Nel calcio contemporaneo è piuttosto complicato trovare una presidenza ben riconoscibile come lo sono state nel corso degli anni ad esempio quelle delle due squadre milanesi. Moratti simbolo dell’Inter e altrettanto Berlusconi per il Milan. Ora il fulcro sono i soldi, specie le aziende che hanno un potere d’acquisto tale da creare un progetto innovativo nonché remunerativo a medio-lungo termine.
È questo il caso del City Football Club. Questa è una multinazionale britannica attiva per lo più nell’ambito dell’intrattenimento sportivo a 360°. Si occupa tanto della crescita di giovani talenti nel settore giovanile quanto nella capacità di essere competitiva. Sia entro i confini nazionali entro cui si muove che a livello continentale.
Come si arriva alla nascita del City Football Club
La nascita di questa holding la si deve principalmente al dirigente sportivo Ferran Sorriano. Lo spagnolo ebbe l’idea di creare una vera e propria holding in grado di gestire gli interessi sportivi e di immagine di più club che facessero però tutti riferimento ad un’unica proprietà. Per il Barcellona, il manager si era già mosso per istituire una rete internazionale di scuole calcistiche contraddistinte dal marchio della squadra catalana. Tentò anche di instaurare una affiliazione con il Miami in MLS, progetto naufragato a causa delle dimissioni dello stessa dalla dirigenza della compagine blaugrana.
Le sue visioni avanguardiste gli fecero terra bruciata intorno ma a rendersi conto che il suo progetto, se attutato in modo oculato, poteva rivelarsi vincente fu l’Abu Dhabi United Group. Gli stessi che detengono la proprietà del Manchester City dal 2008. Essi ingaggiarono Sorriano nel 2012 in qualità di direttore generale del club. In questo contesto lo spagnolo ha riallacciato i rapporti con l’MLS e già nel 2013, grazie agli accordi raggiunti con il campionato di soccer statunitense, venne istituito il New York City FC. Contemporaneamente venne fondata il City Football Club, ovvero una sorta di azienda-contenitore a cui facevano capo tutte le società calcistiche di proprietà dell’Abu Dhabi United Group.
Qual è l’andamento dopo 10 anni dalla nascita del City Football Club
A questo punto è giusto fare una premessa. Questa azienda ha come obiettivo la capillarità, ovvero intervenire in ogni continente cercando di essere il più competitivo possibile. Se si parla di Europa, questa tendenza aumenta esponenzialmente. Di seguito un elenco delle squadre di proprietà del City Football Club e l’anno in cui sono stati acquisiti dallo stesso.
- Manchester City, 1 settembre 2008
- New York City, 21 marzo 2013
- Melbourne City, 23 gennaio 2014
- Yokohama Marinos, 20 maggio 2014
- Montevideo City Torque, 5 aprile 2017
- Girona, 23 agosto 2017
- Sichuan Jiuniu, 20 febbraio 2019
- Mumbai City, 28 novembre 2019
- Lommel, 11 maggio 2020
- Troyes, 3 settembre 2020
- Palermo, 4 luglio 2022
- Bahia, 4 maggio 2023
Come si può evincere dall’elenco il CFG ha investito e quindi acquisito società calcistiche in ogni parte del globo con risultati che vanno dal discreto all’eccellente. L’esempio del Manchester City è piuttosto emblematico. Partiti come una squadra costruita grazie ad acquisti faraonici, è stato poi chiaro per avere successo quello non bastava. È mutata la politica del club, ovvero scelte più mirate verso l’obiettivo: vincere in campionato ed in Europa. Sono serviti 18 anni e l’approdo di Guardiola sulla panchina dei Citizens ma il 2023 è stato l’anno del trionfo totale.
Altra nota di merito del CFG riguarda sicuramente il Girona. La compagine spagnola terminò lo scorso campionato al decimo posto in classifica, con due pareggi e tre sconfitte nelle ultime cinque giornate. Ora, la tendenza si è totalmente invertita. Gli albirrojos stanno sin qui dominando La Liga e si sono erti al vertice di essa, sbaragliando la concorrenza di mostri sacri quali Real Madrid, Barcellona ed Atletico Madrid.
Il reale obiettivo del City Football Group
Qui sopra sono stati citati gli esempi sin qui più emblematici ed eclatanti di quanto realizzato dal City Football Group. Tuttavia, il loro obiettivo non riguarda solo ed esclusivamente i risultati sportivi. Questa holding ha l’obiettivo di trionfare, possibilmente in tutti i luoghi in cui è presente, non solo attraverso acquisti altisonanti e spese folli.
Il CFG ha puntato innanzitutto su infrastrutture innovative e all’avanguardia, tanto da diventare un termine di paragone a livello mondiale. Basti pensare a quanto fatto in Australia. A seguito dell’acquisto del Melbourne City, la holding si è adoperata per far sì che venissero ricostruiti da zero impianti sportivi ed uffici commerciali completamente nuovi. Pure in Spagna, il loro intervento fu sostanziale e persino più basico. Il Girona non aveva un bus per le trasferte e ne fu subito comprato uno da mettere a disposizione della squadra.
Altro fiore all’occhiello riguarda la guida tecnica. Il capostipite di questa categoria è senza dubbio Pep Guardiola. Tutti coloro che fanno parte del CFG guardano allo spagnolo con ammirazione e come punto di riferimento. È riuscito a vincere tutto con il Manchester City grazie ad un eccellente mix tecnico-tattico e l’abilità di far convivere vecchie guardie e giovani talenti.
Ecco. I giovani talenti sono il punto focale. Il City Football Group ha il chiaro obiettivo di diventare esso stesso un bacino nel quale far crescere e fiorire i calciatori più promettenti. Al settore giovanile viene data un’importanza primaria dalle infrastrutture agli strumenti utili per muoversi e permettere loro di incrementare le proprie potenzialità.
L’altra faccia della medaglia
Nonostante la capillarità ed gli innegabili successi degli ultimi anni, il City Football Group non è senza macchia. Il Manchester City è perennemente e costantemente osservato speciale. Le sue infrazioni relativamente al Fair Play Finanziario sono ben note così come il suo tentativo di auto sponsorizzarsi è stato lungamente al centro delle polemiche. Tuttavia, è necessario sottolineare che negli ultimi due anni i Citizens hanno chiuso il bilancio in positivo ed al contempo sbaragliato la concorrenza avversaria.
Se però si guarda la situazione a 360°, si può vedere come nella sua globalità il City Football Group abbia perso oltre 850 milioni di euro, di cui 600 solo negli ultimi cinque anni. La provenienza saudita della holding è conclamata e sia FIFA che Uefa hanno fatto orecchie da mercante in più di un’occasione rispetto alla violazione di diritti umani in quella zona del mondo. Ha fatto sporadicamente la voca grossa ma senza particolari azioni concrete, ha anzi caldeggiato il mondiale invernale in Qatar. Atteggiamento a dir poco ambiguo.
Va valutato anche che l’economia del XXI secolo implica una visione globale per cui finanza, geopolitica e calcio non sono più mondi a sé stanti ma sono anzi strettamente legati tra loro. Ciò spiega il loro impegno nei vari continenti del globo nonché il fatto che 850 milioni di dollari di debito non siano così compromettenti a fronte di 6 miliardi di valore complessivo.
La strategia della CFG si sta rivelando efficace e vincente e la sua capillarità sul territorio, annessa al benestare di ambigui comportamenti di FIFA e Uefa spianano il terreno a questa azienda-contenitore. L’unico competitor di livello può essere la Red Bull che, nonostante ottimi risultati, fatica a rendersi così incisiva nel mondo del calcio.