C’era un tempo, in cui vedere due squadre italiane affrontarsi nelle fasi finali delle più importanti competizioni europee, era quasi una prassi.
Fu così che nella Champions League del 2005, con tre squadre arrivate ai quarti di finale, il rischio di un incrocio divenne inevitabile e toccò proprio a Milan e Inter affrontarsi per il passaggio in semifinale.
Una sfida esaltante dal punto di vista sportivo, ma che sotto la “madonnina” riserva sempre parecchia tensione, sfociata in quel caso nel peggiore dei modi, visto che la partita di ritorno in casa dei nero azzurri, non fu di fatto mai portata a termine. Ricevendo il non certo ambizioso titoli di “Derby della Vergogna“.
La Champions League del 2004-2005
Tempi d’oro per il calcio italiano, si diceva, tanto che ad alzare la Coppa più importante del Continente, solo due anni prima era stato proprio il Milan di Carletto Ancelotti, dopo una finale storica (manco a dirlo) contro la Juventus di Marcello Lippi (vinta solo dopo i calci di rigore).
In questa stagione di Champions, nella fase a gironi, delle quattro squadre italiane in corsa soltanto la Roma stecca, chiudendo ultima nel suo girone. La Juventus finisce al primo posto, togliendosi anche lo sfizio di vincere due volte contro il Bayern Monaco e contro l’Ajax (tutte le partite vinte di “corto muso”), così come il Milan (in gruppo con il Barcellona) e l’Inter (davanti a Werder Brema e Valencia).
Primi posti che paradossalmente regalano però ottavi di finale tutt’altro che agevoli, soprattutto per la Juventus subito messa di fronte al Real Madrid. Per il Milan l’urna ha pescato il Manchester United, mentre all’Inter sono toccati i portoghesi del Porto.
Tutte le italiane alla fine, vennero promosse: il Milan con un doppio 1-0 contro lo United, l’Inter vincendo in casa per 3-1 dopo il pareggio in Portogallo, e la Juventus ribaltando l’1-0 di Madrid con un secco 2-0. Avanti, tutta e tutte. Ora però, la febbre da Derby Europeo cominciava a salire prepotentemente.
L’urna di Nyon: le dichiarazioni prima e dopo il sorteggio
Il 18 Marzo del 2005 a Nyon, tutte le attenzioni sono ovviamente sui rischi del derby italiano (e di Milano in particolare) nel sorteggio. Del resto è ancora fresca la memoria di quello giocato appena due anni prima in semifinale, chiuso con due pareggi che hanno dato la qualificazione al Milan solo grazie al gol in trasferta (e che è valsa poi la sesta Champions in bacheca).
Forse per questo lo stesso Adriano Galliani si è dichiarato subito contrario a un possibile nuovo euro-derby (“Datemi tutto, ma non il derby, perchè è troppo stressante”, disse alla Gazzetta dello Sport poco prima del sorteggio). Di opinione diversa, o forse solo più scaramantica, il Patron dell’Inter Massimo Moratti, che con il suo “Vorrei affrontare subito Milan o Juventus, così vediamo chi è più forte”, ha messo le mani avanti a qualunque possibilità.
L’urna di Nyon però non è stata clemente e oltre a un Juventus vs Liverpool che evocava ricordi decisamente spiacevoli (non si affrontavano dalla tragica notte dell’Heysel), pescò proprio le due palline delle milanesi per il confronto dei quarti di finale: andata in casa dei rosso neri, ritorno a favore dell’Inter.
Si è subito percepita una tensione in crescita, che lo stesso Ancelotti ha provato a smorzare dopo il sorteggio con un laconico “Adesso però, tutti tranquilli, sarà una bella sfida di calcio”. Inutile negare però come, soprattutto sulla sponda nero azzurra, la voglia di rivincita dopo l’eliminazione di due anni prima è alta.
Lo dimostrano ancora una volte le dichiarazioni di Moratti (“La semifinale di due anni fa è una partita che ci è rimasta in mente, quindi ora non ci resta che toglierci questo fastidio”), così come quella di Giacinto Facchetti, allora Presidente, che pur con molta più diplomazia, non esitò parimenti a rimarcare la voglia di rivincita (“Due anni fa pareggiammo entrambe le partite e fummo eliminati perché il Milan segnò un gol in trasferta. Poi negli ultimi tempi abbiamo perso i derby, quindi tutto questo penso che aumenterà la determinazione dell’Inter in campo…”).
Insomma nervi tesi e tensione sempre più alle stelle, in campo come tra i tifosi. E la partita di andata non fece che aumentare ancora il clima infuocato.
La partita di andata: trionfo rosso nero
La partita di andata si gioca nella serata del 6 aprile 2005, mentre in campionato Milan e Juventus sono appaiate a 66 punti in vetta alla classifica, con l’Inter terza ma a sedici punti di distanza.
Proprio la corsa allo scudetto si pensa che possa influenzare in qualche modo il rendimento del Milan, costretto a sdoppiare le energie necessarie. Ma quello che si vedrà in campo in quella sentita sfida, dirà l’esatto contrario.
Primo tempo combattutissimo ma chiuso in vantaggio dal Milan grazie a un colpo di testa di Jaap Stam, imbeccato magistralmente dal piede fatato di Andrea Pirlo.
