Euro 80 introduce una grossa novità nel format del campionato europeo: infatti la Uefa decide di rendere la competizione più appetibile e per aumentare la spettacolarità e l’attesa la rende più simile ai Mondiali, con la presenza dei gironi e di una sede decisa con ampio anticipo.
E per ospitare questa prima edizione del nuovo corso viene scelta l‘Italia come paese ospitante, con la nazionale di Bearzot qualificata di diritto dopo il bel mondiale argentino di due anni prima, dove con una squadra giovane e frizzante gli azzurri si erano piazzati al 4°posto completando un ricambio generazionale atteso da anni.
Le qualificate di Euro 80
Sette squadre qualificate, più l’Italia a completare il quadro, per un totale di otto formazioni divise su due gironi. La formula prevede che le vincenti dei gironi si giochino la finalissima, mentre alle seconde venga destinato un posto per la finalina di consolazione.
Sono presenti i campioni in carica della Cecoslovacchia, con una rosa molto simile a quella che ha trionfato 4 anni prima in Jugoslavia. Ma i favoriti sono altri.
Su tutti l’Inghilterra di Kevin Keegan e la Germania Ovest che può vantare sull’apporto di Rumenigge e Shuster, due dei migliori giocatori d’Europa dell’epoca. Presenti anche i vice campioni del mondo olandesi, che aspirano ad un successo che suggellerebbe una generazione di fenomeni fino a quel punto sempre ad un passo dal trionfo.
Poi ovviamente l’Italia padrona di casa. Come detto gli azzurri di Bearzot arrivano da un biennio carico di buone prestazioni, il cambio generazionale si sta mostrando di ottimo livello e c’è grande aspettativa.
Qualche settimana prima dell’inizio della competizione succede però un fatto destinato a segnare la storia di questi europei italiani: una domenica di marzo arrivano negli stadi polizia e finanza. Ci sono le manette ad attendere decine di giocatori di A e B per uno dei più grossi scandali della storia pallonara italiana.
Il terremoto del calcio scommesse incide pesantemente anche sulla nazionale: vengono squalificati nientemeno che Bruno Giordano e Paolo Rossi, l’astro nascente del calcio azzurro. L’impatto mediatico, e tecnico, sulla squadra è fortissimo: viene meno quella che alla vigilia doveva essere la coppia gol azzurra e questo inciderà sul percorso della nazionale.
La fase a gironi di Euro 80
La prima fase a gironi della storia di un europeo dimostra subito la bontà della formula e lo spettacolo è godibile.
Si gioca in quattro città (Milano, Torino, Roma e Napoli) e si comincia da dove si era lasciato. Infatti la partita inaugurale è la rivincita della finale di 4 anni prima: a Roma va in scena Cecoslovacchia – Germania Ovest e questa volta, ad avere la meglio, sono i tedeschi che mettono subito in mostra il gioiello Rumenigge autore del gol vittoria.
Ma come spesso accade per i tedeschi, l’europeo è terreno fertile per gli eroi inaspettati: quattro anni prima era stato il turno di Dieter Muller, ad Euro 80 tocca a Klaus Allofs che nel big match della seconda giornata contro l’Olanda sigla una tripletta che rende inutile il tentativo di rimonta orange. Finisce 3-2 e l’Olanda abbandona i sogni di gloria: nell’ultima giornata del girone la gara con la Cecoslovacchia serve solo a decretare chi parteciperà alla finalina di consolazione e gli orange non andranno oltre l’1-1 fallendo l’obiettivo.
L’altro girone è quello dell’Italia, dove si trovano anche Inghilterra, Spagna e Belgio. Sembra subito un girone molto equilibrato con quattro squadre tutte più o meno sullo stesso livello. La prima giornata racconta infatti di un doppio pareggio con l’Italia che al suo esordio a Milano non riesce a sfondare il muro spagnolo, che il ct Kubala ha fatto costruire davanti alla porta di Arconada.
Inizia a farsi sentire per gli azzurri la mancanza di uno stoccatore, che sappia risolvere le partite anche con gol sporchi, oppure di una punta tecnica che possa inventare il guizzo decisivo. Insomma mancano Rossi e Giordano. Intendiamoci: gli azzurri dispongono comunque di un buon parco attaccanti, ma Bearzot ha deciso che la sua coppia titolare sarà Graziani-Bettega, due attaccanti di lavoro e sacrificio più che punte spietate. Oltre a loro il “vecio” si è portato il giovane Altobelli, ancora un po’ acerbo, e Roberto Pruzzo che però non rientra proprio nelle grazie del C.T.
