Una partita spettacolare, probabilmente la più bella giocata tra due nazionali dal momento in cui si sono chiusi, per noi in maniera trionfale, i Campionati Europei, quella che si è giocata ieri tra Francia e Belgio, vinta dalla squadra di Deschamps per 3 reti a 2, grazie a una prodezza finale dell’esterno sinistro del Milan Theo Hernandez.
Inizio belga
Belgio e Francia si giocavano nella serata del 7 di ottobre all’Alliaz Stadium di Torino, un posto nella Finalissima di Nations League che si disputerà domenica 10 ottobre al Meazza di Milano, dove Francia e Spagna si affronteranno per conquistare il trofeo.
È dal 1981 che il Belgio non riesce a battere i “Bleus” in una partita che fa capo ad una competizione ufficiale, questa volta con una beffa che rimarrà storica.
I galletti sono riusciti a spuntarla al termine di un match di abbacinante bellezza, durante il quale le occasioni sono state tantissime da una parte e dall’altra e, alla fine della fiera, nessuno avrebbe protestato se al fischio finale dei tempi regolamentari, i 22 protagonisti in campo ci avessero regalato altri 30 minuti di extra time.
Ci si aspettava uno scontro a viso aperto, intanto per la filosofia dei due allenatori, poi per il talento che gli innumerevoli campioni in campo dimostrano di avere ormai da tempo, e infine per la posta in palio di una competizione che, seppur importante, non ha di certo lo stesso lignaggio delle manifestazioni regine, come i Campionati del Mondo e/o d’Europa.
Il Belgio ha cominciato meglio, anche se i primi 20 minuti le due compagini hanno provato a mettere subito le cose in chiaro, cercando di porre a nudo i difetti degli avversari.
Dopo pochi minuti il portiere della Francia, Lloris, si è esibito nella specialità della casa, il suo proverbiale colpo di reni, che gli ha permesso di neutralizzare una conclusione ravvicinata di De Bruyne.
È un campanello d’allarme per i galletti, visto che, via via, i “Diavoli Rossi“prendono possesso del campo e cominciano a macinare gioco e kilometri, di fronte a una squadra che non riesce a prendere adeguate contromisure.
La Francia si affida alle sgroppate di Mbappè, che dimostra talento e classe sopraffina, palesando colpi deliziosi che mandano in brodo di giuggiole i tifosi assiepati sugli spalti dell’Allianz.
La difesa a tre predisposta dall’allenatore del Belgio, Martinez, è formata da Alderweireld, Denayer, Vertonghen, tutti piuttosto concentrati quando vi è da neutralizzare gli avanti francesi con risultati alterni. Mbappè sembra incontenibile, ma per tutti i primi 45 minuti Benzemà è un corpo estraneo, sicuramente opaco rispetto al suo scintillante inizio di stagione.
Il Belgio appare più determinato e voglioso, soprattutto, di mettere fine al dominio francese negli scontri diretti in partite che valgono, che dura da qualcosa come 40 anni!
I frutti di tale sforzo arrivano verso la fine della prima frazione di gioco, grazie ad un tiro scoccato poco all’interno dell’area di rigore da Carrasco che, servito da De Bruyne, insacca alla destra di Lloris.
Il raddoppio arriva al 41° ed è tutto merito di Lukaku, che si beve con una virata saettante, Lucas Hernandez e mette in rete defilato sulla destra alle spalle del portiere francese che copre maluccio il primo palo.
La riscossa francese
Sembra fatta. Finalmente il Belgio gioca e segna come dovrebbe e alla prima vittoria dal 1981 in una competizione ufficiale contro i vicini di casa francesi, mancano solo 45 minuti più recupero, con un vantaggio di due gol.
E invece capita quello che i tifosi belgi non avrebbero mai voluto vedere.
Il Belgio rimane negli spogliatoi e la Francia comincia il suo secondo tempo con un piglio diverso, tanto che iniziano a fioccare le occasioni che fanno tremare Courtois. Inoltre il Belgio rientra nel rettangolo di gioco spaesato, quasi svogliato e sicuramente poco concentrato, visto che sono moltissimi i palloni persi in fase di costruzione che originano pericoli su pericoli.
A metà secondo tempo, Benzemà, fino ad allora evanescente, si inventa un gol che, più di ogni altro, sembra essere plasmato secondo le sue caratteristiche. Difende il pallone poco prima dell’altezza del dischetto del rigore e, pressato da tutta la difesa belga, si gira su se stesso e, in caduta, spedisce una mortifera rasoiata che finisce nell’angolino alla sinistra di Courtois.
