con tanto di doppietta e rete conclusiva in rovesciata nel personale derby contro il Liverpool del 2018.
Le ultime due stagioni a Madrid (18-19 e 19-20) vedono un progressivo calo, soprattutto mentale, che non sfugge all’esigentissima platea madridista; inoltre il rapporto con Zidane, l’allenatore delle 3 Champions, non decolla mai veramente. Emblematico l’episodio dei festeggiamenti per la qualificazione a Euro 2020, dove Bale si fa immortalare con una bandiera gallese che recita “Galles, golf e Madrid. In quest’ordine”.
I numeri al Real però parlano chiaro: 105 reti in 251 presenze, alla faccia dello scarso impegno. Arriva così il momento di tornare a casa, nel suo Tottenham, che lo riaccoglie a braccia aperte con un prestito annuale, ma, dopo una stagione di messa a punto per ritrovare la forma migliore, la storia tra Gareth (che ha ancora 1 anno di contratto col Real fino a Giugno 2022) e gli Spurs (237 presenze e 71 gol) potrebbe non essere finita qui.
Bale è il cuore del Galles
In nazionale Gareth Bale è stato il più giovane esordiente di sempre (poi superato da Harry Wilson nel 2013) e il più giovane marcatore di sempre.
Nel 2018 dopo una tripletta contro la Cina in amichevole ha superato il mitico Ian Rush, diventando il miglior marcatore della selezione. Ha preso parte alle qualificazioni per 4 edizioni dei Campionati Europei e 3 dei Mondiali, oltre ad un’edizione di Nations League.
Grazie alle cavalcate e ai gol ha condotto i Dragoni a Euro 2016, segnando in tutte e 3 le gare del girone (memorabile la sua punizione contro l’Inghilterra) ma il cammino si è interrotto in semifinale contro i futuri campioni del Portogallo.
Ora, a 32 anni, dopo 93 presenze e 33 reti, potrebbe essere l’ultima apparizione di prestigio con i rossi britannici e domenica vorrà senza dubbio lasciare il segno.