C’è una Lazio prima e dopo Ivan Provedel. Senza scomodare religioni e antiche cosmogonie, se è vero che il calcio è l’ultima grande narrazione rimasta al nostro tempo, è giusto elogiare il miglior portiere del nostro campionato – anche lo scorso anno, quando nonostante sia stato in grado di garantire 21 clean-sheets su 38 alla sua squadra, non è stato scelto dalla Lega come MVP per il ruolo di estremo difensore.
È quantomeno curioso, si direbbe emblematico, allora, che nel giorno in cui Provedel compie due miracoli ed effettua altre tre parate di grande livello contro l’Empoli, Mike Maignan – scelto lui, al posto dell’italiano, come migliore portiere lo scorso anno – torni a spaperare come recentemente, dopo il ritorno dall’infortunio, ha iniziato a fare con sempre più frequenza.
Italiani, memoria corta
Lo avevano quasi crocifisso, Provedel, dopo l’errore contro l’Hellas Verona di due giornate fa. Si erano dimenticati, tifosi e addetti ai lavori, della stagione passata e attuale del portiere con la 94 sulle spalle. Si erano dimenticati, quindi, del finimondo contro l’Atletico Madrid all’esordio in Champions, quando prima aveva compiuto un miracolo su Lino e poi aveva deciso lui, di testa, al 94’, la sfida e l’esito del girone – quel punto è stata in fondo la differenza tra Lazio e Feyenoord fino alla penultima giornata. Si erano dimenticati del miracolo su Gimenez sempre in Champions e sempre all’Olimpico, ma anche della parata su Pavoletti in campionato al 92’.
Un articolo della Gazzetta di stamane lo dice senza troppe ambagi: Provedel ha portato alla Lazio più punti di qualsiasi altro attaccante in rosa. «È lui che ha firmato le ultime due vittorie della Lazio in campionato, quella del 2 dicembre all’Olimpico contro il Cagliari e quella di ieri al Castellani contro l’Empoli. Lo ha fatto con autentiche prodezze che hanno lasciato attoniti gli attaccanti avversari e che hanno consentito alla sua squadra di blindare in entrambi i casi tre punti preziosissimi. Senza i suoi interventi la squadra di Sarri non sarebbe riuscita a vincere neanche queste due partite, le uniche chiuse con un successo negli ultimi due mesi in campionato».
Un’eredità importante
Qualche tifoso brontolone ha sottolineato come questo dato, cioè che Provedel sia il migliore in campo un po’ troppo spesso, sia preoccupante e contrario: la Lazio subisce e davanti fa grande fatica. Ma l’analisi è incompleta: probabilmente alla Lazio un portiere così non ce l’avevano dai tempi di Peruzzi, e avevano dimenticato cosa si provasse a riassaporare nuovamente l’importanza dei guantoni. Che Spalletti si svegli, a proposito: Donnarumma sarà anche forte, molto forte, ma le prestazioni hanno un peso e Provedel – come Vicario – merita una chance con gli azzurri, lui che di recente ha rifiutato la ‘chiamata’ della Russia, cui lo legano le origini materne.
Ieri prima su Daniel Maldini, con deviazione quasi decisiva di Guendouzi (che l’ha sbloccata e che ha conteso a Provedel, a fine gara, la palma di MVP), poi soprattutto su Cambiaghi nella ripresa, con un tuffo che è insieme un riflesso incredibile, una reazione di polmoni e un’intuizione previa su dove potesse andare a finire la sfera, Provedel ha davvero esagerato per bravura e concentrazione. L’ex spezzini – che tre anni fa giocava in Serie C alla Juve Stabia – ha raggiunto così il sesto clean-sheets in campionato, il nono considerando tutte le competizioni. E riportato quindi la Lazio a sperare nuovamente – per ora è solo questo – nell’Europa. Ma la speranza non basta nel calcio, serve continuità. Quella che Provedel ha dimostrato ancora una volta di poter garantire, lui sì uno da Champions, e che ora la Lazio dovrà rendergli nelle prossime due decisive partite contro Frosinone e Udinese.