Reduce dalla splendida campagna europea della scorsa stagione che l’ha vista soccombere solo in finale al Manchester City, l’Inter affronta nuovamente la Champions League partendo da un girone sicuramente alla sua portata ma formato da squadre di buonissimo livello, in cui non mancano le insidie.
Inserita in seconda fascia, l’Inter è stata sorteggiata nel girone D insieme ai campioni di Portogallo del Benfica dalla prima fascia, ai campioni d’Austria del Red Bull Salisburgo dalla terza fascia e ai baschi della Real Sociedad, quarti l’anno scorso ne La Liga spagnola e inseriti in quarta fascia.
Diamo allora uno sguardo al calendario del girone D e vediamo quali sono le caratteristiche delle avversarie dell’Inter.
Inter: il calendario del girone D di Champions League
- Real Sociedad – Inter (mercoledì 20 settembre, ore 21:00)
- Benfica – Red Bull Salisburgo (mercoledì 20 settembre, ore 21:00)
- Red Bull Salisburgo – Real Sociedad (martedì 3 ottobre, ore 18:45)
- Inter – Benfica (martedì 3 ottobre, ore 21:00)
- Inter – Red Bull Salisburgo (martedì 24 ottobre, ore 18:45)
- Benfica – Real Sociedad (martedì 24 ottobre, ore 21:00)
- Real Sociedad – Benfica (mercoledì 8 novembre, ore 18:45)
- Red Bull Salisburgo – Inter (mercoledì 8 novembre, ore 21:00)
- Benfica – Inter (mercoledì 29 novembre, ore 21:00)
- Real Sociedad – Red Bull Salisburgo (mercoledì 29 novembre, ore 21:00)
- Red Bull Salisburgo – Benfica (martedì 12 dicembre, ore 21:00)
- Inter – Real Sociedad (martedì 12 dicembre, ore 21:00)
Real Sociedad
Sotto la gestione di Imanol Alguacil la Real Sociedad si è installata in maniera permanente nelle zone alte della classifica spagnola: per trovare in baschi per 5 stagioni consecutive sopra la 10ª posizione dobbiamo tornare agli anni ‘80, ai tempi di Alberto Ormaetxea (allenatore del primo, incredibile titolo vinto dai baschi) e John Toshack. La crescita costante degli ultimi anni è culminata nella qualificazione alla Champions League grazie al 4° posto della scorsa stagione, spesso sfuggito per pochissimo negli anni precedenti.
Che squadra è la Real Sociedad
Forte di un settore giovanile che ha prodotto e continua a produrre una serie di giocatori di ottimo livello, la squadra di San Sebastian è un collaudato mix di giocatori di esperienza e di giovani talenti, che propone un calcio improntato al possesso palla e alla costruzione della manovra a partire dalla difesa, come da tradizione spagnola, ma con una certa solidità e aggressività nel reparto arretrato.
Tanti giocatori provenienti dal settore giovanile ma anche tanti innesti di qualità: attenzione al giapponese Takefusa Kubo, con un passato tra Barcellona e Real Madrid, e al regista Mikel Merino, cervello della squadra.
In difesa spicca il centrale Robin Le Normand e sulle fasce sono arrivati rinforzi di livello come Kieran Tierney dall’Arsenal, Hamari Traoré dal Rennes e Alvaro Odriozola, ex Fiorentina, dal Real Madrid. In attacco troviamo anche altre due vecchie conoscenze del calcio italiano: Umar Sadiq, ex Roma, Bologna e Torino, e André Silva, attaccante portoghese passato anche per il Milan.
L’allenatore: Imanol Alguacil
Imanol Alguacil Barrenetxea rappresenta alla perfezione tutto l’ambiente della Real Sociedad: nato nel 1971 a Orio, circa 20 chilometri fuori da San Sebastian, è cresciuto come calciatore nella Real Sociedad fino ai 27 anni, per poi proseguire la carriera nel Villareal e in altre squadre. Appesi gli scarpini al chiodo nel 2011, ha iniziato ad allenare le giovanili della Real Sociedad arrivando fino alla squadra B. Nel 2018 per la prima volta siede sulla panchina della prima squadra tra marzo e giugno, in seguito all’esonero di Eusebio Sacristan. Nel dicembre 2019, dopo il licenziamento di Asier Garritano, viene promosso in pianta stabile alla prima squadra e arriva a vincere la Coppa del Re in tesissimo derby basco in finale contro l’Athletic Bilbao.
