Quando capita che uno dei giocatori più rappresentativi della squadra non realizzi un calcio di rigore, vuoi perché ipnotizzato dal portiere, o perché non centri lo specchio della porta, il bravo redattore di pezzi sportivi si appiglia spesso al pezzo di Francesco de Gregori “La leva calcistica del ’68“, stupenda similitudine con una vita rispetto alla quale tutto si può essere, tranne che arrendevoli e in balia degli eventi.
Ma quando un calciatore, di rigori ne sbaglia due, non ci viene d’aiuto nemmeno la musica d’autore.
Beccalossi, il “Nino” che sbagliò due volte
Il nostro sfortunatissimo “Nino” di cui vogliamo fare menzione in questo articolo e che non è corretto giudicare da questi particolari, è Evaristo Beccalossi, uno dei centrocampisti offensivi più amati dal popolo nerazzurro interista, che sbagliò ben due calci di rigore nella partita di andata dei sedicesimi di Coppa delle Coppe nel calcio che fu all’inizio degli anni ’80.
Classe 1956, bresciano di nascita, Beccalossi brucia le tappe anche per via della sua ostinazione a dare calci al pallone che lo allontanano dagli studi con buona pace di mamma e del timido benestare di papà che lo iscrive alla scuola calcio “Bettinzoli” a 10 anni, una delle più importanti della zona, tanto che Mauro Bicicli lo nota subito e lo porta nel Brescia, dove maturerà piuttosto in fretta, grazie al suo modo di giocare, sempre in funzione della squadra.
A 17 anni esordisce in prima squadra e le compagini più blasonate si accorgono subito del suo passo felpato e del suo moto perpetuo, che gli valgono l’interessamento del Napoli, ma il Brescia chiede troppo e l’affare sfuma.
Galeotto per il passaggio all’Inter è l’esplosione di un altro giocatore del Brescia che nel 1977 passa al biscione, Alessandro “Spillo” Altobelli, visto che tra le altre operazioni di mercato di quella estate, vi è anche l’opzione per il “Becca“, che rimane così orfano del suo partner d’attacco per una sola stagione.
Passa un anno, infatti, e la coppia si ricompone. È un idillio fortunato, visto che i due portano l’Inter allo scudetto nel 1979-80, solo uno dei trionfi di Beccalossi all’Inter.
A te la linea Zuccalà
Dobbiamo tornare indietro di quasi 40 anni per andare a trovare negli archivi della Rai le immagini di una partita “inconsueta“, come Franco Zuccalà la definì durante il suo servizio lanciato da Giampiero Galeazzi.
L’avversario di turno era l’allora abbordabilissimo Slovan Bratislava, militante nell’attuale massimo campionato slovacco, la Fortuna Liga, formatosi nel 1993 dopo la dissoluzione della Cecoslovacchia.
Doveva essere un turno piuttosto agevole per squadra allenata allora da Marchesi, ma un primo tempo di difficile interpretazione, farcito da tutta una serie di errori, originò una plateale contestazione del pubblico di San Siro, che accompagnò l’uscita dei giocatori nerazzurri con sonori fischi e qualche atteggiamento piuttosto polemico, che andò anche al di là dei semplici mugugni.
Al rientro dagli spogliatoi le cose non migliorarono, anzi, pronti via, l’arbitro portoghese Graca Oliva, graziava un atterramento avvenuto nettamente all’interno dell’area di rigore interista, effettuato da Bini nei confronti di un attaccante avversario, punito con un semplice calcio di punizione dal limite.
Due minuti dopo Evaristo Beccalossi scambiava con un compagno sulla sinistra, entrava in area e veniva sgambettato da Hlavaty. Il rigore risultava netto agli occhi di tutti e l’Inter aveva la possibilità di passare in vantaggio quando il cronometro diceva 50 minuti.
Lo stesso centrocampista dell’Inter si presentò sul dischetto, ma il risultato fu la classica mozzarella ciccata dal piattone sinistro di Beccalossi, che terminò larga alla sinistra del portiere Mana.
Non ne bastava uno…
L’Inter prendeva definitivamente le redini della partita in mano e lo Slovan non usciva più dalla propria metà campo. Passarono pochi minuti e questa volta Luhovy causò un nuovo penalty a favore dei nerazzurri, intervenendo in modo scomposto con le mani su un cross del solito Beccalossi, protagonista, come avrete capito, nel bene e nel male.
Il rigore assegnato fu questa volta piuttosto dubbio e, ai giorni nostri, avrebbe causato veementi reazioni da parte della squadra difendente, con tanto di intervento del VAR e polemiche a non finire nel dopo partita.
Sta di fatto che, nonostante qualche momento di indecisione, fu lo stesso Beccalossi a raccontare come in questi casi il rigore venisse affidato a qualche compagno di squadra: non si aspettava pertanto la rinuncia dei suoi compagni più autorevoli, Sabato, Altobelli e Juary su tutti.
Non è mai stato chiaro se per una certa forma di rispetto verso il numero 10, oppure per un mal celato timore che il pubblico si scatenasse per un eventuale secondo errore dal dischetto, resta il fatto che a tirare il secondo rigore nel giro di 10 minuti fu ancora Beccalossi, che anche questa volta scelse la sua destra con maggiore convinzione, ma il portiere avversario Mana fu un gatto e neutralizzò il tiro a mezza altezza del “Becca”, che raccolse il pallone e sparò anche la sua ribattuta sul corpo del portiere che, non pago, fece da schermo anche al terzo e definitivo tentativo, questa volta provato da Altobelli.
Niente da fare.
Da quel momento la partita di Beccalossi divenne un inferno, non tanto per l’atteggiamento del pubblico che provò a rincuorarlo con cori in suo onore, quanto per una prestazione che, dal secondo errore in poi, lo vede sempre meno protagonista delle azioni nerazzurre.
Arrivò la sostituzione a 20 minuti dal termine con Bergamaschi e l’Inter solo allora trovà i due gol, con Sabato e Altobelli che serviranno poi per la qualificazione in casa dello Slovan, trovata seppur al termine di una sconfitta per 2-1.
Le parole di Beccalossi e la rappresentazione teatrale di Paolo Rossi
Racconta lo stesso Beccalossi che quando uscì dal campo, dovette fare tutto il giro per raggiungere gli spogliatoi e non fece caso all’atteggiamento del pubblico, tanto era furioso con se stesso.
Poco prima di entrare in doccia mise KO un paio di porte e di finestre di San Siro, lontano dalle telecamere.
I giorni successivi furono altrettanto cupi per l’allora numero 10 dell’Inter, che passò quel periodo con il timore che si fosse definitivamente interrotto il rapporto coi suoi tifosi che, fino a quel momento, seppur con qualche alto e basso, era sempre stato pieno d’amore.
Ma questo non successe, anzi, il pubblico gli tributò un boato nella partita successiva di campionato giocata a San Siro. Fu lo stesso Beccalossi a dire che da quel momento in poi si sarebbe sentito interista per tutta la vita.
Quell’episodio fu riportato anche in un memorabile sketch che Paolo Rossi, attore comico e cabarettista, dedicò alla vicenda.