Italia – Belgio è il quarto di finale che infiamma Euro 2020.
Gli azzurri ci arrivano dopo aver sudato le sette camice contro l’Austria. Una passeggiata a detta di molti che stava per trasformarsi in una Caporetto calcistica. Ci ha salvato il VAR. Poi le reti di Chiesa e Pessina hanno trasformato il match di Wembley in un “Piave” con annesso biglietto per i quarti di finale.
Il Belgio aveva davanti a sé un avversario sicuramente più tosto. Il Portogallo campione in carica, steso da un capolavoro di Thorgan Hazard. Ma il CT Martinez deve fare i conti con gli infortuni di De Bruyne e Eden Hazard per i quali l’Europeo sembra chiudersi anzi tempo.
Due tegole non da poco, soprattutto quella del giocatore del Mancester City uscito ad inizio ripresa e che ha segnato in maniera netta il gioco belga nel secondo tempo. Al netto delle possibili assenze però, il Belgio resta uno squadrone che davvero può ambire a tutto. Servirà un’Italia migliore di quella vista contro l’Austria per neutralizzare i “Diavoli Rossi”.
Vediamo pregi e difetti della truppa belga mostrati a Siviglia contro il Portogallo. Una squadra che ora più che mai si aggrappa a Lukaku sulla strada che conduce alle semifinali. Venerdì a Monaco di Baviera ci sarà il verdetto del campo.
Belgio, double face
Il Belgio era indicato da molti come la seconda favorita per la vittoria del campionato europeo, dopo la Francia e gli uomini di Martinez lo stanno confermando. Ma da qui alla finale i pericoli sono molti e soprattutto gli imprevisti sono dietro l’angolo, come ha dimostrato il match con l Portogallo.
Se da una parte, battere i campioni uscenti è sinonimo di grande forza, dall’altra gli infortuni di De Bruyne ed Eden Harzard complicano i piani. Non solo, ma l’infortunio patito dal giocatore del Manchester City ci ha fatto capire che il Belgio dipende molto dalle invenzioni di Kevin De Bruyne.
Nel primo tempo abbiamo visto una squadra quadrata, capace di difendere bene e alta, con un centrocampo molto aggressivo e De Bruyne a fare la differenza nel gioco belga. Dalla destra del tridente, il pupillo di Guardiola si accentra con grande facilità: apre il varco destro agli inserimenti di Meunier, mette in crisi le marcature delle difese avversarie e giunto ai 20 metri ha sempre una soluzione valida. Premiare i movimenti di Lakuku e dei due Hazard sul binario sinistro, innescare il suo guardia spalle Meunier, oppure provare la giocata personale. Dribbling e tiro non mancano certo nel suo repertorio.
La caviglia lo ha abbandonato ad inizio ripresa e De Bruyne conferma di essere in un momento maledetto: prima l’infortunio in finale di Champions League che è costato caro anche al City, poi questa ricaduta. E la sua uscita di scena ha creato non pochi problemi ai compagni di squadra che hanno perso un riferimento importante in campo. L’uomo che può fare la differenza.
Così abbiamo assistito ad un Belgio dai due volti: bello e gagliardo nella prima frazione, pauroso e senza la sua guida nella ripresa. Dopo l’uscita di Kevin De Bruyne il centrocampo è rinculato paurosamente di almeno 20 metri, la difesa ha iniziato a soffrire la pressione portoghese e il gioco scintillante ha lasciato spazio alle ripartenze di Lukaku poco supportato dalla truppa. Nel secondo tempo il Portogallo avrebbe meritato quanto meno il pareggio, ma prima Courtois e poi il palo hanno negato l’1-1 ai lusitani.
Questa seconda frazione suona come un campanello di allarme nella testa del CT Martinez. Squadra troppo dipendente dal suo uomo migliore? Esiste un piano B che non sia solo esclusivamente un gioco fatto di lanci verso Lukaku? È stato solo un “crollo” emotivo, oppure anche tatticamente bisogna ridisegnare un nuovo modulo per sopperire alle assenze in vista dell’Italia? Nella ripresa più meriti del Portogallo, o maggiori demeriti della sua squadra? Domande che devono trovare risposte.
Lukaku decisivo, ma anche prevedibile
Romelu Lukaku lo conosciamo tutti. Da quando è approdato in Italia, l’attaccante del’Inter è rinato. La sua forza fisica, il suo strapotere atletico e la sua velocità nonostante una mole immensa lo hanno catapultato tra i migliori del nostro campionato. Senza di lui l’Inter non sarebbe tornata sul tetto d’Italia.
