Il campionato ritorna rinnovato e ancor più competitivo dell’anno precedente.
L’Inter campione in carica ha venduto Zlatan Ibrahimovic al Barcellona per 75 milioni di euro. Un’offerta irrinunciabile per Moratti, che con questo tesoretto garantisce a Mourinho un mercato di grande qualità in entrata: arrivano infatti Thiago Motta, Milito, Lucio, Sneijder e Samuel Eto’o.
Il Milan cede invece Kakà al Real Madrid a seguito di un’offerta monstre. Ancelotti saluta, al suo posto ecco Leonardo e con lui i nuovi innesti Huntelaar e Thiago Silva.
La Juventus conferma Ferrara e gli regala Diego (doppietta subito alla Roma all’Olimpico), Melo, Cannavaro e Grosso (i bianconeri non entreranno nemmeno in Europa League quell’anno).
Nonostante la bella vittoria in Supercoppa italiana proprio contro l’Inter di Mourinho, la Lazio dei nuovi Ballardini in panchina e Cruz e Matuzalem in rosa lotterà fino alla 30a di campionato per non retrocedere. Fondamentale l’addio di Ballardini e l’arrivo di Edy Reja.
Il Genoa gioca un’ottima stagione, forte di un attacco tutto argentino con Crespo e Palacio davanti. La sorpresa del campionato è il Bari, che fa il record di punti con Ventura (52), ma occhio anche a Sampdoria (4a, che gli vale i preliminari di Champions) e Palermo (5°).
Il testa a testa Scudetto tra Roma e Inter arriva fino all’ultima giornata, quando i giallorossi battono il Chievo 2-0 a Verona e l’Inter grazie a un gol del Principe Milito – poi decisivo anche in finale di Champions – si conferma per il quinto anno di fila in testa alla Serie A.
Classifica cannonieri 09/10
GIOCATORI | SQUADRA | GOL | RIGORI |
---|---|---|---|
Antonio Di Natale | Udinese | 29 | 6 |
Diego Milito | Inter | 22 | 4 |
Giampaolo Pazzini | Sampdoria | 19 | 3 |
Fabrizio Miccoli | Palermo | 19 | 6 |
Alberto Gilardino | Fiorentina | 15 | 1 |
Marco Borriello | Milan | 14 | 1 |
Mirko Vucinic | Roma | 14 | 2 |
Paulo V. Barreto | Bari | 14 | 4 |
Francesco Totti | Roma | 14 | 5 |
Edinson Cavani | Palermo | 13 | 2 |
Alessandro Matri | Cagliari | 13 | 3 |
La classifica dei marcatori è sorprendente.
Un solo campione d’Italia rientra nei primi dieci, ed è Diego Milito con 22 gol. L’argentino, che segna gol pesantissimi – compreso quello che vale lo scudetto a Siena –, segue di ben sette reti il Re dei Bomber di quell’anno: è Totò Di Natale, detto anche Capitan Salvezza dalla voce del popolo. Il suo popolo, quello friulano, che lo ha accolto come un figlio e salutato come un sindaco.
È grazie alle sue 29 marcature, che vedremo tra poco nel dettaglio, che l’Udinese riesce a salvarsi (15esima a fine stagione con 44 punti).
Il Palermo, che finisce quinto in campionato, oltre alle prodezze di Pastore e Cavani (13 reti) può vantare le 19 segnature di Miccoli, al sipario della sua affascinante carriera. Insieme a Miccoli, c’è quel Pazzini che fece ammattire le difese di mezza Italia, compresa quella della Roma – che con un terribile uno-due nella ripresa mandò al tappetto all’Olimpico per la sfida che ha deciso le sorti di quel campionato.
A 15, poi, Gilardino (Fiorentina) autore di un’ottima stagione. Appena dietro Totti, Barreto (Bari), Borriello (Milan) e Vucinic (Roma) con 14 reti.
Il re dei bomber: Totò Di Natale
Ma il Re indiscusso di quella stagione è senz’altro Totò (Antonio) Di Natale. Non è tanto la quantità di gol che realizza (29) ma è la difficoltà del contesto (l’Udinese chiude al quindicesimo posto, e l’anno dopo incanterà la Serie A) e la natura delle reti (sempre bellissime, doriche) che stupiscono.
