È una metafora ampiamente abusata, nel linguaggio del giornalismo sportivo, quello di passaggio di consegne. Quante volte abbiamo sentito parlare di ‘nuovo Messi’, ‘nuovo Ronaldo’, ‘nuovo Zidane’? Ma la dizione è problematica. In primis perché ogni calciatore, e ogni sportivo in generale, è unico nel suo genere e nel suo tempo. Ma in secundis, soprattutto, perché parlare di ‘passaggio di consegne’ significa mettere tra parentesi il lavoro, il talento e la biografia dello sportivo ‘passato’ nella consegna rispetto al ‘nuovo’ che avanza.
Fatte queste doverose premesse, tuttavia, quello che abbiamo visto in Frosinone vs Lazio è difficilmente giudicabile altrimenti che come passaggio di consegne, appunto. Nello specifico, tra Ciro Immobile e Valentin Castellanos.
Nervosismo Lazio, nervosismo Immobile
L’episodio è noto, ma è bene rispolverare la memoria. La Lazio, nel momento più difficile della sua stagione, con una sede vacante in panchina – c’era Martusciello, ma già sapeva che sarebbe andato via al termine della partita – e con un clima cittadino d’assedio – tra tradimenti più o meno presunti, ma esplicitati dalle dimissioni di Sarri e dalle parole, quantomeno preoccupanti, di Lotito, che ha riferito l’accaduto con toni da golpe –, va in casa del Frosinone per tornare alla vittoria dopo tre sconfitte consecutive in campionato (quattro, se consideriamo anche la Champions League).
La squadra di Di Francesco, consapevole delle difficoltà emotive dell’ex squadra di Sarri, parte forte, controlla il match e va addirittura avanti con Lirola, per poi sfiorare la rete pochi istanti dopo. Una Lazio completamente in bambola riesce a riprenderla con un gol di buona fattura collettiva: la rete è di Zaccagni, uno dei ‘senatori’ dello spogliatoio. Quasi nessuno esulta, anche se sullo sfondo si intravede Luis Alberto, altro nome pesante, stringere nervosamente il pugno dopo il gol, più di rabbia che di gioia insomma.
Le difficoltà di Re Ciro
La squadra allenata da Martusciello chiude bene il primo tempo, e nella ripresa sembra averne di più. Ma lì davanti si fatica, e non è una novità. Anche contro il modesto Frosinone, Immobile in particolare non riesce a incidere. Il capitano della Lazio, bandiera del club e suo miglior marcatore storico, vive una fase complicata della carriera. Ma, cosa più preoccupante, vive per la prima volta da ‘peso’ più che da ‘risorsa’ il ruolo di centravanti e capitano dei biancocelesti.
È nervoso, nei controlli e nelle reazioni. Sbaglia molto, ed è ancora fresca l’aggressione di un tifoso ai suoi danni davanti ad uno dei figli, fuori dalla scuola di quelli. L’accusa suona più o meno così: sappiamo che sei stato tu a far fuori Sarri. Ora, non importa molto la verità del fatto: rimane l’apparato simbolico e di significato che Immobile si è portato dietro a Frosinone vs Lazio.
L’ingresso del Taty e la svolta del match
Martusciello lo toglie dal campo al minuto 56. Al suo posto, Castellanos. Appena una settimana prima, contro l’Udinese, Immobile era stato sostituito dal Taty a circa 10’ dalla fine, reagendo malissimo verso Martusciello – e implicitamente Sarri. Il cambio è dunque coraggioso, ma decisivo. Castellanos ci mette 15’’ a timbrare il cartellino con un bel colpo di testa su assist di Luis Alberto (il 58esimo nelle ultime sette stagioni, solo De Bruyne e Kimmich hanno fatto meglio nel periodo nei top 5 campionati europei).
L’esultanza è bellissima, ma poco veritiera. Castellanos va verso la panchina chiamando a raccolta tutta la squadra e i suoi componenti, ed esultando a fianco di Immobile, che accenna un sorriso. Il Taty è inarrestabile. Crea un’altra grande chance con bel tiro al volo sul quale Turati risponde presente 2’ dopo il 2-1 e al 62’, da corner, sfrutta un rimpallo per siglare il 3-1. In poco più di 5’ è cambiato tutto.
La Lazio subirà un gol che riaprirà i giochi nel finale, Castellanos avrà un’altra chance (sprecata) e ne creerà una ghiottissima per Luis Alberto, sul quale Turati è fenomenale. Rimane in ogni caso il dato di fondo, che è più un evento che un dato. Castellanos si è preso l’attacco biancoceleste, e ora continuare ad accanirsi sulla titolarità di Immobile sarebbe controproducente. Dirlo da qui è semplice, dalla postazione che dovrà occupare Tudor molto meno.