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Bisognerebbe interrogare il diavolo su Borussia Dortmund v Real Madrid. Questa, signori, non è una partita come le altre. Non lo è non in virtù di una retorica che parla e ragiona al passato remoto, ma per tutto ciò che essa, nei corsi e ricorsi storici che la caratterizzano, si porta appresso.

Il teatro dell’eterno ritorno è Wembley (che ospiterà la settima finale di questa competizione), stadio non a caso dalla struttura a cerchi concentrici, un po’ come il tempo degli antichi greci comandati dalla tyche: ciclico e sempre uguale a se stesso. Come vedremo più avanti, infatti, non solo i precedenti tra queste due squadre (numerosissimi), ma ancor prima l’intreccio di destini che alcuni suoi protagonisti – di oggi, come di ieri – significano, ci porta a leggere questa finale di Champions League già sotto la luce dell’Epos.

Parliamo della 69esima edizione della vecchia Coppa dei Campioni, la 32esima da quando è stata ribattezzata UEFA Champions League. Il Borussia Dortmund ha conquistato il suo posto in finale con una vittoria bella e prestigiosa contro il favorito Paris Saint-Germain. Ai quarti, i tedeschi avevano già superato il grande ostacolo dell’Atletico Madrid. Il Real Madrid, dal canto suo, dopo aver eliminato il City ha poi eluso il ritorno di un’altra tedesca di eccezione come il Bayern Monaco.

Prima di analizzare nel dettaglio precedenti e possibili temi tecnico-tattici dell’incontro, diamo un’occhiata alle due formazioni.

Le scelte di Terzic e Ancelotti

Terzic disegnerà il suo Borussia Dortmund con un 4-2-3-1 nel quale saranno Hummels e Schlotterbeck a comporre la coppia centrale di difesa. Emre Can e Sabitzer agiranno in mediana, mentre in attacco sarà Fullkrug a posizionarsi nel ruolo di unica punta.

Consueto 4-3-1-2 per Carlo Ancelotti che, nella partita più importante della stagione, si affiderà a Courtois tra i pali – il grande ritorno, a proposito di tempo ciclico. Camavinga garantirà quantità in una mediana completata da Valverde e Kroos, mentre in attacco Bellingham agirà a supporto di Rodrygo e Vinicius.

BORUSSIA DORTMUND (4-2-3-1): Kobel; Ryerson, Hummels, Schlotterbeck, Maatsen; Sabitzer, Emre Can; Adeyemi, Brandt, Sancho; Fullkrug. All. Terzic.

REAL MADRID (4-3-1-2): Courtois; Carvajal, Rudiger, Nacho, Mendy; Valverde, Camavinga, Kroos; Bellingham; Rodrygo, Vinicius. All. Ancelotti.

Molti precedenti, tantissime emozioni

Non si contano sulle dita di due mani i precedenti tra queste due squadre, la cui storia si è spesso incrociata in questa magica competizione.

Il Borussia Dortmund ha raggiunto due finali di Champions League oltre questa dell’edizione 2023-24. La prima, nel 1997, rappresenta senza dubbio il momento più glorioso nella storia del club tedesco. A Monaco, il Dortmund sconfisse la Juventus per 3-1 grazie a una doppietta di Karl-Heinz Riedle e a un incredibile pallonetto di Lars Ricken appena entrato in campo.

Quest’unico titolo fa da contraltare all’altra, dolorosissima, finale di Champions contro il Bayern Monaco, undici anni fa. In quella partita c’erano ancora Lewandowski e Gotze. In quella splendida squadra allenata da Jurgen Klopp – e capace di strappare il titolo di Campione di Germania proprio ai bavaresi – c’era pure Marco Reus, che lascerà il Dortmund dopo la finale del 1° giugno prossimo contro il Real Madrid, dopo anni di onorato servizio alla corona giallonera. Nonostante un rigore trasformato da İlkay Gündoğan che pareggiò il gol iniziale di Mario Mandžukić, il Bayern vinse grazie a un gol di Arjen Robben nei minuti finali.

