E’ stato un sabato speciale e non solo perché, dopo quattro anni, è arrivato il giorno 29 del mese di febbraio. Più che un anno bisestile, il 2020 sembra poter diventare l’anno dei fratelli Inzaghi. In realtà in parte già lo è, perché le squadre allenate da Simone e Filippo stanno confezionando record che resteranno ben incisi nel “film” di questa stagione. Nello sport, però, non conta essere bravi a poco più di metà anno. Bisogna esserlo quando arriva il momento di passare per primo sotto lo striscione del traguardo. Ecco perché, oggi come oggi, è giusto sottolineare i meriti ma è prematuro dar eccessivo fiato alle trombe.
Il primo a poter togliere le bottiglie di spumante dal freezer potrebbe essere Filippo Inzaghi (nato a Piacenza il 9 agosto 1973), uno dei più forti attaccanti della storia del calcio italiano (291 gol in carriera con Parma, Atalanta, Juve e Milan). Al timone del Benevento, “SuperPippo” non conosce l’onta della sconfitta dal 26 ottobre (pesantissimo il 4-0 subito a Pescara) ed ha portato la squadra campana ad un passo dal ritorno nella massima serie (dove approdò alla fine della stagione 2016-2017 salvo poi essere retrocessa nel campionato successivo). I numeri dicono che Filippo Inzaghi è molto vicino alla meta: dopo 26 giornate il suo Benevento ha già messo nel carniere 63 punti frutto di 19 vittorie, 6 pareggi e dell’unica già citata sconfitta. Il numero più eclatante è però 17, ovvero i punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Solo un cataclisma può impedire ai giallo rossi, peraltro in striscia positiva da 17 giornate (14 vittorie e tre pareggi) di conquistare un posto nel campionato più bello del mondo. Nello specifico, per Filippo Inzaghi sarebbe una “prima volta”, perché nel suo palmarès oltre al 10° posto ottenuto alla guida del Milan, c’è la vittoria del campionato di Lega Pro e la conseguente promozione in Serie B avvenuta nel 2017 alla guida del Venezia che ha poi portato ai play off per la promozione in A.
Più complessa, ma decisamente più esaltante, l’impresa che sta cercando di compiere Simone Inzaghi, (Piacenza, 5 aprile 1976 come luogo e data di nascita), un passato da giocatore non squillante come quello del fratello ma di sicuro assolutamente dignitoso. Inzaghi è l’allenatore della squadra che sta esaltando, da assoluta protagonista, nell’attuale campionato di Serie A: la Lazio. A dire il vero, approfittando anche di rinvii e spostamenti, aver battuto ieri, 29 febbraio, il Bologna per 2-0, ha regalato il primato solitario alla squadra dell’Aquila. Il duello a distanza con Juventus e Inter non sarà rebus di facile risoluzione, ma la Lazio di Simone Inzaghi sta viaggiando a ritmi incredibili. Era il 25 settembre del 2019 quando uscì a mani vuote dallo stadio “Meazza” di Milano, battuta 1-0 dall’Inter di Antonio Conte. Da quel giorno, i bianco celesti hanno innestato il turbo: ventuno partite senza più sconfitte, “striscia” attualmente aperta grazie alla quale la Lazio ha incamerato 17 vittorie e 4 pareggi salendo così a quota 62 in classifica. Una squadra che gioca a memoria, che unisce prestazioni e risultati ai massimi livelli, che ha già segnato 60 gol e che, oltretutto, ha trovato anche modo di mettere in bacheca la Supercoppa Italiana, rifilando un perentorio 3-1 alla Juventus,. risultato poi bissato anche in campionato. Gli unici passaggi a vuoto di questo esaltante periodo sono legati alla partecipazione laziale alla Europa League, partecipazione giunta al capolinea dopo i kappao rimediati con Celtic prima e Rennes poi.
Comunque vada a finire, quella in corso sta diventando la stagione dei record per Simone Inzaghi che siede sulla panchina della Lazio ininterrottamente dall’aprile del 2016 dopo che aveva “regalato” a patron Lotito due vittorie in Coppa Italia ed una in SuperCoppa alla guida della squadra Primavera. Con la prima squadra ha ottenuto 70 punti in 38 giornate nel campionato 2016-2017, 72 punti in 38 giornate l’anno successivo, prima di scendere ai 59 in 38 giornate l’anno scorso. Quest’anno i punti sono 60, ma le giornate giocate solo 26.