Santiago Castro è uno dei giocatori che hanno impressionato maggiormente all’inizio della stagione calcistica 2024/2025, tanto che l’ex Velez ha attirato la curiosità degli appassionati di calcio a suon di reti e di prestazioni convincenti, in un ambiente nel quale i paragoni con la strepitosa stagione del Bologna targato Thiago Motta, potrebbero logorare corpo e mente dei giocatori di Vincenzo Italiano.
Dopo la convincente prestazione di Monza di metà settembre, dove il Bologna ha colto la sua prima vittoria in campionato, la prova del nove è giunta puntuale nel weekend appena trascorso, per un banco di prova durissimo rappresentato dall’Atalanta di Gasperini.
L’approdo di Castro a Bologna
E’ a Giovanni Sartori, ormai da un paio d’anni il responsabile dell’area tecnica della squadra rossoblù, che si deve l’approdo di Santi Castro al Bologna, una mente illuminata del calcio moderno e, soprattutto, uno degli artefici principali del miracolo felsineo della scorsa stagione e della partecipazione alla Champions League di quest’anno.
Il nome della punta argentina è saltato fuori verso la fine dell’anno scorso, quando si era capito che il Bologna avrebbe potuto aspirare a qualcosa di più del solito campionato oltremodo tranquillo, in quella fascia occupata dalle squadre di medesimo rango.
L’esigenza fu messa sul tappeto da Thiago Motta, alla ricerca di un centravanti con caratteristiche diverse da quelle della punta titolare Zirkzee e, soprattutto, da quelle di Sydney van Hooijdonk, una sorta di intricato rebus, che dopo una girandola di prestiti, è finito al Cesena a titolo definitivo, dopo la pressoché fallimentare esperienza in prestito al Norwich.
Il fine dell’ex allenatore del Bologna era non solo quello di utilizzare un’altra punta dalle caratteristiche diverse da quella titolare, per far rifiatare Zirkzee, ma anche e soprattutto quella di avere nel proprio arsenale un prospetto che potesse garantire soluzioni altre, in situazioni particolari.
Rivoluzione offensiva
Il duo Sartori/Di Vaio si mise così al lavoro e, anche se Santi Castro fece la sua comparsa a Bologna alla fine della finestra invernale di mercato di fine gennaio, si scoprì poi che l’ex Velez era sul taccuino della dirigenza bolognese già da tempo.
Coniugando l’esigenza di acquisire un giocatore di questo tipo, con le capacità manageriali degli uomini del Presidente Saputo, l’affare Castro si chiude il 30 gennaio di quest’anno, quando Castro passa al Bologna a titolo definitivo per 15 milioni di Euro.
Durante la prima stagione in maglia rossoblù, Santi colleziona un totale di 8 partite in Serie A, tutti spezzoni di partita, la maggior parte dei quali da sostituto della punta titolare oggi in forza al Manchester United.
Nello scorcio iniziale della stagione attuale, Castro comincia in maniera diametralmente opposta rispetto a come aveva finito quella precedente, partendo con i galloni di titolare, nonostante l’arrivo dell’olandese Thijs Dallinga, classe 2000, ex Tolosa, reduce da un paio di stagioni piuttosto positive in Ligue 1.
L’infortunio di Castro
Nel momento in cui le gerarchie sembravano confermare il trend delle prime sei giornate di campionato, Santiago Castro si è fatto male proprio nella partita di sabato 28 settembre contro l’Atalanta, dopo l’ennesima prova da mille e una notte dell’ex Velez.
Nel momento in cui usciamo con questo pezzo, non si conoscono ancora le condizioni della punta argentina, ma, se dopo un primo momento si era pensato a un problema di poco conto dovuto ai crampi, i gesti di stizza all’uscita dal campo e quelle immagini della busta di ghiaccio apposta al polpaccio, non promettono nulla di buono.
La prestazione di Dallinga, subentrato a Castro per giocare l’ultima mezz’ora scarsa di partita, ha coinciso, purtroppo per lui, con il momento di maggiore spinta da parte dell’Atalanta per recuperare lo svantaggio e, per questo motivo, i compiti richiesti hanno fatto capo ad una prestazione di sostanza, più che di qualità.
Dallinga-Castro: sarà dualismo?
Italiano, per via della prematura espulsione di Lucumì, ha dovuto mettere mano allo schieramento della sua squadra, rinunciando ad Orsolini, uscito al 51° per fare posto a Casale e riequilibrare il pacchetto difensivo, ma senza rinunciare alla punta centrale, nemmeno quando Castro si è dovuto arrendere.
Dallinga si è sacrificato alla grande, tenendo palla in più di un’occasione, tamponando un buon numero di azioni dell’Atalanta e causando l’ammonizione di Ederson.
In quest’ottica il pareggio di Samardzic va preso esattamente per quello che è: una perla magistrale di un giocatore di un’Atalanta in quel momento con l’uomo in più e poco si può imputare a Dallinga, così come agli altri elementi del Bologna che hanno comunque disputato una partita sontuosa.
Partendo dal presupposto che ogni allenatore di Serie A, o comunque di categorie di massimo livello, sogna di avere problemi di abbondanza ( laddove abbondanza, in questo caso, va letta come una maglia da conquistare per due giocatori ), quello tra Dallinga e Castro potrebbe diventare un sano dualismo in un campionato che da qui alla prossima primavera vedrà più e più volte variare il proprio trend, sia per quanto riguarda la classifica e gli obiettivi, sia per ciò che succede all’interno di ogni rosa.