E anche in Nazionale la storia non cambia molto. Cambia sicuramente l’assetto tattico della squadra e il tipo di gioco, ma il risultato è sempre lo stesso, specie nelle difficoltà: palla al gigante buono e qualcosa succede. Se ha campo davanti a se diventa devastante, se gioca spalle alla porta può far male con sponde e spizzate aeree. Eppure alla lunga rischia di essere prevedibile.
Nel secondo tempo contro il Portogallo, Lukaku è stato chiamato ad una gara di grande sacrificio. Spesso da solo a combattere contro la difesa lusitana e contro dei mastini. L’abbassamento del baricentro belga però, ha condizionato anche il gioco dell’attaccante dell’Inter. Se nella prima frazione stazionava costantemente dentro l’area lusitana, nella ripresa è stato costretto a sua volta a partire dalla propria metà campo.
Sponde e contropiedi solo contro tutti, con la fatica che minuto dopo minuto concedeva meno lucidità e scatto al centravanti belga. Dunque decisivo nel gioco della sua squadra, ma senza i rifornimenti di De Bruyne e Hazard rischia di rimanere ingabbiato nelle difese avversarie, per poi peccare di lucidità sotto porta.
In questo senso per l’Italia sarebbe utile il recupero di Giorgio Chiellini, l’unico che fisicamente può reggere lo scontro con l’ariete belga. Nel caso in cui Mancini possa rischiarlo, una marcatura ad uomo sarebbe l’ideale, soprattutto nel gioco aereo.
Difesa fisica, ma assai lenta
Il Belgio è una squadra che non perde da 5 anni in casa. Appena tre sconfitte complessive dal 2016 ad oggi, a dimostrazione che la forza di questa truppa nasce dai suoi tre centrali difensivi. Alderweireld, Vermaelen e Vertonghen sono la muraglia che molti allenatori sognano: fisici, ottimi nel gioco aereo, dotati di una buona tecnica e intelligenti tatticamente. Eppure hanno anche dei difetti che possono essere il vero nervo scoperto del Belgio.
Contro il Portogallo la difesa ha giganteggiato nel primo tempo, mentre nella ripresa ha patito e non poco. La mediana abbassata ha portato i lusitani a creare maggiore pressione alla difesa, con Joao Felix assoluta spina nel fianco. Nonostante il gioco fisico in cui hanno tenuto botta, il trio sopracitato ha sofferto non poco la velocità del palleggio avversario e soprattutto il gioco palla a terra.
A dimostrazione che rischiano di essere molto macchinosi nel breve e si concedono qualche lusso di troppo nell’impostazione, fidandosi dei propri mezzi tecnici. In questo senso gli azzurri dovranno essere bravi nel’evitare lanci lunghi, affidandosi a fraseggi, triangolazioni e verticalizzare il più possibile, considerando l’abitudine a difendere alti dei rivali. Una pressione costante come quella del Portogallo, potrebbe dare i suoi frutti.
Chi al posto degli assenti?
Il CT Martinez è conscio che sarà dura recuperare sia De Bruyne e sia Eden Hazard in vista del match con l’Italia. Se per il giocatore del City c’è qualche flebile speranza di rimettere in sesto la caviglia, per il “madrileno” Hazard l’Europeo con tutta probabilità è finito qui. Se fosse una semplice contrattura potrebbe rientrare a tempo di record per l’eventuale finale, mentre lo stiramento non lascerebbe scampo ad alcuna soluzione.
Soluzioni che invece deve trovare il CT Martinez per sopperire alle assenze. Mancano di fatto le due “ali” dell’attacco belga, le colonne che sfruttano i varchi creati da Lukaku.
Mertens è la scelta più ovvia a destra, mentre a sinistra sono diverse le opzioni. La prima è quella di inserire nei 4 della mediana Carrasco e alzare l’altro Hazard sulla linea degli attaccanti. La seconda opzione, potrebbe essere quella di lasciare immacolato il centrocampo, con Witsel e Tielemans a dettare i tempi, inserendo uno fra Batshuayi e Benteke.
Ma essendo questi ultimi due, più prime punte che altro, attenzione alla sorpresa Jeremy Doku. Il classe 2002 in forza al Rennes è considerato una sorta di gioiellino in patria. Per il momento ha giocato solo 74 minuti contro la Finlandia a qualificazione acquisita in questo Europeo, ma ha tutte le caratteristiche per ricoprire il ruolo di esterno sinistro nell’attacco belga, lo stesso che detiene con il club francese. Non ha un grandissimo rapporto con il gol, ma sforna assist pesanti con i suoi cross. L’ideale per lanciate a rete Lukaku.