Forte della sua conoscenza dell’ambiente e delle giovanili del club, Alguacil ha fatto crescere notevolmente i vari giocatori che si sono affacciati alla prima squadra dalle giovanili, riuscendo ad innestare i vari acquisti dall’esterno in un sistema di gioco super-collaudato.
La stella della squadra: Miker Oyarzabal
Un po’ il simbolo della crescita della Real Sociedad sotto la guida di Alguacil, Mikel Oyarzabal Ugarte è un giocatore offensivo in grado di svariare lungo tutto il fronte d’attacco, occupando indifferentemente i ruoli di ala destra o sinistra così come quello di attaccante centrale, dotato di grandissima tecnica individuale e un’enorme capacità di lettura delle situazioni offensive.
Classe 1997, ha iniziato a giocare nella sua città natale, Eibar, per poi passare alla Real Sociedad a 14 anni, scalando tutte le squadre giovanili fino ad arrivare in prima squadra nel 2016, a 19 anni.
A 26 anni ha già collezionato 304 presenze con la maglia della prima squadra, mettendo a segno 83 gol e fornendo 51 assist, nonostante un infortunio al crociato che gli ha fatto saltare la maggior parte del 2022.
La formazione tipo
4-2-3-1: Remiro; Odriozola, Zubeldia, Le Normand, Tierney; Zubimendi, Merino; Kubo, Mendez, Oyarzabal; André Silva
I precedenti contro le italiane
In tempi recenti la Real Sociedad ha affrontato Napoli (2020) e Roma (2023) in Europa League, mentre in passato (2003) ha incrociato la Juventus in Champions League: in tutte queste occasioni, un pareggio e una sconfitta contro le italiane, mentre tornando al 1979 troviamo un precedente contro l’Inter in Coppa UEFA: sconfitta per 3-0 a San Siro e vittoria (inutile) per 2-0 all’Atotxa.
Benfica
Dopo l’elettrizzante sfida ai quarti di finale della scorsa Champions League, l’Inter trova nuovamente il Benfica, questa volta nella fase a gironi. Le Aquile di Lisbona hanno vinto il loro 38° titolo nazionale nonostante la rimonta del Porto nel finale della scorsa stagione, che ha cercato di approfittare del calo in campionato della squadra di Roger Schmidt avvenuto proprio in concomitanza con il doppio confronto con l’Inter.
Nonostante qualche importante cambiamento nella formazione titolare, la squadra ha ricominciato con le stesse ambizioni dell’anno scorso, certificate dalla vittoria sul Porto nella Supercoppa di Portogallo, e sicuramente anche con voglia di rivalsa sui nerazzurri.
Che squadra è il Benfica
Gioco corale, recupero palla aggressivo e inserimenti dei centrocampisti: questa era la ricetta del successo del Benfica nella scorsa stagione e il copione non sembra essere cambiato molto.
Rispetto alla scorsa stagione è tornato a Lisbona un grande campione come Angel Di Maria e sono arrivati il giovane portiere ucraino Anatoliy Trubin (a lungo seguito anche dall’Inter) al posto del greco Vlachodimos e il centravanti brasiliano Arthur Cabral dalla Fiorentina a prendere il posto di Gonçalo Ramos: se la prima sostituzione non dovrebbe avere un grande impatto, la seconda toglie un grande riferimento offensivo alla squadra.
Grandi cambiamenti anche sui terzini, con Juan Bernat e David Jurasek al posto di Grimaldo e Gilberto, e a centrocampo, dove il turco Orkun Kokcu sostituisce Julian Weigl.
L’allenatore: Roger Schmidt
Uno dei “profeti” del gegenpressing a metà degli anni 2010, la stella di Roger Schmidt pareva essere calata dopo i successi tra Paderborn, Red Bull Salisburgo e Leverkusen quando, dopo le ultime delusioni in Germania, era passato ad allenare il Beijing Guoan in Cina nel 2017.
Rientrato in Europa nel 2020, alla guida del PSV Eindhoven vince Coppa e Supercoppa d’Olanda, passando al Benfica nell’estate 2022 e centrando il titolo nazionale alla prima stagione, dominando il campionato e ben figurando anche in Champions League.
