Tra le sfide più interessanti degli ottavi di finale di Euro 2020, spicca senza dubbio Belgio vs Portogallo.
Le due squadre, pur avendo un modulo differente e differenti interpreti, si assomigliano più di quanto sembri ad un primo – rapido – sguardo. Per storia e tradizione, comunque, non ci sarebbe partita.
Il Portogallo è campione d’Europa in carica e sta vivendo uno dei momenti più esaltanti della sua storia. Le giovani proposte giocano già nelle eccellenze del calcio internazionale, i vecchi baluardi invece, specie quando indossano il verde e il rosso, ringiovaniscono partita dopo partita.
Il Belgio non ha “vecchi” baluardi, ma ha delle certezze. E quel non manifesto ma palese sentore di essere giunti all’acme di un percorso che, almeno dal 2014, ha sempre dato i belgi tra i favoriti alla vittoria finale. Un mix di talento ed esperienza che poche nazionali possono vantare. Tutto, tra Belgio e Portogallo, si deciderà su un punto essenziale: conta di più il talento o la solidità, l’esperienza?
Il talento del Belgio
Per avere un’idea del Belgio tipo che scenderà in campo contro il Portogallo, bisogna evidentemente dare un’occhiata all’undici che intorno al 70’ Roberto Martinez decideva di ri-modellare per rimontare la Danimarca.
Dopo un primo tempo scialbo dei belgi, pressati a tutto campo dai danesi, forti della bella notizia del compagno Eriksen e di una qualificazione che sembrava passare da quei 90’, con la fortuna di viverli in casa, Martinez ha cambiato un paio di interpreti ribaltando il destino del match. Già questo dato, a nostro avviso, risulta decisivo. In una competizione che arriva al termine di una (e mezza) stagione di fuoco, quasi senza interruzioni, avere a disposizione cinque cambi di qualità costituisce un fattore importantissimo.
Soprattutto se ad entrare è un ragazzo che si chiama Kevin De Bruyne, vero capitano, leader tecnico e trascinatore spirituale di questa squadra. In soli 45’ De Bruyne, che tornava in campo dopo il terribile scontro con Antonio Rudiger in finale di Champions League, è stato due volte decisivo: prima con un dribbling e un assist al bacio per Thorgan Hazard, poi per la rete del definitivo 2-1 al 74’, al termine di una grande azione corale. L’unica, a dire il vero, di quella partita. Perché se il Belgio può contare forse sul miglior portiere del torneo – insieme a Donnarumma – e sul miglior centrocampista del pianeta, ancora fatica ad avere un gioco pienamente riconoscibile.
È una squadra talmente forte nei singoli – e occhio ad Eden Hazard, che sembra pronto per il rush finale – che il gioco se lo crea da sé.
Dietro, senza dubbio, può avere i problemi maggiori. Le statistiche finora danno ragione anche alla fase difensiva dei rossi, ma qualcosa ci dice – leggendo i nomi di Vertonghen, Vermaelen, Denayer – che questo sia davvero il punto debole dell’undici di Martinez.
Davanti, poi, c’è quel Romelu Lukaku che, dopo una stagione da assoluto protagonista in Italia, vuole trascinare anche la sua nazionale. Finora ha segnato tre reti. Come lui Lewandowski, Forsberg, Schick e Wijnaldum. Nessuno, però, è come CR7, che ha staccato tutti a quota 5 gol.
L’esperienza del Portogallo
CR7, appunto, ma non solo. Dopo aver superato Platini come miglior marcatore della storia degli Europei – guarda caso proprio contro la Francia, ironia della sorte –, Ronaldo ha agguantato un altro record: quello dei gol con la maglia della nazionale. Si badi bene, non del Portogallo, ma di tutte le nazionali del mondo. Nessun calciatore ha segnato con la propria nazionale quanto Ronaldo ha fatto col Portogallo. Diciamo meglio, qualcuno c’è: è l’iraniano Ali Daei con 109 reti, come il fuoriclasse portoghese. Qualcosa però ci dice che il record verrà infranto.
Ma il Portogallo non è solo Cristiano Ronaldo.
Lo ha dimostrato non solo l’ultimo europeo, ma le ultime partite. Se a livello realizzativo l’attaccante bianconero non ha eguali né può averne, a livello di proposta di gioco Santos, che conosce ormai i suoi giocatori come le sue tasche – proprio come Martinez nel Belgio –, può contare su una fase difensiva solida e su una fase offensiva letale in qualsiasi momento della partita, soprattutto tramite la ricerca dello spazio sull’esterno. In questo, il Portogallo è l’opposto del Belgio, fragile dietro e in costante ricerca dello spazio verticale.
Non fatevi ingannare dai sei gol presi contro Germania e Francia. La prima è stata la più bella partita degli europei, sfuggevole a qualsiasi logica e con un Robin Gosens versione Ballon d’Or.
La seconda è stata invece una partita più equilibrata. E se l’arbitro non avesse regalato il rigore a Mbappé chissà come sarebbe finita. In ogni caso, se dietro il Portogallo può contare su una coppia difensiva da paura – Pepe / Ruben Diaz – e due esterni di grande qualità – manca anche un certo Cancelo –, Danilo Pereira e all’occorrenza William Carvalho formano una diga difficile da superare (lo sa bene Lloris).
Sugli esterni, Bernardo Silva e Diogo Jota sono sempre pronti a supportare Ronaldo, aiutato da Bruno Fernandes, Renato Sanches, Joao Felix, Rafa Silva e chi più ne ha più ne metta.
Il Portogallo davvero ha una rosa da far paura a chiunque. Ma la sensazione è che CR7 sia ancora l’uomo più pericoloso di tutti. Fermare lui, significa fermare una buona fetta del gioco offensivo portoghese. Aspettiamoci qualcosa da Roberto Martinez.
Che partita aspettarsi?
Difficile dire come finirà.
Sono due squadre fortissime, dopo la Francia quelle con le due rose più complete, senza dubbio.
Molto si deciderà nella sfida tra Lukaku e Ronaldo ma anche, suggestivamente, tra De Bruyne e Bruno Fernandes, in una sorta di derby mancuniano da replicare agli Europei.
Tutto sta, infine, nel capire quali tra i due obiettivi spingerà una delle due squadre a dare il meglio di sé, fino all’ultimo: confermarsi campioni o gridare al mondo, finalmente, di esserlo diventati?