Una favola molto simile a quella del 1992, anche se con un finale diverso.
La Danimarca dei miracoli ha sfiorato la seconda finale al campionato europeo, dopo quella vinta contro ogni pronostico 29 anni fa. Ma non è stato un percorso casuale quello della squadra di Kasper Hjulmand: anzi si tratta di un viaggio iniziato molto tempo fa e dopo una lunga semina, i danesi hanno raccolto i loro frutti.
Poco importa se in semifinale ha sorriso l’Inghilterra. La truppa danese è una realtà vera e propria che non ha certo concluso il suo ciclo. Il prossimo obiettivo è quello di ben figurare al Mondiale 2022, anche con l’innesto di giovani e promesse del calcio scandinavo. Fra i paesi nordici, quello danese è senza dubbio il più avanzato.
Nella straordinaria cavalcata danese, l’assenza di Eriksen si è fatta sentire da un lato, ma dall’altra parte, il dramma vissuto dal giocatore dell’Inter ha coeso ancor di più il granitico gruppo della Danimarca: sul momento e nelle altre gare. In questa speciale squadra, gran parte di essi militano in Italia. E dal rigore tattico del nostro campionato, sembrano aver appreso molto.
Vediamo nel dettaglio i giocatori cardine di questa Danimarca.
Il gruppo italiano
Partiamo da un primo dato che fa capire l’importanza del gruppo danese: i 26 convocati per Euro 2020 hanno messo assieme 755 presenza complessivamente in nazionale. Dunque un plotone di giocatori che sono abituati da tempo a giocare insieme e che ormai si muovono quasi a memoria.
Fra questi 26 convocati, alcuni giocano in Italia e sono stati protagonisti in questo campionato Europeo.
Eriksen a parte, il più noto è il capitano: Simon Kjaer che da quando veste la casacca del Milan sta vivendo una seconda giovinezza. Giocatore esperto, la cui carriera è stata quasi sempre all’estero e importando in nazionale una mentalità più europea. Con lui la difesa ha tenuto botta in molte occasioni.
Non sono da meno i due esterni della Danimarca: a destra Stryger Larsen e a sinistra Joakim Mæhle. Entrambi si sono affermati nell’ultima stagione, con il primo punto fermo dell’Udinese e il secondo astro nascente dell’Atalanta. In nazionale hanno messo in mostra quello che hanno fatto vedere in Serie A, confermandosi come due autentici stantuffi delle fasce: sia in in fase offensiva e sia in quella difensiva.
Che dire poi di Mikkel Damsgaard? Uno dei più giovani del gruppo danese con i suoi 21 anni e cresciuto in maniera evidente, dopo l’ultima stagione alla Sampdoria. Ad Euro 2020, ha segnato due reti, con la punizione che ha mandato per 9 minuti all’inferno gli inglesi prima della rimonta. Un centrocampista trasformato in attaccante esterno e di una pericolosità costante.
A loro si aggiungono, i meno utilizzati Andreas Skov Olsen (2 presenze e appena 35′ giocati per il “bolognese”) e il parmense Andreas Cornelius, subentrato per 4 volte e 62 minuti totalizzati. Poco presenti in campo, ma sicuramente importanti a livello di spogliatoio.
Il gruppo inglese
A fianco del gruppo italiano, c’è anche quello inglese nella nazionale danese. Stiamo parlando di quei giocatori che militano in Premier League, ovvero nel campionato più bello e difficile al mondo.
Fra questi il più noto non può che essere Kasper Schmeichel: figlio d’arte e colonna portante del miracolo Leicester City. Ancora una volta si è confermato uno dei punti decisivi della Danimarca e contro l’Inghilterra ha parato l’ennesimo rigore in carriera. Fortissimo tra i pali, pur senza un’altezza mastodontica è ottimo anche nelle uscite: lo sanno bene gli inglesi che sono riusciti a piegarlo solo con un autogol e il tapin sul penalty respinto.
Davanti a lui in difesa, oltre a Kjaer, giocano Andreas Christensen e Jannik Vestergaard. Il primo ha conquistato da protagonista la Champions League con il Chelsea e sempre nei blues è uno dei giocatori “storici”. Il secondo nelle file del Southampton si sta confermando ad alti livelli, dopo il lungo apprendistato in Bundesliga. Giocatori fisici, ma all’occorrenza capaci di orchestrare l’azione.
La flotta “inglese” annovera poi sulla mediana, Pierre-Emile Højbjerg che nell’ultima stagione si è imposto nel Tottenham e in nazionale. A loro si aggiungono anche il difensore di scorta Joachim Andersen del Fulham e Christian Nørgaard mediana di rottura, passato senza lasciare grosse tracce da Firenze, prima di approdare al Brentford.
Il duo tedesco
Nella nazionale danese è nutrito anche il gruppo di giocatori che militano in terra tedesca. Yussuf Poulsen è la punta dell’iceberg in questo caso. Voluto fortemente dal Lipsia è stato uno dei protagonisti assoluti della squadra: 2 reti e tanto gioco a favorire gli inserimenti dei compagni, sfornando anche assist importanti.
Fondamentale anche la presenza di Thomas Delaney sulla mediana: come nel Borussia D. ha dettato i tempi del centrocampo anche in nazionale. Giocatore che dall’alto dei suoi 30 anni ha dato fosforo ed esperienza a l’intero reparto, trovando la via del gol contro la Repubblica Ceca.
Dolberg e i suo fratelli
Nella Danimarca, uno degli uomini di punta è stato senza alcun dubbio Kasper Dolberg. Poco conosciuto prima di Euro 2020 al grande pubblico, la punta del Nizza ha messo in mostra un talento che destato l’attenzione dei grandi club. Partito in panchina nelle prime due gare, il 24enne, dal match con la Russia non è più uscito dall’undici titolare: due gol al Galles e 1 alla Repubblica Ceca lo hanno fatto diventare l’eroe in Patria. State certi che prossimamente lo vedremo in qualche club di spicco.
Da un giovane, alle certezze “iberiche” che rispondono ai nomi di Martin Braithwaite e Daniel Wass. Entrambi over 30, si sono confermati indispensabili nello scacchiere danese. Martin, da oggetto misterioso al Barcellona, ha giocato da titolare tutti i match e trovando la rete contro il Galles. Daniel, punto di forza del Valencia, ha dimostrato di essere una valida alternativa sulle fasce.
Una Danimarca molto straniera
Da tutto questo si evince che gran parte dei punti di forza della Danimarca, sono quei giocatori che militano nei top campionati d’Europa. Lì sono arrivati da giovani, crescendo e maturando. Una maturazione che ha permesso di fare il salto di qualità a tutta la nazionale.
Basti pensare che fra i 26 convocati di Kasper Hjulmand, solo cinque militano in patria, più un giocatore del Malmo in Svezia. Gli altri 20 arrivano da Serie A, Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1. Non è un caso l’exploit danese, ma un vero e proprio progetto di crescita: che parte dai campionati stranieri e che trova i suoi frutti in patria.
Il miracolo danese continuerà a lungo.