La stella della squadra: Angel Di Maria
Lo si è visto anche nell’annata passata alla Juventus: la forma fisica è quella che è, ma quando è in giornata Angel Di Maria è ancora un vero e proprio poeta con la palla tra i piedi.
Campione del Mondo con l’Argentina nel 2023, Campione d’Europa con il Real Madrid nel 2014, Medaglia d’Oro alle Olimpiadi nel 2009, Campione del Mondo Under 20 nel 2007…
La carriera di Angel Di Maria è costellata di vittorie e di trofei, e oggi è tornato dove ha ottenuto i sui primi allori tra i professionisti: il titolo di Campione di Portogallo e due Coppe nazionali tra il 2008 e il 2010 con la maglia del Benfica, prima di spiccare il volo verso Real Madrid, Manchester United, Paris Saint-Germain e Juventus.
A 35 anni non è in grado di assicurare un grande numero di partite all’anno, ma i big match di Champions League contro una squadra come l’Inter non vorrà sicuramente perderseli.
La formazione tipo
4-2-3-1: Trubin; Bah, Antonio Silva, Otamendi, Bernat; Kucku, Neves; Di Maria, João Mário, Aursnes; Cabral
I precedenti contro le italiane
Innumerevoli precedenti del Benfica contro le squadre italiane nella sua gloriosa storia: 8 con la Juventus, 6 con il Milan, 5 con l’Inter (tra cui la storica finale di Coppa Campioni persa nel 1965 tra le “luci a San Siro”), 4 con Napoli e Roma e 2 con Parma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio.
L’unica tradizione positiva è con la Juve, grazie anche ai 2 successi nella scorsa stagione che hanno portato la percentuale di vittorie al 75%, mentre con l’Inter non ha mai centrato la vittoria (3 sconfitte e 2 pareggi).
Red Bull Salisburgo
Probabilmente il più riuscito esempio di applicazione del modello Red Bull al mondo dello sport dopo la Formula 1, il Salisburgo è diventato negli ultimi 18 anni la potenza indiscussa del campionato austriaco: dal cambio di proprietà e denominazione avvenuto nel 2005 la squadra ha conquistato 14 titoli di Campione d’Austria (di cui gli ultimi 10 consecutivi) oltre a 9 coppe nazionali.
Il tutto grazie ad un modello di scouting e crescita di giovani talenti scovati in tutto il mondo che ha fatto scuola e ha rivoluzionato il panorama calcistico mondiale, con l’acquisizione di tante altre squadre in giro nei quattro continenti, tra cui anche la tedesca Lipsia verso cui transitano regolarmente alcuni dei maggiori talenti che sbocciano a Salisburgo (gli ultimi in ordine di tempo, quest’estate, Benjamin Sesko e Nicolas Seiwald).
Che squadra è il Red Bull Salisburgo
Tanta corsa, tanto entusiasmo ma anche tanta discontinuità: puntare sui giovani ha i suoi pro e i suoi contro, in particolare in ambito europeo dove tante volte l’esperienza è un fattore fondamentale. Lo si è visto anche nell’amichevole estiva giocata proprio contro l’Inter, persa per 4-3 al 90°.
Il campionato austriaco è l’ambiente ideale per permettere a tanti giovani talenti di crescere e prendere fiducia nelle proprie capacità, e per questo il Salisburgo appare spesso come squadra arrembante e spregiudicata in ambito europeo, una specie di orda di ventenni vogliosi di lasciare il segno in Champions.
Unico giocatore sopra i 30 anni l’esperto capitano Andreas Ulmer, terzino sinistro trentasettenne alla sua ultima stagione sul campo, che però lascia sempre più spesso il posto al ventiquattrenne serbo Aleksa Terzic, acquistato dalla Fiorentina.
Centrocampo con due gioielli di 20 anni seguiti da mezza europa come il danese Maurits Kjaergaard e il francese Lucas Gourna-Douath, in attacco si segnala il croato Roko Simic, figlio del difensore ex Inter e Milan Dario, nato proprio a Milano 19 anni fa.
Con giocatori di 15 nazionalità differenti in prima squadra (a cui si aggiungono tanti talenti dirottati alla squadra B del Liefering, con il giovane italiano Nicolò Turco prelevato dalla Juventus) è una squadra camaleontica e in grado di mutare faccia facilmente, ma ha comunque una solida organizzazione a centrocampo e una difesa aggressiva.