Anche la seconda partita degli azzurri è caratterizzata dalla difficoltà a produrre gioco offensivo: si gioca contro gli inglesi a Torino, in una gara tesa, dove chi sbaglia è fuori.
La partita non è bella e Bearzot inserisce in formazione Romeo Benetti al posto di Cabrini, per mettere più fisico a cospetto dei maestri inglesi. Nel secondo tempo si deve gettare il cuore oltre l’ostacolo per entrambe le squadre, un pareggio serve a poco anche a causa della vittoria belga sulla Spagna nella gara del pomeriggio, che proietta i diavoli rossi in pole per un posto in finale.
E quando serve il cuore in maglia azzurra c’è solo un uomo che può salvare la baracca: A 10′ dalla fine un gol di Marco Tardelli ci consente di battere l’Inghilterra, e di andarci a giocare a Roma contro il Belgio quella che è a tutti gli effetti una semifinale. Gli ospiti hanno però a disposizione due risultati su tre, in quanto favoriti nella differenza reti: hanno infatti un totale di +1 come l’Italia, ma segnando un gol in più.
Per gli azzurri serve solo vincere e spingono sorretti anche dal pubblico, come successo nell’europeo di 12 anni prima, sempre all’Olimpico di Roma. Ma questa volta non ci sarà lieto fine. Il Belgio resiste, grazie anche alle parate dell’istrionico portiere Jean Marie Pfaff. In finale ci vanno loro e all’Italia resta la consolazione della finalina da giocare a Napoli contro la Cecoslovacchia. Resta anche l’amarezza di uscire senza mai aver subito un gol e di aver constatato come la mancanza dei due attaccanti designati titolari, si sia rivelata alla fine decisiva.
In finale ci va quindi, un po’ a sorpresa, il Belgio allenato da Guy Thys, una squadra solida ma con qualche buona individualità, come quella di Jan Ceulemans. Ad attenderlo la Germania Ovest, già favorita della vigilia e ancor più adesso che lo spauracchio Italia non ha raggiunto l’atto conclusivo.
Le finali di Euro 80: di nuovo tedeschi sul tetto d’europa
A Napoli si conclude l’europeo degli azzurri, contro la Cecoslovacchia. Subiamo il primo gol della competizione, ad opera di Jukemik, ma ci pensa Graziani a rimettere la gara in parità. A decidere il gradino più basso del podio saranno dunque i rigori. In realtà una serie davvero interminabile di rigori, visto che il risultato finale sarà di 10-9 per i cecoslovacchi, con l’errore decisivo di Collovati. Si finisce quarti, e con un po’ di delusione per non essere riusciti nemmeno ad arrivare sul podio europeo.
Il giorno dopo è tempo di finalissima tra Germania Ovest e Belgio. La cornice è quella dello stadio Olimpico di Roma, e nonostante si un epilogo a sorpresa per la presenza belga, ne esce una partita equilibrata e di buon livello.
I tedeschi del CT Derwall sono una squadra che oramai ha cambiato pelle rispetto a quella vincente degli anni 70′, ma che comunque si mantiene a livelli altissimi, essendo alla terza finale europea consecutiva. Il Belgio gioca con entusiasmo e con la leggerezza di chi non ha molto da perdere in una finale come questa.
Per la Germania Ovest la gara è difficile, ma come spesso accade è l’eroe per caso a risultare decisivo in casa tedesca. Il 22 giugno 1980 quest’eroe ha le fattezze, invero non proprio eleganti, di Horst Hrubesch. Stiamo parlando di uno dei tipici attaccanti della storia tedesca: è grosso e fa della forza fisica l’arma principale, la tecnica di base è rozza ma efficace. Dopo appena 10 minuti di gioco Hrubesch porta avanti i suoi, il Belgio non ci sta e trova un pareggio quasi insperato a 15′ dal termine con un rigore Vandereycken. Sembra inevitabile l’epilogo dell’extra time ancora una volta, una sorta di incubo per gli uomini di Derwall che rivivono i fantasmi di 4 anni prima contro la Cecoslovacchia.
Ma a togliere d’impaccio la Germania ci pensa l’eroe per caso Hrubesch, che a due minuti dal termine fa quello per cui Derwall l’ha messo in campo. Su azione d’angolo vola più in alto di tutti, anticipando anche un’uscita non troppo ortodossa di Pfaff, e regala alla Germania Ovest il secondo titolo europeo. Sarà l’inizio di un decennio di grandi successi per il calcio tedesco, che si apre in Italia con la conquista dell’Europeo e chiuderà il suo cerchio sempre in Italia dieci anni dopo con la conquista del mondiale di 1990.