La seconda edizione della Nations League sarà messa in palio nella finale di domenica sera a San Siro, dove alle 20:45 si sfideranno Francia e Spagna per decretare chi succederà al Portogallo come secondo campione della più recente competizione UEFA per nazioni.
L’Italia padrona di casa e campione d’Europa in carica e il Belgio dominatore del ranking FIFA, le due semifinaliste sconfitte, si affronteranno invece nella finalina per il 3° e 4° posto in programma sempre domenica, ma alle 15 allo Juventus Stadium.
Spagna: la qualità del centrocampo fa la differenza
La Spagna ha conquistato la finale infliggendo per la prima volta nella storia una sconfitta all’Italia nello stadio di San Siro. La chiave del successo iberico è stato il predominio a centrocampo, dove i movimenti di Sergio Busquets hanno completamente vanificato i tentativi di pressing degli azzurri e favorito il possesso palla da parte delle ali e delle mezzali spagnole.
Il giovanissimo Gavi e Koke hanno avuto gioco facile del centrocampo azzurro, favoriti anche dai movimenti da falso nueve di Pablo Sarabia, che andava a creare regolarmente superiorità numerica sulla trequarti e allo stesso tempo liberava gli spazi per gli inserimenti di Oyarzabal e Ferran Torres, sul cui asse gli iberici hanno costruito i due gol decisivi.
La Francia potrebbe ritrovarsi quindi a rimpiangere l’assenza di Ngolo Kanté: il centrocampista del Chelsea, risultato positivo al Covid, è normalmente il miglior equilibratore del centrocampo transalpino e sarebbe stato certamente la miglior opzione per Deschamps nel tentativo di spezzare il fraseggio spagnolo in mezzo al campo.
Possibile che quindi il tecnico francese decida di schierare un centrocampista maggiormente portato all’interdizione, ovvero uno tra Veretout, Tchouaméni o Guendouzi al fianco di Pogba sulla mediana al posto di Rabiot.
Francia: potenziale offensivo illimitato
Nella semifinale tra Francia e Belgio le due squadre hanno messo in mostra dei reparti d’attacco di livello assoluto: da una parte il tridente Hazard-de Bruyne-Lukaku, dall’altra il terzetto Griezmann-Benzema-Mbappé.
Alla fine è risultato maggiormente decisivo l’attacco francese, che ha rimontato i due gol messi a segno dai belgi nel primo tempo grazie alla tecnica sopraffina dei suoi fuoriclasse.
Prima una penetrazione inarrestabile di Mbappé in area che ha servito palla a Benzema il quale, dopo un controllo millimetrico danzando tra i difensori in mezzo all’area, ha insaccato alle spalle di Lloris. Poi un’azione insistita di Griezmann che ha portato al rigore trasformato da Mbappé, e quindi il gol deciviso arrivato grazie ai due esterni a tutto campo: Pavard conquista campo sulla destra servendo una palla che arriva sul lato opposto a Theo Hernandez che segna con il suo ormai collaudato sinistro.
Nonostante la lunga assenza dalla nazionale, Karim Benzema è tornato ad essere il faro offensivo dei bleus, giocatore in grado di rendersi sempre pericoloso davanti alla porta e bravo a dialogare con i compagni di reparto, un Kylian Mbappé volenteroso di far dimenticare il deludente Europeo e un Antoine Griezmann che, di nuovo a Madrid, vuole tornare ad essere le diable blanc di qualche anno fa.
Se al valore del tridente aggiungiamo la pericolosità di un centrocampista totale come Paul Pogba (che contro il Belgio ha colpito una clamorosa traversa su punizione), possiamo vedere come il potenziale offensivo di questa Francia ha pochi pari al mondo.
Difese non troppo affidabili
Se i due esterni a tutta fascia Pavard e Theo Hernandez sono risultati decisivi per la vittoria finale della Francia, c’è da dire che sono stati anche tra i maggiori responsabili del doppio svantaggio subito dai transalpini nel primo tempo.
Il vantaggio belga di Ferreira Carrasco è arrivato proprio a causa della mancata marcatura di Pavard sull’esterno di origine spagnola, mentre in occasione del 2-0 Lukaku ha raccolto un passaggio filtrante di de Bruyne infilandosi proprio nello spazio in mezzo ai fratelli Hernandez, i quali con enorme ingenuità gli lasciano la possibilità di girarsi e prendere velocità.
In generale la difesa francese non ha dato l’impressione di troppa solidità, chiamando spesso Lloris ad interventi decisivi a causa di disimpegni troppo approssimativi.
Ma nemmeno gli spagnoli hanno brillato, dovendo ringraziare l’imprecisione degli italiani durante il primo tempo, prima dell’espulsione di Bonucci, quando gli azzurri hanno avuto varie occasioni per il pareggio.
Il gol subito nella ripresa poi ha evidenziato gli enormi rischi che corre la formazione iberica quando alza troppo il baricentro del suo possesso palla: quando Yeremi Pino ha perso palla per un eccesso di confidenza, tutta la retroguardia spagnola è stata bruciata dall’accelerazione di Chiesa che ha portato alla rete di Pellegrini.
Una gara tutta da decifrare
Prepariamoci quindi ad una gara in cui potremmo assistere ad una sorta di tiro alla fune per il controllo della partita: da una parte l’intensità francese pronta ad aggredire, dall’altra la compassata rete di passaggi spagnola.
I ragazzini di Luis Enrique hanno comunque dimostrato di saper reggere l’urto (anche fisico) e di sapersi adattare ad ogni tipo di partita.
Chiaramente l’ago della bilancia sarà tutto verso i reparti di maggior impatto delle due squadre: se il centrocampo spagnolo riuscirà ad addormentare la gara, ecco che le folate offensive francesi potrebbero essere meno frequenti e pericolose.
Se al contrario la Francia riuscirà a mettere in campo la giusta intensità – cosa che non sempre avviene – aspettando e ripartendo con le sue frecce (soprattutto sulle fasce), la difesa iberica potrebbe trovarsi in grave imbarazzo.
In questa lotta tra due modi di interpretare la gara la differenza potrebbe quindi arrivare dal colpo del singolo: in questo senso sembra più attrezzata la Francia rispetto ad una Spagna che punta maggiormente sulla coordinazione dei movimenti di squadra.
Di sicuro è comunque lecito aspettarsi una gara bella, come da tradizione recente delle due formazioni.