All’Inter di Mancini manca in quella serata, l’estro e la classe di Adriano (miglior marcatore a fine stagione con 30 reti all’attivo), per cui la rimonta si fa difficile anche quando decide di dare spazio a Christian Vieri togliendo un non esaltante Cruz.
Anzi, il Milan regge il colpo e a un quarto d’ora dal termine è Schevchenko (ancora una volta servito da Pirlo) a portare i padroni di casa al raddoppio, con la difesa a tenere testa fino alla fine senza subire reti. Del resto, la linea recitava qualcosa come Maldini, Nesta, Stam e Cafù, con un Costacurta a dare il cambio nel finale, e soprattutto un super Dida in porta che in quel periodo sembrava quasi imbattibile.
Il ritorno: il derby della vergogna
C’è quindi bisogno di un mezzo miracolo nella partita di ritorno per l’Inter, per sperare ancora nella qualificazione. Per cercare l’impresa, Mancini affida l’attacco al solo rientrante Adriano, dandogli in supporto una linea a tre sulla trequarti dove oltre all’estro di Veron, si sperava in qualche pallone importante servito da Kily Gonzalez a sinistra o Van der Meyede a destra.
Squadra necessariamente sbilanciata, con i soli Cristiano Zanetti e Cambiasso in mediana ad arginare le volate del tridente offensivo del Milan (Crespo e Scheva in avanti e Kakà subito dietro). Ad accendersi però, è prima il brasiliano in rosso nero, che serve un pallone per il solito Shevchenko che alla mezz’ora segna il vantaggio del Milan trafiggendo Toldo con un gran sinistro, alzando ancora l’asticella del miracolo in casa nero azzurra.
Roberto Mancini capisce che è tempo di osare ancora di più e toglie un Adriano troppo fuori condizione per essere pericoloso per i più freschi Cruz e Martins (fuori anche Gonzalez), oltre a inserire Sinisa Mihajlovic (per Zanetti) cercando magari di approfittare di qualche calcio da fermo. Le prova tutte insomma, mentre il Milan si limita ormai a contenere e si affida al solito strepitoso Dida per chiudere ogni varco alla porta.
Qualcosa sembra sbloccarsi intorno al settantesimo, quando da un angolo battuto dal piede di Mihajlovic, il pallone arriva con il conta giri a Cambiasso che trafigge Dida, per una volta apparso in ritardo. I giocatori corrono verso il centrocampo pronti a giocarsi il tutto per tutto (anche se servono altri tre gol per ribaltare il risultato), ma mentre lo stadio riaccende il suo entusiasmo, è l’arbitro tedesco Dr. Markus Merk a smorzare il grido di gioia: la rete è annullata.
Il motivo, un presunto fallo di Cruz sullo stesso portiere milanista che, in assenza di un qualunque VAR odierno, riportò il punteggio sullo 0-1 per il Milan, scatenando le ire dell’intera tifoseria di casa. Pioggia di fumogeni in campo, partita sospesa e un Dida a terra colpito proprio da uno di questi lanciato dalle gradinate.
Il portiere si accascia a terra e viene portato via dal campo dai sanitari, aumentando ancora di più l’esasperazione dei tifosi e costringendo l’arbitro a rimandare tutti negli spogliatoio per provare a calmare gli animi. Ma non ci sarà modo di continuare, nemmeno una mezz’ora più tardi quando, con Abbiati al posto di Dida, le due squadre proveranno a riprendere il gioco.
Merk fischia la fine con il risultato di 0-1 per il Milan, ma è qualcosa di puramente virtuale perché tutti sanno già perfettamente quale sarà l’esito di questa partita.
Le conseguenze di quella notte da dimenticare
Quello che accadde dopo, ormai è storia. Il Milan vince la partita per 0-3 a tavolino, ma paradossalmente dopo quella infausta serata, non ci sarà gloria per quasi nessuno.
Il derby che doveva fare da spot per la grandezza del calcio italiano in Europa, venne alla fine ricordato come quello “della Vergogna”. E lo stesso Milan non riuscì a godersi quella vittoria perchè, dopo essere arrivato in finale solo grazie ai gol in trasferta contro il PSV, andò a perdere quella che è stata la finale più incredibile della sua storia: in vantaggio per 3-0 alla fine del primo tempo, subì poi la rimonta del Liverpool che pareggiò nella ripresa e si portò a casa la Champions ai rigori (con tanto di errori dal dischetto di due dei migliori rosso neri della stagione, Pirlo e Schevchenko).
E forse non ci fu correlazione diretta, ma dopo l’episodio di S.Siro e del fumogeno che gli ha colpito la spalla, anche per Dida sembrò spezzarsi l’incantesimo. Da uno dei migliori portieri al mondo (con tanto di record di imbattibilità arrivato a 623 minuti), si perse per strada con prestazioni sempre meno convincenti, tornando poi qualche anno dopo a giocare in Brasile.
Peggio di tutti però, ne uscì proprio il calcio italiano, non solo in termini di immagine (con quell’iconica immagine di Rui Costa e Materazzi fermi in mezzo al campo, impotenti rispetto ai fumogeni che coprivano tutto), ma anche rispetto a quello che da lì a un anno, avrebbe rivoluzionato il nostro campionato. Calciopoli era alle porte e stava per cambiare davvero tutto.