Dalla Sala VAR centralizzata all’ipotesi di una VAR a chiamata: Marcello Nicchi, capo degli arbitri italiani, ha fatto il punto sugli sviluppi della tecnologia che sta assistendo i fischietti di gara italiani.
“Azzerare gli errori non è possibile ma tutto è migliorabile e la sala Var unica di Coverciano costituirà un passo decisivo”. Se ne dice convinto Marcello Nicchi, presidente Aia, che ai microfoni di Rai RadioUno per “Sabato Sport” ribadisce come gli arbitri stiano lavorando e investendo senza tregua sul progetto Var per migliorarla “sempre di più. Col secondo e terzo anno di applicazione si hanno dati più certi ma è evidente che stiamo soffrendo la mancanza di un centro Var ancora in fase di perfezionamento e il fatto che le partite vengano giocate in un clima surreale a causa della pandemia. Ma ci sarà un grosso miglioramento quando la Figc ci darà la chiave della sala Var centralizzata di Coverciano, sarà un laboratorio che porterà progressi incredibili, il passo più importante che farà il calcio italiano nei prossimi anni”. E che porterà anche maggiore uniformità di giudizio.
“L’uniformità è quasi un’utopia ma avvicinarsi è fattibile. Sotto questo punto di vista le cose sono comunque molto migliorate e grazie alla tecnologia l’uniformità aumenterà perché nessuno potrà applicare il regolamento a sua immagine e somiglianza ma dovrà applicarlo in modo preciso secondo i protocolli”. Scettico sulla Var a chiamata (“non credo che ci sia bisogno di qualcuno che dalla panchina chieda all’arbitro di andare a rivedere certe cose, lo sa da solo che deve rivedere quello che gli viene suggerito dal Var”), Nicchi esclude che a breve si possa arrivare ad avere gli arbitri che nel dopo-partita spiegano le proprie decisioni. “È quello che tentiamo di fare ma ogni volta che ci avviciniamo non mancano polemiche inconsistenti e aspre e questo ci ha fatto ritenere che non siamo ancora maturi per questo discorso”. Sempre Nicchi, poi, apre a quella che rappresenta una possibile svolta sociale. La riunificazione di Can A e B è stata una scelta vincente (“i margini di miglioramento erano scarsi, in questo modo c’è un incentivo per i giovani che si allenano, si preparano e studiano con quelli al di sopra di loro e di cui aspirano a prendere il posto”), il 2020 ha visto un arbitro italiano, Orsato, dirigere la finale di Champions ed essere eletto dall’Iffhs miglior fischietto dell’anno (“e speriamo in futuro di avere un livello ancora più alto”), per il futuro l’auspicio è di avere una Frappart italiana. “Ma ci lavoriamo da prima della Uefa – garantisce il presidente dell’Aia – Abbiamo 1750 donne, una donna assistente nella Can unificata e due donne arbitro in C per le quali il passo successivo sarà la A. Con un po’ di applicazione presto ci arriveremo”