Johan Cruijff e il Milan, nei ricordi di molti, sono la finale di Atene del 1994 in Coppa dei Campioni. L’olandese gaudente alla guida del Barcellona, una sorta di Dream Team in salsa catalana. Borioso e arrogante, nel pre-match spernacchiò i rossoneri affermando che la sua squadra avrebbe umiliato il Milan di Fabio Capello, a suo modo di vedere nemmeno lontano parente del Milan di Sacchi. Un gioco dialettico che non portò molta fortuna all’olandese. Pur senza Van Basten, Costacurta e Baresi, la truppa di “Don Fabio” spazzò via i catalani 4-0.
Ma in realtà le strade di Johan Cruijff e il Milan si erano incrociate per 45 minuti nell’estate del 1981. Un baldanzoso Silvio Berlusconi, non ancora presidente del Milan, ma già lanciato nel mondo delle TV organizzò un Mundialito da giocare a San Siro fra quelle formazioni che almeno una volta avevano vinto la Coppa Intercontinentale. Una sorta di coda della stagione all’insegna del calcio in TV che aveva anticipato i tempi delle Paytv. Insomma per 45 minuti l’asso olandese giocò con la maglia del Milan. Vediamo come.
Il Mundialito per Club
Il Milan era appena tornato dagli inferi della serie B. Retrocesso per illecito 12 mesi prima, il diavolo risorge fra mille difficoltà. Intanto un giovane imprenditore milanese, con la passione per il calcio e il Milan, ha già tolto il monopolio delle frequenze TV alla Rai. Quell’imprenditore è ovviamente Silvio Berlusconi: soldi, capacità imprenditoriali, idee e una nuova visione della società italiana verso il secondo grande boom economico della nostra economia.
La presidenza del Milan arriverà solo nel febbraio del 1986, ma intanto è già un primo passo nel calcio. Anche se lui rivendicherà con un orgoglio la sua guida tecnica alla Edilnord fra le giovanili.
L’idea è di quelle esplosive per l’epoca. Il calcio in TV si vede poco fino ad allora. Il campionato va tutto via Radio e la domenica sera serve per rivedere i gol. Durante la settimane solo Coppe e Nazionale danno visibilità. Ecco allora un progetto che anticipa di 12 anni la nascita delle Paytv per il calcio in Italia. Mandare in onda su Canale 5, rete di punta del suo gruppo TV, il Mundialito per Club. In campo ovviamente solo club di prima fascia o blasonati che abbiano vinto almeno una volta la Coppa Intercontinentale. Una kermesse da lanciare ogni due anni, nelle estati in cui non si giocano Europei o Mondiali.
Alla prima edizione ecco che partecipano, Milan ed Inter, a cui si aggiungono Penarol, Santos e Feyenoord. Tutte gare da giocare a San Siro e trasmesse appunto in diretta su Canale 5. Fu un successo con picchi d’ascolto altissimi e che fece capire la sete di calcio che già si respirava in quegli anni. Alla fine esulterà l‘Inter campione della prima edizione, ma quello che più ci interessa è il binomio Milan – Cruijff. Vediamo come.
I 45 minuti in rossonero del «Pelè bianco»
Mentre il Mundialito per Club sta per invadere le case degli italiani, il Milan prova una mossa a sorpresa. Appena tornati dalla serie B, i rossoneri chiedono il prestito per la kermesse di Johan Cruijff che all’epoca era andato a “svernare” nella prima storica lega a stelle strisce.
L’olandese giocava per i Washington Diplomats, ma già in quella estate sembrava ad un passo dal ritorno in Europa. Insomma il Milan lo prende in prestito, con l’intenzione di testare la condizione fisica del giocatore (sulle qualità non potevano esserci dubbi) e nel caso piazzare il primo super colpo del calcio mercato.
L’olandese da rivale aveva affrontato il Milan 12 anni prima nella finale di Madrid tra Milan e Ajax. I lanceri stavano per iniziare il loro dominio europeo, ma quella Coppa dei Campioni venne vinta con un secco 4-1 dai rossoneri: Pierino Prati e Rivera imprendibili. Insomma Johan pur a fine carriera sarebbe un grande colpo e darebbe nuovo slancio a tutto l’ambiente. Basti pensare che al suo arrivo a Milanello per alcuni allenamenti prima del Mundialito, i tifosi si riversarono in massa per poterlo vedere.
Il problema è che gli unici 45 minuti del “Pelé Bianco” non ebbero alcun effetto. Abulico ed estraneo alla manovra rossonera, contro una truppa olandese come il Feyernoord, Johan non toccò quasi palla. Un solo assist ad Antonelli e poi la sostituzione nell’intervallo con Francesco Romano al suo posto. Prestazione deludente, tanto che il Guerin Sportivo titolò qualche giorno dopo: “Gli Dei se ne vanno”, quasi a certificare il tramonto del mitico numero 14.
La gratitudine di Johan Cruijff
Nonostante la “bocciatura” di addetti ai lavori e della stampa, Johan Cruijff parlò con parole dolci all’indomani della sua partenza da Milano.
Parole importanti che però andranno nel dimenticatoio quando nei giorni che precedettero la finale di Coppa dei Campioni del 1994, l’olandese provò a demolire il Milan con le sue affermazioni poco eleganti.
Tornando al 1981, Johan Cruijff chiuderà la sua carriera in Patria, dividendosi fra la sua Ajax e il Feyenoord. Tre stagioni da protagonista nel campionato olandese, condite da altrettanti titoli di campione e ben 20 gol. Insomma non proprio un giocatore finito, almeno rispetto a quanto fece vedere in quella gara a San Siro.
Chissà come sarebbe andata se ci fosse stato un po’ più di impegno da parte sua e maggior pazienza da parte della dirigenza milanista.