Il Real Madrid, dal canto suo, vanta una storia ineguagliabile in Champions League. Con 14 titoli in 17 finali, il club spagnolo è la squadra in assoluto di maggior successo nella competizione. Le prime cinque vittorie consecutive dal 1956 al 1960 stabilirono un dominio che continua a essere tutt’oggi leggenda e insieme religione. Suo sacerdote d’elezione è senza dubbio Carlo Ancelotti, unico tecnico nella storia a vincere quattro Champions League – due col Milan e due col Real.

Le due squadre si sono affrontate ben 14 volte nella loro storia, in fasi diverse della Champions League, dai gironi alle eliminazioni dirette, ma mai in finale. Il Real Madrid ha vinto sei volte, il Dortmund tre: cinque i pareggi complessivi. Ma non si tratta solo del numero di partite disputate, quanto dello spettacolo che le due hanno regalato agli spettatori esterni. La media dei gol segnati a partita è di 3.07 tra Dortmund e Real, e le ultime quattro gare hanno registrato 17 reti (almeno 4 a partita). È vero, si tratterà di una finale e quindi lo spettacolo potrebbe essere attenuato, ma rimane il dato di fondo: se rispetteranno la loro storia, Dortmund e Real regaleranno spettacolo.

Reus contro Kroos, Bellingham contro Sancho

Sono molti i temi diretti e indiretti di questa sfida, ma noi vorremmo concentrarci su due duelli – sarà in fondo una partita di duelli. Parliamo di quello tutto tedesco tra Reus e Kroos, da un lato; dall’altro, tra due inglesi come Bellingham e Sancho.

Reus, come detto, chiuderà la sua carriera al Dortmund al termine di questa partita, dopo 12 anni e 428 presenze in prima squadra. Terzic, che oltre ad esserne l’allenatore ne è tifoso, lo ha definito “una leggenda vivente”. Con 170 gol e 131 assist, Reus ha impresso in effetti il proprio nome nella storia del club e del calcio di ogni tempo: gli manca questa Coppa che il Bayern gli sollevò in faccia undici anni fa.

Nei bavaresi, prima di approdare al Real, giocava pure Toni Kroos. Curiosamente anche il neo capitano della Germania lascerà la propria squadra a fine anno, e il calcio in generale dopo Euro 2024. Con 150 partite in Champions (sic!) Kroos è diventato solo il settimo giocatore a raggiungere questa quota nella competizione. Ha dichiarato che la sua ambizione è «sempre stata quella di finire la carriera al massimo livello prestazionale». Di un altro livello Toni, in campo da geometra e fuori da fine intellettuale – spesso controcorrente.

L’altro duello è tra Jude Bellingham e Jadon Sancho. È dai loro piedi, e dalle loro giocate fulminee, che potrebbe decidersi la finale. Clausola curiosa a parte – per la quale se Bellingham dovesse vincere la Champions il Dortmund incasserebbe più soldi di quelli che avrebbe vincendo lei stessa la competizione –, il 20enne ex Dortmund ha segnato 24 gol in 132 partite col BVB. In una sola stagione col Real Madrid è a 23 in sole 40 partite. Una crescita, quella di Bellingham, favorita dal suo allenatore Ancelotti, che alla partenza di Benzema ha respirato e intravisto nell’inglese l’arma segreta dell’attacco blanco, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Dall’altra parte ci sarà Jadon Sancho, che a 24 anni è ancora un fiore in fase di maturazione. Allo United ha trovato poco spazio con Ten Haag, fino a chiederne la cessione. Al Dortmund, da dove era partito (dopo aver segnato 50 reti in tre stagioni) direzione Manchester, Sancho si è ritrovato alla grandissima. Dribbling, serietà, sacrificio e quella propensione al rischio proprio di chi al talento aggiunge uno stato di fiducia personale molto alto.

Da una parte e dall’altra, allora, in questi due duelli e in molti altri che non abbiamo menzionato, ci aspetta una finale tutta da vivere. In un teatro che sa come ospitare la Storia, per una competizione che la Storia la scrive ogni anno.