L’impressionante superiorità che ha nel campionato austriaco può portare però ad un eccesso di confidenza, vista la scarsa abitudine ad affrontare avversari di livello pari o superiore.
L’allenatore: Gerhard Struber
Cresciuto come calciatore a Salisburgo, vivendo i cambi di denominazione da Austria a Casinò fino a Red Bull, Gerhard Struber ha iniziato ad allenare dapprima come vice della prima squadra, quindi nelle squadre giovanili e in quella “satellite” del Liefering.
Dopo un paio di esperienze al Wolfsberger e al Barnsley, è rientrato nella famiglia Red Bull nel 2020, andando ad allenare la squadra di New York. Dopo tre anni negli Stati Uniti, è stato promosso quest’estate alla guida della squadra dove era cresciuto.
La stella della squadra: Maurits Kjaergaard
Difficile trovare a inizio stagione una stella in una squadra che è una sorta di trampolino di lancio verso i maggiori palcoscenici europei: ci sono tantissimi giocatori di cui si parla benissimo e che interessano le grandi d’Europa, ma non appena diventano effettivamente delle stelle vengono ceduti a peso d’oro alle grandi d’Europa oppure “promossi” al Lipsia.
Quest’anno però dovrebbe essere quello della consacrazione della mezzala danese Maurits Kjaergaard, classe 2003 che già l’anno scorso si è messo in luce grazie al suo gioco essenziale, poco appariscente ma tremendamente efficace. A soli 20 anni dimostra una capacità di lettura dell’azione invidiabile, che gli permette di essere efficace non solo in fase di copertura ma soprattutto negli inserimenti offensivi, riuscendo spessissimo a trovare spazi dove ricevere e smistare il pallone. Buona parte della manovra offensiva del Salisburgo passa dai suoi piedi.
La formazione tipo:
4-3-1-2: Schlager; Dedic, Baidoo, Pavlovic, Terzic; Bidstrup, Gourna-Douath, Kjaergaard; Forson; Konaté, Simic
I precedenti contro le italiane
Tanti precedenti nella storia della squadra austriaca contro le italiane, tra cui, quando si chiamava Casinò Salisburgo, la doppia finale di Coppa UEFA persa proprio contro l’Inter nel 1994, con sconfitte sia in casa che a San Siro.
Oltre a quello che finora è stato il miglior risultato europeo del Salisburgo, 4 incontri con Lazio (unica italiana con cui ha un bilancio positivo, 3 vittorie e 1 sconfitta), Napoli e Milan (tra cui il doppio confronto di Champions l’anno scorso che ha suggerito ai rossoneri di acquistare Noah Okafor, autore dell’unico gol che è valso un pareggio) e 2 con Roma, Udinese, Vicenza, Parma e Juventus.
Cosa aspettarsi dall’Inter nel girone D di Champions League?
Inutile nascondersi: l’Inter deve puntare a vincere questo girone. I nerazzurri sono vicecampioni d’Europa e soprattutto hanno iniziato la stagione dimostrando grinta, aggressività e compattezza. 8 gol segnati e 0 subiti nelle prime tre giornate di campionato sono una dimostrazione di forza e una dichiarazione d’intenti: l’Inter vuole vincere, sempre e contro chiunque.
Le avversarie non sono di primissimo livello ma non sono nemmeno squadre sconosciute che si corre il rischio di sottovalutare. Tutte e tre hanno giocato in tempi recenti contro squadre italiane e sono frequentatrici abituali delle fasi avanzate delle coppe europee.
Squadre che abbinano bene fisico e tecnica, ma che appaiono inferiori in ogni reparto alla squadra nerazzurra, chi più e chi meno.
Il test più probante è sicuramente quello contro il Benfica, anche se nella scorsa stagione l’Inter ha avuto gioco facile dei portoghesi, riuscendo a soffocare il loro gioco e concedendogli qualcosa solo a qualificazione già messa al sicuro. Il calendario aiuta poi i nerazzurri piazzando la sfida di Lisbona alla penultima giornata: potrebbe essere già la partita chiave per la qualificazione, ma la squadra di Inzaghi avrebbe poi un eventuale salvagente nell’ultimo match casalingo contro la Real Sociedad.