Il canovaccio tattico della partita non cambia e il Belgio si veste da Francia del primo tempo. Si affida alle fiammate di Lukaku, ma le trame offensive praticamente non esistono più. La difesa balla costantemente e gli esterni francesi, Theo Hernandez da una parte e Pavard dall’altra prendono il coraggio che non avevano avuto nella prima ora di gioco e accompagnano la marea blu che si impossessa del centrocampo e della trequarti avversaria.
Il pareggio è cosa fatta, grazie a Griezmann il quale è più lesto in area di rigore rispetto a Tielemans che affonda l’intervento e lo aggancia. È rigore. Mbappé si fa dare il pallone da Benzemà e trasforma con freddezza sotto l’incrocio dei pali, dove Courtois non arriva.
La partita finalmente si assesta coi cambi e sembra che i supplementari siano ormai alle porte, ma Lukaku la risveglia con uno spettacolare colpo al volo servito dall’ottimo Carrasco, ma ci vuole il VAR per annullare un millimetrico fuorigioco di “Big Rom”.
Il finale è ancora della Francia e, soprattutto, del milanista Theo Hernandez, che scarica in rete il più classico dei suoi gol, un sinistro che piega le mani a Courtois e porta i galletti a raggiungere la Spagna nella finalissima di domenica.
I temi tattici
Nel pezzo di presentazione pre partita, avevamo già messo in guardia sulla possibilità di un alto numero di gol, per i motivi a cui abbiamo fatto cenno all’inizio di questo pezzo.
Era abbastanza chiaro che lo strapotere dei giocatori offensivi dell’una e dell’altra squadra, avrebbero messo in difficoltà le difese avversarie e che le sgroppate di Lukaku e Mbappè, sarebbero state il punto focale di una partita giocata a viso aperto da entrambe le formazioni.
Grossi cambiamenti rispetto alle formazioni annunciate, non ce ne sono stati, se non la mossa Theo Hernandez, al primo, tardivo match in nazionale giocato con il fratello Lucas, che alla fine si è rivelata decisiva.
Per il resto la base tattica per entrambi i due allenatori, è stata simile, per un doppio 3-4-3, con qualche variante offensiva da una parte e dall’altra, con i due esterni francesi ben delineati e quelli belgi che aiutavano parecchio il centrocampo, convergendo con una certa continuità.
Fino a quando il sistema ha funzionato, Pogba si è dovuto preoccupare di arginare le sfuriate avversarie, più che pensare alla fase offensiva, ma quando il Belgio è, gioco forza, calato, anche fisicamente, il centrocampista del Manchester United è salito in cattedra diventando il vero padrone della partita.
Anche in quest’ottica va letta la prestazione deludente di Benzemà al primo tempo, completamente trasformato nella ripresa, al netto del magnifico gol della riscossa francese.
In realtà, se andiamo a dare un’occhiata ai freddi numeri del post partita, vengono fuori indicazioni che non possono prescindere dall’incredibile equilibrio scaturito alla luce dei due tempi: il primo di netta marca belga e il secondo di incontestabile stampo francese.
Basti pensare che il possesso palla dice Belgio per un significativo 51,1%, a fronte del 49,9% dei francesi.
Probabilmente il successo francese va ricercato da altre parti, se proprio vogliamo dargli un nome e un cognome.
La squadra di Didier Deschamps ha avuto un maggiore apporto da parte dei singoli nelle giocate estemporanee, visto che sono stati ben 14 i dribbling tentati e riusciti dai talentuosi campioni francesi.
Di questi tentativi di saltare l’uomo, ben 9 sono stati effettuati da Mbappè, il prototipo dell’attaccante moderno, veloce, possente e tecnico. Dall’altra parte i dribbling sono stati solo 4, dei quali uno solo a testa dei i tre giocatori chiave del Belgio, De Bruyne, Lukaku ed Hazard.
Se è vero come è vero che le caratteristiche dei giocatori in campo non erano certo le stesse, vi è da mettere in conto che durante alcune parti della partita viene meno il concetto di squadra e occorre affidarsi al valore dei singoli.
Sotto quest’ottica, diventa interessante anche la lettura di un altro dato, anche questo decisamente a favore dei francesi, che hanno completato positivamente, l’83% dei propri contrasti, 20, a differenza del 48% dei contrasti portati a termine dai propri avversari, solo 13.
Se avete visto la partita, provate a giudicare voi questi dati. I numeri, secondo alcuni, possono lasciare il tempo che trovano. Ancora di più in una partita così equilibrata.
Adesso ci aspetta una finale bellissima tra Spagna e Francia. Ce la gusteremo domenica sera a partire dalle 20,45. L’Italia giocherà qualche ora prima contro il Belgio, a Torino, alle 15,30.