All’esordio col Parma segna un rigore di cucchiaio e un destro al volo, imparabile, tipico del suo repertorio, per il 2-1 di rimonta ad Udine (dove segna la maggior parte dei suoi gol). Contro la Samp realizza l’inutile gol del 2-1, di una difficoltà non eludibile, sempre al volo con la palla che cade dalle nubi.
Contro il Catania segna di testa da corner, sotto l’incrocio dei pali. Perché Di Natale è soprattutto questo, inventiva polivalente. Dopo quel gol, ne realizza altri due di rigore e con un destro a giro (4-2 finale). Tutti parlano di lui, ma è la palla a volerlo ardentemente. Come a Udine contro il Milan, quando dopo un tiro finito sul palo la sfera gli sbatte addosso e va dentro.
Contro il Genoa realizza un’altra perla su assist di Sanchez, stoppando il pallone di destro verso l’esterno, ruotando il corpo di 180° e girando col sinistro all’angolino. Non provateci a casa.
Il suo baricentro basso, le gambe corte ma potenti, veloci e scattanti, si uniscono beatamente ad un’intelligenza tecnico-tattica da far invidia agli attaccanti moderni. Di Natale osserva sempre la linea del fuorigioco avversaria, sa come colpirla.
Come a Milano contro il Milan, quando segna il 3-2 scherzando con la difesa rossonera sul movimento da ultimo uomo. Il gol numero dieci lo segna al Livorno su punizione, fondamentale che ripeterà contro la Lazio (ma con una difficoltà superiore, calciando da destra). Col Bologna beffa il portiere sotto le gambe d’esterno, anticipandone le intenzioni.
Col Napoli tira e si fa parare il rigore da De Sanctis. Sulla respinta però segna, e in 10’ fa altri due gol a 5’ e a 2’ dalla fine (il primo dei quali di mezza rovesciata da corner). Sempre di rigore segna alla Samp, idem contro l’Inter, così contro la Roma (poi un altro, di tap-in).
Con Sanchez e Isla ha un’intesa straordinaria. Isla sa sempre di pescarlo dal fondo sul movimento a staccarsi dai centrali, e così realizza in serie diversi gol (contro il Cagliari due volte, contro il Bari). Segna il gol numero 27 contro il Bari di Ventura, e il numero 100 con l’Udinese.
Gli viene messa in testa una corona, che lui onora segnando il 28esimo nella stessa partita, liberandosi con una finta col destro e angolando perfettamente con un mancino pestifero. Il gol numero 29 arriva in contropiede contro la Lazio, nella città che per secoli ha onorato gli dèi pagani. Forse Totò appartiene a uno di quelli.
Le soprese: da Maccarone a Tiribocchi
A sorpresa, nella classifica marcatori troviamo Maccarone (12 gol in 37 presenze), Hamsik e Ronaldinho sempre a 12 (ma Ronaldinho in 36 presenze). 11 sono sempre al Napoli le reti di Quagliarella, che passerà alla Juventus come Vucinic e Pepe l’anno dopo. Tiribocchi fa 11, Pellissier, Adailton e Maxi Lopez lo stesso.
A 12 Di Vaio, Floccari e Matri. 13 per Matri e il già citato Edinson Cavani. Da menzionare Daniele De Rossi con 7 gol, ultimo dei quali contro il Chievo con un gran destro da fuori area.
Le Delusioni: da Pato alla coppia Del Piero-Trezeguet
Di quella stagione, il dato che spicca è come nessun calciatore della squadra campione d’Italia figuri in testa alla classifica. L’anomalia come detto è Totò Di Natale, che spazza via ogni record personale – ciò che gli vale la convocazione in Sudafrica. Milito a 22 rispetta le attese, forse superandole. Malino, ma non come contributo globale, Samuel Eto’o con 12 reti in 32 presenze.
Male, invece, ma in 23 presenze, il Papero Pato con 12 gol. Delude la coppia del gol Del Piero-Trezeguet con appena 9 e 7 reti. Male, specchio della stagione biancoceleste, Rocchi con 6 gol.
Si perdono le tracce di Zarate, uno dei migliori l’anno prima, che mette a segno 3 gol – uno in meno di Cruz, a testimonianza di un attacco, quello biancoceleste, a dir poco deficitario. Due sono i gol di Pippo Inzaghi, appena uno per Menez.