Talvolta nelle discussioni calcistiche l’utilizzo di alcuni termini piuttosto che altri può dare una connotazione completamente diversa ad un discorso. È il caso di termini come contropiede, ripartenza o transizione, spesso utilizzati come sinonimi ma che in realtà posseggono sfumature molto differenti.
C’è chi sostiene che l’utilizzo di uno rispetto all’altro sia questione di “moda” e di voler dare un’immagine più moderna e accattivante a concetti calcistici ben radicati, ma in realtà ci sono delle differenze sostanziali che è più semplice mettere in atto in campo piuttosto che spiegare a parole. Ciononostante, di seguito facciamo un tentativo di dipanare la matassa.
Cos’è una transizione
Ogni squadra di calcio vive ogni partita alternando due differenti fasi di gioco, quella offensiva e quella difensiva: nel primo caso è in possesso di palla e attacca nel tentativo di fare gol, nel secondo invece tenta di strappare il pallone agli avversari e di non subire la rete.
Fino a qui siamo nell’ambito dei concetti più basilari del calcio.
Stiamo però parlando di uno sport giocato sempre più velocemente, e a differenza altri sport come il football americano, il rugby o il baseball, il cambio di fase avviene molto spesso senza alcuna interruzione di gioco.
Di conseguenza, a livello teorico, si individuano altre due fasi di gioco ben specifiche, in cui a livello tattico la squadra deve assumere un atteggiamento specifico: le transizioni da fase difensiva ad offensiva e viceversa, ovvero quei momenti immediatamente successivi al recupero o alla perdita del pallone.
È in queste situazioni in cui si delineano al meglio le differenze di approccio alla gara dei vari allenatori, anche in base alla qualità dei giocatori a propria disposizione.
C’è chi persa la palla arretra a difendere la propria area di rigore e chi invece attua un’immediata riaggressione organizzata.
C’è chi una volta recuperata la palla cerca immediatamente la profondità e chi invece sfrutta il possesso palla per costruire un’azione offensiva manovrata. E ci sono un’infinità di atteggiamenti che bilanciano i differenti approcci in maniera unica.
Contropiede e ripartenze: qual è la differenza
La transizione offensiva è generalmente la fase di gioco che maggiormente identifica l’atteggiamento di una squadra. Il veloce ribaltamento di fronte è uno dei principi cardine del calcio: dopo aver conquistato palla la squadra cerca di occupare il più velocemente gli spazi non occupati dalla squadra avversaria in maniera di trovare la via più rapida per la conclusione a rete.
Spesso questa transizione offensiva viene indicata indifferentemente come contropiede o ripartenza. In realtà i due termini hanno sfumature molto diverse che identificano in maniera precisa l’atteggiamento tattico di una squadra.
Il contropiede è una transizione offensiva legata ad una difesa posizionale bassa, ovvero con la squadra schierata con la maggior parte degli uomini a difesa della propria area di rigore.
Non a caso è un termine legato a doppio filo alla storia del catenaccio, disposizione tattica che prevedeva un atteggiamento di attesa dell’avversario con un’altissima densità di giocatori in fase di difesa (compreso il libero, giocatore svincolato da ogni compito di marcatura posizionato come ultimo uomo dietro la linea difensiva).
Una volta recuperata palla, il contropiede prevede la ricerca immediata della punta avanzata, generalmente mai coinvolto nella fase difensiva apposta per lasciarlo pronto a cercare la profondità. Difficilmente i giocatori che prendono parte all’azione offensiva in questo caso sono più di tre.
La ripartenza invece, per quanto simile, nasce da un’azione attiva di recupero palla da parte della squadra, generalmente in una zona più avanzata del campo. Non si tratta di attendere l’avversario ma di aggredirlo già mentre sta costruendo l’azione, grazie alla pressione coordinata dei vari giocatori (compresi gli attaccanti).
Nel momento in cui si recupera palla buona parte della squadra viene coinvolta nell’azione offensiva, lasciando pochi giocatori nella propria metà campo. Generalmente quindi non parte dalla propria difesa, ma da una zona di campo più avanzata, anche nella metà campo avversaria.
Quando è contropiede, quando è ripartenza e quando nessuna delle due
Semplificando molto, il contropiede è una transizione offensiva legata ad un atteggiamento maggiormente difensivo e attendista di una squadra, mentre la ripartenza è conseguenza di un atteggiamento aggressivo e più portato all’attacco.
In realtà, come sempre, questi concetti teorici vanno sempre confrontati con la realtà del campo: le caratteristiche dei giocatori finiscono sempre per influenzare lo svolgimento del gioco. Avere dei difensori o dei mediani particolarmente bravi nella costruzione del gioco può portare a cercare di attirare la pressione degli avversari nella propria metà campo proprio per crearsi gli spazi necessari a mettere in scena una ripartenza.
Gli allenatori di maggiore successo non ragionano in maniera manichea ma cercano di mettere in campo squadre che sappiano sfruttare in maniera adeguata ogni occasione. Si è fatto un gran parlare ad esempio negli ultimi anni dell’atteggiamento delle squadre di Antonio Conte e se giocassero o meno in contropiede: in realtà le sue squadre attuano una pressione estremamente organizzata, e molto spesso spingono coscientemente l’avversario verso zone di campo da cui poi, una volta recuperato il pallone, è più semplice organizzare la risalita veloce della squadra.
In questi casi non è forse nemmeno più così corretto parlare di transizione offensiva: si tratta di azioni costruite dal basso per scelta, non di una reazione all’iniziativa avversaria. Riuscire ad effettuare l’azione difensiva nella zona di campo desiderata è già il primo passo della costruzione della propria azione offensiva.