Da quell’ultima stagione di Serie A nel 2002, il Como ha passato un ventennio di grandi delusioni, coronate dal doppio fallimento del 2004 e del 2017 che hanno relegato i lariani alla Serie D. Da allora, di strada ne è stata fatta tantissima, a cominciare dal cambio di dirigenza che vede ora la società in mano a una delle aziende più ricche del mondo (l’indonesiana Djarum).
Un rilancio di ambizioni che passa però dalle difficoltà tecniche di dover ripartire da zero, soprattutto in un campionato complicato come quello della cadetteria. Dopo due tredicesimi posti non proprio entusiasmanti, il cambio di passo dei lariani sembra essere arrivato ora, non a caso dopo aver affidato la panchina a uno che di ambizioni e vittorie se ne intende parecchio: Cesc Fabregas.
La stagione del Como
L’inizio della stagione per i lariani, è a fasi alterne, complice anche la cattiva condizione di molti degli elementi di spicco della rosa. Longo, però, infila quattro vittorie consecutive nel mese di settembre, che danno una buona spinta alla squadra, pur senza entusiasmare nel gioco e soprattutto nel far rendere il suo reparto offensivo.
Cutrone, Simone Verdi e Cerri sono un trittico che poche società possono permettersi in cadetteria, eppure nessuno dei tre sembra essere particolarmente incisivo (tanto che molti dei gol vittoria arrivano da altri ruoli).
Ed è in questo clima di insoddisfazione che arriva il suo esonero, paradossalmente proprio quando sembrava passato il periodo critico delle due sconfitte di fila (contro Parma e Cremonese) e peraltro dopo una vittoria esterna importante come quella ottenuta ad Ascoli (0-1 con gol di Cutrone).
La svolta: la panchina a Fabregas
Una svolta, seppur rischiosa, che la società ha deciso probabilmente proprio per dare un’impronta precisa al futuro in un momento nemmeno troppo pericoloso.
Il cambio di passo era chiaro: puntare tutto su una persona che ha nel DNA il gene della vittoria e che, soprattutto, abbia in sè un’idea di calcio precisa e decisamente più propositiva.
Cesc Fabregas era la scelta perfetta, trovandosi già a Como dalla scorsa stagione, passata a metà anche in campo, pronto a mettersi in gioco anche senza aver ancora conseguito il patentino da allenatore (tanto che di fatto, il suo ruolo in panchina è “ad interim”).
Un ruolo però preso molto seriamente, perchè nonostante nel suo palmares ci sono un campionato del Mondo, due d’Europa e svariati campionati nazionali (in Spagna come in Inghilterra), anche il successo in cadetteria può rappresentare un nuovo punto di partenza per la sua carriera.
Idee tattiche e bilancio provvisorio
L’esordio di Fabregas coincide con una vittoria molto sofferta in casa contro l’ultima della classe, il Feralpisalò, in un 2-1 ottenuto soltanto all’overtime. La squadra però era di fatto ancora quella messa in campo da Longo, con gli stessi undici e lo stesso 3-4-2-1 visto anche la settimana precedente.
Ci vuole un po’ di tempo perchè la nuova filosofia di Fabregas, prenda piede anche in campo. Lo spagnolo si sta impegnando molto negli allenamenti, per trasformare quella squadra in una fatta di possesso e attacco, come quelle che lo avevano visto protagonista da allenatore (specie in Inghilterra).
Abbiamo visto i primi passi di questa trasformazione nel recupero contro il Lecco, terminato con uno zero a zero comunque interessante, se visto con un occhio al modo e ai numeri: cambio di difesa ora in una linea a quattro, che aggiunge più forza sia sugli esterni sia in mediana, tradotto immediatamente con un possesso di palla maggiore (il 57% in quel match) e in un’azione offensiva più diretta (16 conclusioni).
Ancora di più nella penultima giornata giocata in Sudtirol, con la vittoria per 0-1 che conferma gli stessi numeri anche in trasferta (58% di possesso, 16 conclusioni) e in generale fa percepire un coinvolgimento maggiore da parte di tutti gli elementi in campo.
La controprova, è proprio nell’ultimo match contro il Modena, avversaria diretta nella corsa ai primi due posti, regolata per 2-1 allo stadio Sinigallia, mostrando questa volta un altro lato della “cura” Fabregas: quello del sacrificio.
Il vantaggio di Simone Verdi su rigore nel primo tempo, è infatti pareggiato da Zaro intorno al sessantesimo, con il Modena che sembrava a quel punto prendere il controllo del gioco. La mossa vincente arriva però, proprio dalla panchina: Fabregas fa entrare Gabrielloni per Verdi, che lo ripaga poco dopo segnando la rete del definitivo 2-1 (con Semper in porta che chiude ogni velleità avversaria grazie a sette parate).
L’espulsione di Barba sul finale, non toglie nulla alla prestazione di tutta la squadra, che grazie al nuovo modulo 4-2-3-1 sta ritrovando molti dei suoi elementi migliori: Verdi in primis sembra trovarsi particolarmente bene, ma anche Cutrone come unica punta sta rendendo al meglio, così come in mediana Abildgaard sembra aver trovato la sua massima collocazione.
Il Como può ambire alla Serie A?
L’impressione, è però che questa sia una ulteriore fase intermedia per la squadra di Fabregas, pronta a spiccare il volo non appena per tutti saranno chiari i nuovi meccanismi di gioco. Da non escludere nemmeno l’ulteriore trasformazione a un tridente offensivo, che potrebbe ulteriormente valorizzare le tante frecce offensive nell’arco dei lariani.
Se poi Fabregas riuscirà a recuperare anche altre pedine come Baselli o Cerri, oltre a instillare nel gruppo la convinzione di essere una delle possibili forze del campionato, ecco che allora il “sogno Serie A” non è poi così impossibile.
Lo dice la classifica, che vede i bianco blu al terzo posto a soli due punti dal Venezia e a tre dal Parma. Ma anche il progetto societario, che sembra andare avanti al meglio dopo gli intoppi iniziali, con la consapevolezza di avere un centro sportivo tra i migliori e una società capace di poter vivere una situazione economica che non ha eguali, specie in questa categoria.
Sulla strada della consacrazione di Fabregas e dell’entusiasmo dei tifosi, ci sono quest’anno però tante altre compagini che, dal punto di vista puramente tecnico, hanno le stesse possibilità e le stesse ambizioni: il Parma ovviamente, così come il Venezia, ma occhio perchè anche alle spalle con la possibilità di giocarsi tutto anche nei playoff, il Palermo non è domo, così come la Cremonese, le possibili sorprese di Catanzaro e Cittadella, per non parlare del rientro in corsa di realtà consolidate come quella di Bari e della Sampdoria.
Insomma, la strada è lunghissima ancora, ma chissà che proprio la presenza di un Fabregas, con la sua voglia di fare e un’abnegazione non comune, possa fare davvero la differenza.