Le due “corazzate” del calcio spagnolo, reduci da una settimana di Champions League nella quale sono state più le ombre che le luci, si ritrovano di fronte per l’ennesima volta in una sfida che va vissuta ogni secondo.
La rivalità è forte, sia quando «Blancos» e «Blaugrana» sono in campo, sia quando la «partita» si gioca dietro le scrivanie, con le rispettive dirigenze pronte a creare disagi e fastidi a quella avversaria.
Così facendo, la storia si è riempita anche dei nomi e dei volti di grandi campioni che hanno vestito prima la maglia di una e po dell’altra,m scatenando spesso le ire dei tifosi (ricordate la testa di maiale lanciata dai catalani verso Luis Figo “reo” di essere passato al Madrid?).
Abbiamo allora voluto provare a mettere in campo l’undici del Clasico, ovvero una formazione composta da giocatori che hanno giocato sia col Real che col Barça.
Alla fine del gioco ci siamo resi conto d’aver allestito una squadra stellare, probabilmente imbattibile. Ma… Chi gioca in difesa? Non c’è un difensore di ruolo che sia appartenuto alle due squadre.
Ecco perché davanti all’unico portiere disponibile, abbiamo schierato solo centrocampisti ed attaccanti, lasciando un passo indietro quei giocatori “adattabili” anche ad un ruolo più di contenimento.
Il portiere c’è (per fortuna…) ed è Julen Lopetegui Argote, classe 1966 al quale affidiamo la difesa dei pali.
Sulla linea più arretrata dei centrocampisti, mettiamo Luis Milla Aspas, classe 1966 e già visto anche come allenatore dell’Under 21 iberica.
Iniziò come centrocampista di contenimento al Barcellona e, dopo una parentesi al Real Zaragoza, arrivò al Real Madrid nel 1990. Nella sua carriera ha segnato sette gol, due in blaugrana e tre a Madrid.
Accanto a lui Robert Prosinecky: arrivò al Real Madrid dopo aver vinto la Coppa dei Campioni 1991 con la Stella Rossa.
In Spagna non ebbe fortuna per una serie di infortuni e dopo tre anni il Real lo trasferì all’Oviedo. Un anno in cui riprese a dettare i tempi del centrocampo convincendo Johan Cruijff a dargli una maglia del suo Barcellona.
Altro centrale di spessore e talento con i fiocchi è Berndt Schuster, uno dei giocatori che lasciò una squadra, il Barcellona, per trasferirsi all’altra: avvenne nell’estate del 1988.
Dopo 170 presenze e 78 gol con la maglia blaugrana aggiunse 20 gol in 54 partite con i blancos, club che ha anche allenato nel 2007-2008.
Chiudiamo il quartetto “di contenimento” con Luis Enrique cui affidare la fascia destra. Il Real lo prelevò per la cifra record di tre miliardi delle vecchie lire dallo Sporting Gijon ma a Madrid non convinse e nel 1996 passa al Barcellona dove esplode definitivamente.
Vince due campionati, tre Coppe di Spagna, una Supercoppa spagnola, una UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA e una Coppa del mondo per club FIFA, diventandone successivamente anche l’allenatore.
Il nostro “undici del Clasico” prevede poi l’utilizzo di tre centrocampisti decisamente offensivi.
Si comincia con Michael Laudrup che fu richiesto a gran voce da Cruyff e mise il suo talento a disposizione di un Barcellona che vinse la Liga dal 1991 al 1994 mettendoci anche la Coppa dei Campioni del 1992.
Poi a Barcellona giunse Romario e Laudrup accettò l’offerta del Real, arrivò a Madrid e portò le Merengues al titolo, il suo quinto consecutivo.
Si prosegue con Gheorghe Hagi, il fuoriclasse rumeno che arrivò in Spagna a Madrid dove giocò due campionati segnando sedici gol e, dopo la parentesi in Italia al Brescia, fu chiamato dal Barcellona dove non ebbe molta fortuna giocando solo 35 partite e segnando 7 gol.
La triade si completa con Alfonso Perez, classe 1972, esterno d’attacco che ha ottenuto belle soddisfazioni vestendo la maglia del Real Madrid dal 1990 al 1995 vincendo 1 campionato, 1 Coppa di Spagna ed 1 Supercoppa segnando 13 gol.
Passato al Betis, si trasferì al Barcellona dove rimase dal 2000 al 2002 giocando solo 38 partite e segnando 9 gol.
Se passiamo al tridente d’attacco, c’è da stropicciarsi gli occhi.
Cominciamo con uno dei giocatori più forti della storia del calcio moderno: Luís Filipe Madeira Caeiro Figo. Passa dallo Sporting Lisbona al Barcellona nel 2005 dove resta per cinque anni vincendo due volte la Liga, 2 Coppe del Re, 1 Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Supercopa de España.
Nell’estate del 2000 Florentino Perez fa lo sgarbo: per 140 miliardi di lire Luis Figo è un Blancos. A Madrid vince il Pallone d’Oro, due campionati, la Champions League, la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale.
Continuiamo con Samuel Eto’o, il più forte giocatore africano di tutti i tempi. Il Real lo acquistò a soli 15 anni e dopo averlo mandato in prestito, lo richiamò nel 1999.
Qualcosa però non funzionò e il giocatore fu ceduto al Maiorca dove esplose in tutto il suo talento (54 gol in 133 partite).
Il suo futuro era scritto: arrivò a Barcellona nel 2004 e da lì iniziò l’escalation: tre campionati spagnoli, due Coppe del re, due Supercoppe Spagnole, tre Champions League, unico giocatore ad aver realizzato il triplete con due maglie diverse: Barcellona, appunto e subito dopo Inter.
Il gran finale è tutto suo: Ronaldo Luís Nazário de Lima. Il Barcellona lo preleva dal PSV Eindhoven nel 1996 e il Fenomeno sale subito sulla ribalta: 37 gol in 39 partite giocate.
Moratti lo porta all’Inter ma quando nel 2002 torna in Spagna, Ronaldo entra a far parte del “Dream team” in maglia bianca, ovvero i “Galacticos” di Madrid.
Si ferma nella capitale spagnola sino al 2007 e aggiunge al suo palmares un campionato, la Supercoppa e la Coppa Intercontinentale. Lascia il Real dopo aver giocato 127 partite ed aver deliziato la platea del Bernabeu con 87 reti.
palmares un campionato, la Supercoppa e la Coppa Intercontinentale. Lascia il Real dopo aver giocato 127 partite ed aver deliziato la platea del Bernabeu con 87 reti.